tag:blogger.com,1999:blog-79552894440612222272024-03-13T20:07:07.916+01:00STORIA DI ISRAELEroberto84romahttp://www.blogger.com/profile/10491851597014704016noreply@blogger.comBlogger54125tag:blogger.com,1999:blog-7955289444061222227.post-77499459790712532372010-08-31T23:59:00.005+02:002015-03-24T18:41:53.061+01:00Introduzione<div style="text-align: justify;">
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://basch.altervista.org/_altervista_ht/immagini/storiadisraele/Introduzione_D2EF/idf_zahal_negev_brigade_raise_flag_eilat_1949_thumb.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://basch.altervista.org/_altervista_ht/immagini/storiadisraele/Introduzione_D2EF/idf_zahal_negev_brigade_raise_flag_eilat_1949_thumb.jpg" height="320" width="242" /></a></div>
Il conflitto tra israeliani e palestinesi è uno dei più discussi e tormentati argomenti della nostra attualità. Il mondo purtroppo, ancora oggi, è pieno di guerre in corso, alcune delle quali anche molto più sanguinose; eppure la cosiddetta "questione mediorientale" occupa da sempre uno spazio di riguardo in giornali, telegiornali e media in generale. Questo perché, secondo l'opinione di molti, a questo conflitto sono collegate, più o meno direttamente, molte altre questioni nello scacchiere mediorientale che influiscono anche sulla sicurezza e quindi sulle decisioni dei paesi cosiddetti "occidentali".<br />
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Il conflitto arabo-israeliano divide ormai da decenni l'opinione pubblica mondiale: tra chi è a favore delle ragioni israeliane e chi di quelle palestinesi, i dibattiti che ne scaturiscono si trasformano facilmente scontri ideologici e spesso addirittura in questioni meramente di principio personale. Spesso nelle discussioni si finisce inevitabilmente di parlare del passato: anche nell’ammirevole tentativo di guardare al futuro alla ricerca di una soluzione plausibile che possa appacificare i due popoli, indipendentemente da ciò che è successo in passato, la storia inevitabilmente riaffiora in quasi tutti i dibattiti. Questo perché è proprio ciò che è avvenuto in passato che spiega la situazione attuale e da cui non si può prescindere per guardare avanti.<br />
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<a href="http://basch.altervista.org/_altervista_ht/immagini/storiadisraele/immagine7.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" src="http://basch.altervista.org/_altervista_ht/immagini/storiadisraele/immagine7.jpg" /></a></div>
Molto spesso le opinioni personali sull'argomento sono viziate da una cattiva o insufficiente conoscenza della storia e della "mentalità" della regione. I media purtroppo non sempre approfondiscono questi elementi, mentre invece la loro conoscenza è fondamentale per la comprensione del conflitto. Capita spesso che alla storia e ai fatti realmente accaduti vengono mischiati, volontariamente o meno, particolari errati (per non dire stereotipati o addirittura fantasiosi nel deliberato tentativo di falsificare e delegittimare una delle due controparti) basando su di essi i propri punti di vista personali sul tema.<br />
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<a href="http://basch.altervista.org/_altervista_ht/immagini/storiadisraele/Introduzione_101FD/D327039_wa_thumb.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://basch.altervista.org/_altervista_ht/immagini/storiadisraele/Introduzione_101FD/D327039_wa_thumb.jpg" /></a></div>
Con questo sito mi propongo l'obiettivo di raccontare la storia dello Stato di Israele nel dettaglio, dagli eventi che hanno portato alla nascita del Sionismo fino ai giorni nostri. Una corretta conoscenza della storia comporta diversi vantaggi: ci si potrà formare un'opinione personale solida e basata su fatti concreti, sarà molto più difficile essere impreparati in un dibattito con un'altra persona di opinioni diverse e le notizie diffuse da giornali e TV sul tema assumeranno una dimensione completamente diversa.<br />
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Il completamento di questo blog sarà un lavoro che richiederà del tempo: come potete vedere infatti il sito è ancora in costruzione e il lavoro da svolgere è ancora molto lungo. Spero che sarete pazienti: non perdetevi le aggiunte e gli aggiornamenti che mano mano nel tempo verranno apportati.</div>
Unknownnoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-7955289444061222227.post-27895102212674733082010-08-31T23:50:00.000+02:002015-03-24T19:09:18.564+01:001871-1890 – Quadro storico europeo<div align="justify">
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><img alt="L'Europa alla fine del 1800" border="0" src="http://basch.altervista.org/_altervista_ht/immagini/storiadisraele/18711890Quadrostoricoeuropeo_A086/as31_thumb.jpg" height="394" style="border-width: 0px; display: block; margin-left: auto; margin-right: auto;" title="L'Europa alla fine del 1800" width="525" /></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">L'Europa alla fine del 1800</td></tr>
</tbody></table>
<br /><strong></strong></div>
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<strong>Francia</strong><br />
In Europa è in corso la <strong>guerra franco-prussiana</strong>, scaturita da un voluto incidente diplomatico legato al cosiddetto telegramma di Ems, una missiva resa pubblica dal Bismarck e che conteneva una dichiarazione di Guglielmo I contro Napoleone III. La Francia dichiara guerra la Prussia ma dopo poche settimane dall’inizio del conflitto Napoleone III <strong>è sconfitto e imprigionato a Sédan</strong> e a Parigi viene proclamata la <strong>Terza Repubblica</strong>. Contestualmente alle truppe che difendono la città si forma la <strong>Guardia Nazionale</strong>, un corpo di 400mila volontari di chiara ispirazione democratica. Le elezioni per la costituzione di una rinnovata Assemblea Nazionale vedono però la prevalenza della destra conservatrice, che insedia a Versailles un <strong>governo provvisorio</strong> guidato da <strong>Adolphe Thyers</strong>. Quando le truppe prussiane riescono a entrare a Parigi chiedono al governo provvisorio un cospicuo riscatto come spese di guerra: la cessione di Alsazia e Lorena, e soprattutto il disarmo della Guardia Nazionale. La guardia Nazionale rifiuta però il disarmo, provvede a nuove elezioni che instaurano a Parigi un organismo municipale democratico formato da esponenti di estrema sinistra, la <strong>Comune</strong>. Il nuovo organismo si distingue per una serie di provvedimenti di ispirazione laica e democratica, come per esempio la requisizione delle case abbandonate e la sospensione degli affitti, nonché la laicizzazione dell’istruzione. Thyers vedeva la Comune come un germe pericoloso di un governo proletario e quindi decide di abbatterla. Nel maggio dello stesso anno le truppe dell’esercito regolare <strong>entrano a Parigi</strong> e dopo una settimana di scontri mettono fine alla Comune. La Francia, sotto il controllo prussiano, resta quindi soggetta al solo governo di Versailles. <strong>Thyers diventa presidente della Repubblica</strong> ma dopo due anni di incarico si trova contro la maggioranza monarchica dell’Assemblea Nazionale, che gli preferisce <strong>Mac Mahon</strong>, più vicino alle simpatie della destra clericale e aristocratica. Il nuovo presidente però deve fare i conti con lo sfavore della piccola e media borghesia repubblicana, che lo costringe alle dimissioni. Dopo due sfortunate presidenze – Grevy e Carnot - verso la fine degli anni ottanta si registra il tentativo di golpe del generale <strong>Boulanger</strong>, che tenta di vendicare Sédan ma viene sconfitto ed esiliato in Belgio.<br />
<strong><br /></strong>
<strong>Germania</strong></div>
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Bismarck fa proclamare l’<strong>Impero</strong> (<em>Reich</em>) di Germania, la cui corona viene affidata al re di Prussia <strong>Guglielmo I</strong>, insignito del titolo di <strong>Kaiser</strong>, e di cui Bismarck diventa primo cancelliere. La personalità spregiudicata del Bismarck è la fonte di un nuovo squilibrio europeo, che identifica questo periodo storico col nome di <em>imperialismo</em>. Scopo del Bismarck è l’isolamento politico della Francia, che cova sentimenti di vendetta (<em>revanscismo</em>) nei confronti del nemico prussiano. A questo scopo Bismarck sancisce un’alleanza con le altre due monarchie assolute dell’est Europa (<strong>patto dei tre imperatori</strong>) - che compatta i rapporti con Russia e Austria e rende isolata la Francia.<br />
<strong><br /></strong>
<strong>Russia</strong></div>
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Lo Zar Alessandro II introduce una politica reazionaria abbandonando il riformismo, e con l’aiuto di Bismarck riesce a ottenere importanti sbocchi strategici sul Mar Nero e sul Mediterraneo; inoltre coinvolge l’Impero Austro-Ungarico nella <strong>repressione dell’impero Ottomano</strong> a cui viene sottratta la Bulgaria. Col <em>trattato di Santo Stefano</em> la Bulgaria viene sottratta agli Ottomani e diventa uno stato satellite dell’Impero Russo. L’espansionismo di Alessandro II però intimorisce molti stati europei che convocano il <em>Congresso di Berlino</em> per dirimere la cosiddetta <em>questione d’oriente</em>: Romania, Serbia e Montenegro diventano indipendenti, la Bulgaria resta un principato della Russia ma con forti limitazioni territoriali. Alessandro II vive queste imposizioni come una sconfitta e <strong>i rapporti tra Germania e Russia si deteriorano</strong>. Bismarck cerca di proteggersi stipulando un accordo bilaterale con l’Austria, che nel 1882 viene esteso all’Italia con la formazione della <strong>triplice alleanza</strong>. Sotto la pesante influenza di Bismarck, l’Italia <strong>rinuncia alla riconquista delle Venezie</strong> e si lascia coinvolgere nella politica antifrancese. Alessandro II viene ucciso da un oppositore e gli succede Alessandro III, con il quale Bismarck stipula un <em>trattato di controassicurazione</em>: si tratta dell’impegno per le due potenze a non attaccarsi a vicenda nel caso in cui una terza potenza dichiari loro guerra. La mossa di Bismarck serviva a rendere la Francia ancora più isolata nel panorama europeo e a mantenere saldi i rapporti con la Russia, che in caso di conflitto con la Francia avrebbe potuto sferrare un attacco nelle zone scoperte. Questa alleanza è l’ultimo atto diplomatico del Bismarck, che viene destituito <strong>dal nuovo Kaiser Guglielmo II</strong>, sovrano militarista e poco incline alla diplomazia.<br />
<strong><br /></strong>
<strong>Impero Austro-Ungarico</strong></div>
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L’assolutismo austriaco deve fare i conti con la <strong>rivolta dei boemi</strong>, che pretendono una maggiore considerazione per la loro lingua e cultura, a cui il governo centrale di Vienna risponde con l’istituzione dell’università di Praga e con l’introduzione della lingua ceca nei documenti ufficiali accanto al tedesco. Nel contempo si assiste in Ungheria a una marginalizzazione delle minoranze linguistiche.<br />
<strong><br /></strong>
<strong>Italia</strong></div>
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Il neonato regno deve fare i conti con una crisi finanziaria che obbliga il governo a una politica fiscale piuttosto dura per consentire il pareggio del bilancio. Il ministro <strong>Minghetti</strong>, leader della destra storica, si dimette e sale al potere la sinistra, guidata dall’ex cavouriano <strong>Agostino Depretis</strong>, che resterà al governo fino alla fine del secolo. Le mire espansionistiche italiane subiscono una battuta d’arresto quando la Francia occupa la Tunisia: Depretis, sebbene filofrancese, stipula un accordo con la Germania e con l’Austria (<em>triplice alleanza</em>) causando le ire dei patrioti irredentisti che vedevano sfumare il sogno della riconquista delle Venezie. Uno di loro, Guglielmo Oberdan, cercherà di assassinare l’imperatore Francesco Giuseppe, ma verrà scoperto e giustiziato. La crisi con la Francia prosegue quando l’Italia si accorda con la Gran Bretagna per la conservazione della propria posizione nel Mediterraneo orientale, zona di influenza francese. A Depretis succede Francesco Crispi.<br />
<strong><br /></strong>
<strong>Gran Bretagna</strong></div>
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In piena <strong>età vittoriana</strong> si assiste a un avvicendamento tra <strong>Gladstone</strong> e <strong>Disraeli</strong>, quest’ultimo di ispirazione conservatrice e filo-colonialista. Sotto Disraeli il colonialismo inglese assume una forte spinta propulsiva che non si arresta neanche al ritorno dei Gladstone. Il nuovo governo Gladstone soccombe però quando il primo ministro propone una sorta di autogoverno (<em>Home Rule</em>) per l’Irlanda, che avrebbe sancito una lesa maestà per la sovranità britannica.<br />
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<b><span style="font-size: x-small;">Bibliografia</span></b></div>
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<span style="font-size: x-small;"><a href="http://ilprofonline.blogspot.com/2007/09/1871-1890-quadro-storico.html" style="text-align: left;">Storia On Line</a><span style="text-align: left;"> - </span><a href="http://www.silab.it/storia/?pageurl=31-l-europa-alla-fine-del-1800" style="text-align: left;">AtlanteStorico</a></span></div>
Unknownnoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-7955289444061222227.post-31286425295922076172010-08-31T23:30:00.000+02:002015-03-24T18:53:04.679+01:00Il termine “antisemitismo”<div align="justify" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;">
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left; margin-right: 1em; text-align: left;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><img align="left" alt="Wilhelm Marr" border="0" src="http://basch.altervista.org/_altervista_ht/immagini/storiadisraele/Iltermineantisemitismo_F4FB/WilhelmMarr_thumb.jpg" height="240" style="border-width: 0px; display: inline; margin: 0px auto;" title="Wilhelm Marr" width="203" /></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Wilhem Marr</td></tr>
</tbody></table>
Il termine fu coniato dal nazionalista <strong>Wilhelm Marr</strong> (1819-1904) come eufemismo di <i>Judenhass</i> («odio degli ebrei»). Egli stesso era convinto che gli ebrei della Germania non dovessero essere integrati nella società in quanto in conflitto da sempre con i tedeschi. Tale conflitto, che gli ebrei a suo dire stavano vincendo dato che si erano impadroniti della finanza e dell’industria della Germania, aveva avuto origine secondo lui proprio da differenze di razza. Tale conflitto si sarebbe concluso solo con la fine di una delle due controparti, dunque se avessero vinto gli ebrei sarebbe stata la fine per la Germania. Per impedire che questo si verificasse Marr nel 1879 fondò la “<strong>Lega Antisemita</strong>” (<i>Antisemiten-Liga</i>), la prima vera organizzazione che aveva l’obiettivo specifico di eliminare la minaccia degli ebrei nello Stato tedesco.<br />
<br />
La parola <em>antisemitismo</em> etimologicamente parlando si riferisce all’odio nei confronti dei popoli <em>semiti</em> (cioè quelli che parlano lingue appartenenti al gruppo semitico, tra cui l'arabo, l'ebraico, l'aramaico e l'amarico); nella fattispecie però viene utilizzata per indicare unicamente l’odio per gli ebrei. Perché dunque si usa questo termine se il significato etimologico della parola non corrisponde esattamente al senso che si vuole darle?</div>
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Il termine in realtà, etimologicamente parlando, non si riferiva ai soli ebrei ma a tutti i popoli semiti. Il “semitismo” in realtà è un ceppo linguistico, benché la parola <em>semita</em> derivi da <em>Sem</em>, personaggio biblico figlio di Noè, che insieme a <em>Cham</em> e <em>Jafet</em> avrebbero generato tutta l’umanità dopo il Diluvio Universale (da Sem si sarebbero generati i popoli mediorientali, da Cham i quelli africani e da Jafet quelli europei).<br />
<br />
Al di là di ciò che dice la Bibbia, alcune analisi genetiche sui popoli genericamente indicati come “semiti” condividono una certa affinità che confermerebbe la discendenza da antenati linguistici comuni, ma in realtà il termine si riferisce unicamente ad un ceppo linguistico e non ad una razza a sé. Il dibattito a riguardo tuttavia è ancora aperto.<br />
<br />
Nonostante tutte queste imprecisioni ed incertezze, il termine <em>antisemitismo</em>, coniato da Wilhelm Marr, negli anni è diventato <strong>di uso comune</strong> ed oggi si riferisce unicamente all’odio nei confronti degli ebrei. Anche se il “semitismo” inteso come razza non è comprovato all’unanimità, pur avendo i popoli semiti dei caratteri fisici e genetici comuni.<br />
<br />
<hr />
<b><span style="font-size: x-small;">Bibliografia</span></b></div>
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<span style="font-size: x-small;"><span style="text-align: left;">Wikipedia Italia (</span><a href="http://it.wikipedia.org/w/index.php?title=Antisemitismo&oldid=71133766" style="text-align: left;" target="_blank">Antisemitismo</a><span style="text-align: left;"> - </span><a href="http://it.wikipedia.org/w/index.php?title=Wilhelm_Marr&oldid=66559634" style="text-align: left;" target="_blank">Wilhelm Marr</a><span style="text-align: left;"> - </span><a href="http://it.wikipedia.org/w/index.php?title=Semiti&oldid=69871681" style="text-align: left;" target="_blank">Semiti</a><span style="text-align: left;">) che cita a sua volta varie fonti primarie.</span></span></div>
Unknownnoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-7955289444061222227.post-59617005935017266222010-08-31T23:10:00.000+02:002015-03-24T19:03:27.259+01:00Herzl e la "National Home" ebraica: il Sionismo<div align="justify">
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left; margin-right: 1em; text-align: left;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><img align="left" alt="Il processo a Dreyfus" border="0" src="http://basch.altervista.org/_altervista_ht/immagini/storiadisraele/HerzlelaNationalHomeebraicailSionismo_1403E/1_thumb.jpg" height="226" style="border: 0px; display: inline; margin: 0px auto;" title="Il processo a Dreyfus" width="240" /></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Il processo a Dreyfus</td></tr>
</tbody></table>
<strong>Theodor Herzl</strong>, giornalista ungherese di religione ebraica, si trovava a Vienna quando nel 1894 l'esercito francese accusò un ufficiale ebreo, il Capitano <strong>Alfred Dreyfus</strong>, di essere una spia tedesca. Il processo a Dreyfus, che alla fine fu giudicato colpevole di alto tradimento (anche sulla base di documenti rivelatisi in seguito falsi), spaccò letteralmente l'opinione pubblica francese che si divise in innocentisti e colpevolisti e generò anche diverse manifestazioni anti-ebraiche in Francia. Il processo era chiaramente motivato da sentimenti antisemiti e creò sdegno tra gli ebrei di tutto il mondo. Dreyfus, infatti, fu accusato di tradimento sulla base di un biglietto anonimo e non datato ritrovato in mille pezzi in un cestino dell'immondizia, con sopra riportato un elenco di documenti francesi relativi all'organizzazione militare da inviare ad un addetto dell'ambasciata tedesca a Parigi. In realtà nei ranghi dell'esercito francese echeggiava già da tempo la parola “tradimento”, con cui si cercava di spiegare <a href="http://storiadisraele.blogspot.com/2010/08/1871-1890-quadro-storico-europeo.html" target="_blank">la sconfitta subìta a Sédan</a> nella guerra contro la Prussia. In conseguenza a questo ritrovamento l'accusa fu mossa a Dreyfus in quanto le indagini si incentrarono sin da subito sui giovani ufficiali, escludendo aprioristicamente gli ufficiali dello Stato maggiore in quanto di provenienza nobile: nell'elenco dei giovani ufficiali, tra tutti fu notato il suo cognome ebraico di origine tedesca.</div>
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Inviato a Parigi dal giornale viennese per cui lavorava, Herzl seguì da vicino il processo a Dreyfus e rimase colpito dall'intensità del <strong>sentimento anti-ebraico</strong> che si sviluppò in Francia. Giunse così alla conclusione che il popolo ebraico non avrebbe mai potuto raggiungere un benessere e un'integrazione perfetta permanente nelle nazioni in cui era presente come minoranza.</div>
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<br /></div>
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Tornato a Vienna, Herzl propose una risposta alle ingiustizie dell'antisemitismo, che consisteva nel movimento chiamato <strong>Sionismo</strong>. Secondo questa ideologia, solo vivendo in un territorio a nazionalità ebraica gli ebrei possono essere completamente al sicuro dall'<a href="http://storiadisraele.blogspot.com/2010/08/il-termine-antisemitismo.html" target="_blank">antisemitismo</a>; infatti l’odio nei loro confronti si è più volte manifestato nella storia, sin dal Medioevo, e il suo ritorno in un’epoca in cui era ormai data per scontata la loro totale integrazione (dopo l’Illuminismo e la Rivoluzione Francese) era la prova evidente che mai senza un loro Stato avrebbero potuto vivere in piena sicurezza. Inoltre, questo territorio doveva corrispondere all'antico Regno di Israele, la Palestina, regione all'epoca appartenente all'Impero Ottomano e gestita dal Sultano turco.</div>
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<br /></div>
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: right; margin-left: 1em; text-align: right;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="http://storiadisraele.blogspot.com/2010/08/jaccuse-di-emile-zola.html" style="margin-left: auto; margin-right: auto;" target="_blank"><img align="right" alt="Il "J'Accuse", l'editoriale scritto da Emile Zola in forma di lettera diretta al Presidente della Repubblica francese con lo scopo di denunciare le irregolarità e le illegalità del processo a cui fu sottoposto Dreyfus. Querelato, fu condannato a un anno di carcere e a 3000 franchi di ammenda. Per ulteriori informazioni clicca qui." border="0" src="http://basch.altervista.org/_altervista_ht/immagini/storiadisraele/HerzlelaNationalHomeebraicailSionismo_1403E/2_thumb.jpg" height="162" style="border-width: 0px; display: inline; margin: 0px 0px 0px 10px;" title="Il "J'Accuse", l'editoriale scritto da Emile Zola in forma di lettera diretta al Presidente della Repubblica francese con lo scopo di denunciare le irregolarità e le illegalità del processo a cui fu sottoposto Dreyfus. Querelato, fu condannato a un anno di carcere e a 3000 franchi di ammenda. Per ulteriori informazioni clicca qui." width="240" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Il "J'Accuse", l'editoriale scritto da<br />
Emile Zola in forma di lettera<br />
diretta al Presidente della Repubblica<br />
francese con lo scopo di denunciare<br />
le irregolarità e le illegalità del processo<br />
a cui fu sottoposto Dreyfus.<br />
Querelato, fu condannato a un anno di<br />
carcere e a 3000 franchi di ammenda.<br />
Per ulteriori informazioni clicca sull'immagine.</td></tr>
</tbody></table>
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Herzl viaggiò a lungo in cerca di supporto, nel 1896 pubblicò <em><a href="http://storiadisraele.blogspot.com/2010/09/der-judenstaat-lo-stato-ebraico.html" target="_blank">Der Judenstaat (“Lo Stato ebraico”)</a></em> con cui teorizzava le modalità della nascita di uno Stato per gli ebrei, e nel 1897 tenne <strong>una conferenza a Basilea</strong> in Svizzera. <a href="http://storiadisraele.blogspot.com/2010/09/linvito-al-primo-congresso-sionista.html" target="_blank">Delegati</a> arrivarono da tutto il mondo, la maggior parte di essi giunsero dalla Russia, altri dal Canada, dagli USA, dall'Inghilterra e da altri paesi dell'Europa Occidentale.</div>
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<br /></div>
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Il <a href="http://storiadisraele.blogspot.com/2010/08/estratti-dal-diario-di-herzl.html" target="_blank">primo Congresso Sionista</a> pubblicò <a href="http://storiadisraele.blogspot.com/2010/09/il-programma-di-basilea.html" target="_blank">un documento</a> chiamato “il Programma di Basilea” destinato sia agli ebrei dispersi nella Diaspora che alle nazioni nelle quali essi vivevano. Gli obiettivi che si proponeva erano quanto mai ambiziosi: la frase di apertura dichiarava “l'obiettivo finale del Sionismo consiste nell'assicurare agli ebrei residenti in Palestina un proprio territorio nazionale sicuro e riconosciuto internazionalmente”. Il ritorno nella Terra Promessa di Israele, che per duemila anni era stato solo una aspirazione spirituale e sentimentale, trovò una forma pratica: il Sionismo, il ritorno a Sion.</div>
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<br /></div>
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Questo divenne l'obiettivo politico che i leader ebrei perseguirono in seguito attraverso la diplomazia internazionale. Gli ebrei si erano dichiarati una nazione: una nazione che sapeva dove si trovava il suo territorio e che era determinata a stabilirvisi. </div>
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<br /></div>
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<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left; margin-right: 1em; text-align: left;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><img align="left" alt="Theodor Herzl" border="0" src="http://basch.altervista.org/_altervista_ht/immagini/storiadisraele/HerzlelaNationalHomeebraicailSionismo_1403E/3_thumb.jpg" height="240" style="border: 0px; display: inline; margin: 0px auto;" title="Theodor Herzl" width="184" /></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Theodor Herzl</td></tr>
</tbody></table>
Il congresso sionista di Basilea stabilì <strong>quattro punti fondamentali</strong> da mettere in pratica per raggiungere l'obiettivo. Il primo di questi consisteva nell'<i>insediamento </i>crescente e persistente di agricoltori ebrei nella Palestina turca; il secondo nell'<i>organizzare ed unire</i> gli ebrei di tutto il mondo attraverso la creazione di gruppi che diffondessero gli obiettivi del Sionismo: questi non dovevano esistere in clandestinità, ma in conformità delle leggi locali degli Stati in cui essi si trovavano; il terzo consisteva nel <i>promuovere una coscienza nazionale</i> negli ebrei della Diaspora, coinvolgendoli direttamente nel tentativo di raggiungere gli obiettivi che il Sionismo si proponeva; il quarto consisteva nell'organizzare un appoggio politico per ottenere il supporto di vari governi del mondo per la causa Sionista.</div>
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<br /></div>
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Dopo il primo congresso sionista, Herzl viaggiò a lungo in cerca di un riconoscimento internazionale del diritto ebraico ad un proprio territorio. Andò a Costantinopoli ed incontrò il Sultano turco, ma non riuscì a convincerlo a concedere agli ebrei un territorio che fosse al di fuori del controllo Ottomano. Incontrò anche il Kaiser tedesco, Guglielmo II di Germania, ma questo era più interessato ad aumentare l'influenza tedesca in Palestina con la costruzione di chiese ed ospedali.</div>
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<br /></div>
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<hr />
</div>
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<b><span style="font-size: x-small;">Bibliografia</span></b><br />
<span style="font-size: x-small;"><a href="http://www.instoria.it/home/affaire_dreyfus_I.htm" style="text-align: left;" target="_blank">InStoria</a><span style="text-align: left;"> - </span><a href="http://cronologia.leonardo.it/storia/tabello/tabe1609.htm" style="text-align: left;" target="_blank">Cronologia</a><span style="text-align: left;"> - "The Story of Israel", Martin Gilbert, Carlton</span></span></div>
Unknownnoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-7955289444061222227.post-31373869405084446192010-08-31T23:05:00.000+02:002015-03-25T14:48:46.199+01:00“Der Judenstaat”: lo Stato ebraico<div align="justify">
Nel 1896 Herzl pubblicò <em>Der Judenstaat</em> (“<strong>lo Stato ebraico</strong>”), che può essere considerato in un certo senso il manifesto del Sionismo. Potete consultare l’opera integrale, tradotta in italiano, sul sito Torah.it, raggiungibile cliccando sui seguenti collegamenti esterni.<br />
<br /></div>
<div align="center">
<a href="http://www.archivio-torah.it/libretti/statoebraico1.pdf" target="_blank"><span style="font-size: xx-small;">http://www.archivio-torah.it/libretti/statoebraico1.pdf</span></a><br />
<span style="font-size: xx-small;"><a href="http://www.archivio-torah.it/libretti/statoebraico2.pdf" target="_blank">http://www.archivio-torah.it/libretti/statoebraico2.pdf</a></span><br />
<br /></div>
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Di seguito potete leggere l’estratto della prima parte dell’opera (“parte generale”). Herzl spiega i motivi che lo spingono a pensare che l’antisemitismo sia una questione non risolvibile senza la fondazione di uno Stato specificamente per gli ebrei; propone due territori sui quali si potrebbe creare tale Stato (Argentina o Palestina); infine spiega le modalità di realizzazione di tale ambizioso progetto. E’ consigliata la lettura dell’opera integrale per un più chiaro quadro delle idee di Herzl.<br />
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<img alt="" border="0" src="http://basch.altervista.org/_altervista_ht/immagini/storiadisraele/DerJudenstaatloStatoebraico_CBA6/index_thumb.jpg" height="550" style="border-bottom-width: 0px; border-left-width: 0px; border-right-width: 0px; border-top-width: 0px; display: block; float: none; margin-left: auto; margin-right: auto;" title="" width="400" /> </div>
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<span style="font-family: Georgia;"><strong>Il problema ebraico</strong><br />La misera condizione degli ebrei nessuno la disconoscerà. In tutti i paesi dove essi vivono in numero considerevole, vengono più o meno perseguitati. L'uguaglianza dei diritti è quasi dappertutto effettivamente abolita ai loro danni, anche se esiste nella legge. Già le cariche di una qualche importanza nell'esercito, negli uffici pubblici e privati, son per loro inaccessibili. Si tenta di cacciarli dal movimento commerciale: "Non comprate da Ebrei".</span> </div>
</blockquote>
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<span style="font-family: Georgia;">Gli attacchi nei parlamenti, nei comizi, nella stampa, dai pulpiti delle chiese, per la strada, in viaggio - esclusione da certi alberghi - e perfino nei luoghi di divertimento, crescono di giorno in giorno. Le persecuzioni hanno diverso carattere secondo i paesi ed i ceti sociali. In Russia si taglieggiano i villaggi degli Ebrei, in Rumenia si accoppa un paio di uomini, in Germania, se se ne offre il destro, si bastonano, in Austria gli antisemiti terrorizzano tutta la vita pubblica, in Algeria compaiono dei predicatori ambulanti che aizzano contro gli Ebrei, a Parigi la cosiddetta miglior società si ritira e i circoli si chiudono di fronte ad essi. Le sfumature non si contano. Del resto qui non si deve tentare una patetica enumerazione di tutte le pene ebraiche; non ci vogliamo indugiare su particolari, per quanto dolorosi essi siano.</span> </div>
</blockquote>
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<span style="font-family: Georgia;"> </span> </div>
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<span style="font-family: Georgia;">Non mi propongo d'invocare per noi un sentimento di commozione: tutto ciò è vano, inutile e poco dignitoso. Mi limito a domandare agli Ebrei se non sia vero che nei luoghi, dove vivono in numero considerevole, la posizione degli avvocati, dei medici, dei tecnici, degli insegnanti e degli impiegati d'ogni specie, Ebrei, diviene sempre più insostenibile; se non sia vero che tutto il nostro ceto medio ebraico è seriamente minacciato; se non sia vero che contro i nostri ricchi vengono aizzate tutte le passioni della plebaglia; se non sia vero che i nostri poveri soffrono molto più duramente di qualsiasi altro proletariato.</span> </div>
</blockquote>
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<span style="font-family: Georgia;"> </span> </div>
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<span style="font-family: Georgia;">Credo che l'oppressione esista dappertutto. Negli strati ebraici economicamente superiori essa produce un disagio; negli strati medi c'è un affanno grave, cupo; in quelli inferiori la nuda disperazione.</span> </div>
</blockquote>
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<span style="font-family: Georgia;"> </span> </div>
<div align="justify">
<span style="font-family: Georgia;">E' un fatto che si finisce dappertutto nella stessa musica, la quale può riassumersi nel classico grido berlinese: Fuori gli Ebrei!</span> </div>
</blockquote>
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<span style="font-family: Georgia;"> </span> </div>
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<span style="font-family: Georgia;">Ora io enuncerò il problema ebraico nella sua forma più concisa: dobbiamo ormai andarcene "fuori"? e dove?</span> </div>
</blockquote>
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<span style="font-family: Georgia;"> </span> </div>
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<span style="font-family: Georgia;">Oppure possiamo ancora restare? e quanto? Sbrighiamo per prima cosa la questione del restare. Possiamo noi sperare in tempi migliori, armarci di pazienza, e attendere, rassegnati in Dio, che i principi e i popoli della terra siano venuti a più benigne disposizioni a nostro riguardo? Io dico che non possiamo aspettarci alcuna improvvisa deviazione della corrente. Perché? I principi - anche quelli ai quali noi stiamo altrettanto a cuore quanto gli altri cittadini - non possono difenderci: attirerebbero sopra la loro persona l'odio di cui son oggetto gli ebrei, se mostrassero troppa benevolenza verso di questi. E sotto la parola "troppa" si ha da intendere meno di quella che pretende ogni comun cittadino od ogni razza.</span> </div>
</blockquote>
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<span style="font-family: Georgia;"> </span> </div>
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<span style="font-family: Georgia;">I popoli fra i quali abitano gli Ebrei, sono tutti quanti, velatamente o no, antisemiti.</span> </div>
</blockquote>
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<span style="font-family: Georgia;"> </span> </div>
<div align="justify">
<span style="font-family: Georgia;">Il volgo non ha alcuna intelligenza storica, né può averne: non sa che le colpe del medioevo ridondano addosso sui popoli europei. Noi siamo ciò che di noi si è fatto nei ghetti. Abbiamo indubbiamente conseguita una superiorità nella negoziazione del denaro perché ad essa siamo stati spinti nell'età di mezzo. Si ripete adesso il medesimo fenomeno: ci si sospinge di nuovo al negozio di denaro, che oggi si chiama Borsa, precludendoci tutti gli altri cespiti di guadagno; siamo nella Borsa, ed ecco che questo diviene una nuova fonte di disprezzo verso di noi. Con ciò noi produciamo senza posa intelligenze medie, che non trovano alcuno sfogo e costituiscono pertanto un pericolo sociale simile a quello dei patrimoni che aumentano. Gli Ebrei colti nullatenenti cadono adesso in braccio al socialismo. La battaglia sociale dovrebbe dunque in ogni caso esser combattuta a spese nostre, poiché così nel campo capitalistico, come nel socialistico, stiamo nei punti più esposti.</span> </div>
</blockquote>
<blockquote>
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</div>
<div align="justify">
<span style="font-family: Georgia;"><strong><br />Tentativi di soluzione sin qui fatti</strong><br />I mezzi artificiali, che si sono finora impiegati per rimediare alla misera condizione degli Ebrei, furono o troppo gretti - come le diverse colonizzazioni - o stortamente ideati, come i tentativi per far degli Ebrei dei contadini nella lor patria attuale.</span> </div>
</blockquote>
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<div align="justify">
<span style="font-family: Georgia;"> </span></div>
<div align="justify">
<span style="font-family: Georgia;">Che cosa si è fatto, invero, portando un par di mila Ebrei in un'altra regione O prosperano, e allora nasce, insieme al loro patrimonio, l'antisemitismo - oppure vanno subito in ruina. Dei tentativi sin qui fatti, di trasferire i poveri Ebrei in altri paesi, ci siamo già occupati innanzi. Il trasferimento è in ogni caso insufficiente e senza scopo, se non precisamente contrario allo scopo: la soluzione viene per esso soltanto aggiornata, strascicata e forse perfino intralciata.</span> </div>
</blockquote>
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<div align="justify">
<span style="font-family: Georgia;"> </span> </div>
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<span style="font-family: Georgia;">Ma chi degli Ebrei vuol fare tanti agricoltori, è preso in un errore ben strano; poiché il contadino è una categoria storica, e ciò si riconosce benissimo dal suo modo di vestire, che nella maggior parte dei paesi è vecchio di secoli, come pure da' suoi utensili, che sono esattamente dell'età patriarcale. Il suo aratro è ancora tal quale, ed egli semina dal grembiale, miete con la falce e trebbia col coreggiato. Ma noi sappiamo che adesso per tutto ciò vi sono delle macchine; l'America deve riportar vittoria sull'Europa allo stesso modo che il latifondo estirpa il piccolo possesso.</span> </div>
</blockquote>
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<div align="justify">
<span style="font-family: Georgia;"> </span> </div>
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<span style="font-family: Georgia;">Il contadino è adunque una figura che si può metter tra quelle che vanno a scomparire; se lo si conserva artificialmente, ciò avviene in grazia degl'interessi politici a cui deve servire. Il voler fare dei nuovi contadini secondo l'antica ricetta è un'impresa assurda e folle: nessuno è abbastanza ricco o potente per far camminare a ritroso la civiltà con la violenza; già il mentenimento di uno stato di civiltà antiquato è un tremendo compito, pel quale a mala pena bastano i mezzi coattivi anche di uno Stato retto autocraticamente.</span> </div>
</blockquote>
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<span style="font-family: Georgia;"> </span> </div>
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<span style="font-family: Georgia;">Si vorrebbe pertanto pretender dall'Ebreo, che è intelligente, ch'egli diventi un contadino dell'antico stampo? Ciò sarebbe precisamente come se gli si dicesse: "Eccoti una balestra, va' alla guerra!" Come? con una balestra, mentre gli altri hanno armi di piccolo calibro e cannoni Krupp? Gli Ebrei, che si vorrebbero incontadinire, hanno pienamente ragione di se, in tali circostanze, non si muovono dal loro posto. La balestra è una bell'arma e mi dà un'ispirazione elegiaca, quando ho tempo. Ma appartiene al museo.</span> </div>
</blockquote>
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<span style="font-family: Georgia;"> </span> </div>
<div align="justify">
<span style="font-family: Georgia;">Ora, vi sono senza dubbio regioni, dove gli Ebrei, in preda alla disperazione, si danno perfino alla coltivazione della terra, o vorrebbero darvisi; e allora si verifica il fatto che questi punti - come l'Assia in Germania e diverse province della Russia - sono i principali focolai dell'antisemitismo. </span> </div>
<div align="justify">
<span style="font-family: Georgia;">Poiché i filantropi che mandano l'Ebreo ad arare, dimenticano un'importantissima persona, che ha molto, ma molto diritto di metter bocca. E questa è il contadino. Anche il contadino ha ragione da vendere. Le tasse fondiarie, i rischi del raccolto, l'oppressione dei grossi possidenti, che lavorano più a buon mercato, e specialmente la concorrenza americana gli rendono la vita abbastanza amara. Inoltre i dazi sul grano non possono crescere all'infinito. Non si può in fondo lasciar morir di fame neppure l'operaio industriale; anzi, siccome la sua influenza è in ascesa, si deve usargli sempre maggiori riguardi.</span> </div>
</blockquote>
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<div align="justify">
<span style="font-family: Georgia;"> </span> </div>
<div align="justify">
<span style="font-family: Georgia;">Tutte queste difficoltà sono ben note, e le ricordo perciò solo fuggevolmente. Volevo soltanto accennare quanto destituiti di valore furono i tentativi di soluzione fatti sin qui con intenti ben determinati e, nella maggior parte dei casi, anche lodevoli. Né il trapiantamento, né l'artificiale depressione del livello spirituale posson servire a nulla; del miracoloso sistema dell'assimilazione abbiam già dett</span><span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">o<sup>1</sup>.</span> </div>
</blockquote>
<blockquote>
<div align="justify">
<span style="font-family: Georgia;">Con simili mezzi non si può vincere l'antisemitismo: esso non può esser rimosso fin tanto che non sian rimosse le sue cause. Ma queste sono removibili?</span> </div>
</blockquote>
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<div align="justify">
<span style="font-family: Georgia;"> </span> </div>
<div align="justify">
<span style="font-family: Georgia;"><br /><strong>Cause dell'antisemitismo</strong><br />Noi parliamo adesso non più delle ragioni sentimentali, dei vecchi pregiudizi e delle vecchie gretterie, ma delle ragioni politiche ed economiche. Il nostro antisemitismo odierno non può esser scambiato con l'odio nutrito contro gli Ebrei per motivi religiosi nei tempi anteriori, sebbene cotest'odio in certi paesi assuma anche presentemente un colorito confessionale. La grande molla del movimento ostile agli Ebrei è oggi un'altra: nei paesi in cui l'antisemitismo principale risiede, esso è una conseguenza dell'emancipazione ebraica. Quando i popoli civili scorsero l'inumanità delle leggi d'eccezione e ci restituirono la libertà, la liberazione venne troppo tardi: noi non eravamo più legalmente emancipabili nei luoghi ove avevamo fin allora dimorato. Ci eravamo evoluti nel ghetto in modo strano, fino a diventare un popolo di ceto medio, e ne uscimmo per essere una temibile concorrenza al ceto medio. Così ci trovammo improvvisamente, dopo l'emancipazione, nella cerchia della borghesia e quivi abbiamo da sostenere una doppia pressione, dal di contro e dal di fuori. La borghesia Cristiana non sarebbe invero del tutto aliena dal sacrificarci al socialismo; senonché questo gioverebbe a poco.</span> </div>
</blockquote>
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<div align="justify">
<span style="font-family: Georgia;"> </span></div>
<div align="justify">
<span style="font-family: Georgia;">Tuttavia, dove per gli Ebrei esiste, nella legge, il pareggiamento dei diritti, non si può più abolire; non solamente perché sarebbe contrario alla coscienza moderna, ma anche perché farebbe schierare immediatamente tutti gli Ebrei, poveri e ricchi, dal lato dei partiti sovversivi.</span> </div>
</blockquote>
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<div align="justify">
<span style="font-family: Georgia;"> </span> </div>
<div align="justify">
<span style="font-family: Georgia;">A dir vero, non si può far niente di efficace contro di noi. Una volta si portavan via agli Ebrei i lori gioielli; ma come si potrebbe agguantar oggi il loro patrimonio liquido? Esso se ne sta al sicuro in pezzetti di carta stampati, che sono chiusi in qualche parte del mondo, forse in casseforti cristiane. Ora, si può senza dubbio colpire con tasse le azioni e le obbligazioni di ferrovie, di banche, d'imprese industriali d'ogni genere, e, dove esiste la tassa di ricchezza mobile, si può anche metter le mani sull'intero complesso del patrimonio liquido: ma tutti i tentativi di questa specie non possono essere diretti contro i soli Ebrei, e dove si volesse tentare qualcosa di simile, si sperimenterebbero tosto delle gravi crisi economiche, le quali non si limiterebbero davvero agli Ebrei che vengon colpiti per primi. Per quest'impossibilità di attaccare gli Ebrei non fa che rafforzarsi ed inasprirsi l'odio. Nelle popolazioni l'antisemitismo cresce giorno per giorno, ora per ora, e deve ancora crescere poiché le cause perdurano e non si posson rimuovere. La causa remota è lo smarrimento della nostra facoltà di assimilarci, sopraggiunto nel medioevo; la causa prossima è la nostra superproduzione d'intelligenze medie che non hanno né un deflusso verso il basso, né uno sfogo verso l'alto, cioè nessun sano deflusso e nessun sano innalzamento: verso il basso diveniamo proletari, sovversivi, costituendo i sottufficiali d'ogni partito rivoluzionario; e contemporaneamente cresce verso l'alto la nostra terribile potenza finanziaria.</span> </div>
</blockquote>
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<div align="justify">
<span style="font-family: Georgia;"> </span> </div>
<div align="justify">
<span style="font-family: Georgia;"><br /><strong>Effetti dell'antisemitismo</strong><br />L'oppressione, esercitata ai nostri danni, non ci rende migliori. Noi non siamo diversi dagli altri uomini: non amiamo i nostri nemici, è verissimo. Ma sol chi è capace di vincer se stesso, potrà farcene un carico. L'oppressione produce in noi naturalmente un'animosità contro i nostri oppressori; e quest'animosità fa crescere a sua volta l'oppressione. E' impossibile uscire da questo circolo vizioso.</span> </div>
</blockquote>
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<div align="justify">
<span style="font-family: Georgia;"> </span></div>
<div align="justify">
<span style="font-family: Georgia;">"Eppure!" diranno certi teneri sognatori "eppure è possibile! E precisamente col ricondurre gli uomini alla bontà."</span> </div>
</blockquote>
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<span style="font-family: Georgia;"> </span> </div>
<div align="justify">
<span style="font-family: Georgia;">Ho proprio bisogno di venir qui a provare che razza di baggianata sentimentale è questa? Chi volesse fondare un miglioramento delle condizioni sulla bontà di tutti gli uomini, costui scriverebbe veramente un'utopia!</span> </div>
</blockquote>
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<div align="justify">
<span style="font-family: Georgia;"> </span> </div>
<div align="justify">
<span style="font-family: Georgia;">Ho già parlato della nostra "assimilazione". Non dico affatto di desiderarla. La personalità del nostro popolo è storicamente troppo gloriosa e, malgrado tutte le umiliazioni, troppo alta perché se ne abbia a desiderare la scomparsa. Ma forse noi potremmo sperderci dovunque nei popoli che ci circondano, senza che restasse traccia di noi, se ci si lasciasse in pace per due generazioni. Non ci si lascerà in pace. Dopo brevi periodi di tolleranza si ridesta sempre di nuovo l'animosità contro di noi; il nostro benessere sembra contenere qualcosa d'irritante, essendo il mondo abituato da molti secoli a vedere in noi i più spregevoli fra i povero. Inoltre non si osserva, per ignoranza o per grettezza d'animo, che il nostro benessere c'indebolisce, come Ebrei, e cancella le nostre peculiarità; soltanto l'oppressione di chi ci risospinge alla nostra stirpe, soltanto l'odio di quei che ci circondano ci rende nuovamente stranieri.</span> </div>
</blockquote>
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<div align="justify">
<span style="font-family: Georgia;"> </span> </div>
<div align="justify">
<span style="font-family: Georgia;">Così noi siamo e rimaniamo, volenti o nolenti, un gruppo storico composto di membri che manifestamente appartengono a una stessa famiglia.</span> </div>
</blockquote>
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<div align="justify">
<span style="font-family: Georgia;"> </span> </div>
<div align="justify">
<span style="font-family: Georgia;">Noi siamo un popolo: tal fa di noi il nemico senza che noi lo vogliamo, com'è sempre accaduto nella storia. Nei periodi di sgomento siamo compatti, e allora scopriamo improvvisamente la nostra forza. Sì, noi abbiamo la forza di costruire uno Stato, anzi uno Stato modello: abbiamo tutti i mezzi, uomini e cose, che a tal fine occorrono.</span> </div>
</blockquote>
<blockquote>
<div align="justify">
<span style="font-family: Georgia;"> </span> </div>
<div align="justify">
<span style="font-family: Georgia;">Qui sarebbe già propriamente il luogo di parlare del nostro "materiale umano", come si dice con espressione un po' ruvida; ma devono esser prima note le linee generali del mio piano, al quale tutto devesi riferire.</span> </div>
</blockquote>
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<div align="justify">
<span style="font-family: Georgia;"> </span> </div>
<div align="justify">
<span style="font-family: Georgia;"><br /><strong>Il piano</strong><br />Tutto il mio piano, nella sua forma essenziale, è straordinariamente semplice, e deve anch'esserlo, se l'hanno da capire tutti gli uomini.</span> </div>
</blockquote>
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<div align="justify">
<span style="font-family: Georgia;"> </span></div>
<div align="justify">
<span style="font-family: Georgia;">Ci si dia la sovranità di un pezzo della superficie terrestre, che basti per i giusti bisogni del nostro popolo, e di tutto il resto ci occuperemo noi stessi.</span> </div>
</blockquote>
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<div align="justify">
<span style="font-family: Georgia;"> </span> </div>
<div align="justify">
<span style="font-family: Georgia;">Il sorgere di una nuova sovranità non ha niente di ridicolo o d'impossibile. A un simile fatto abbiamo pure assistito a' nostri giorni, e si tratta di popoli che non sono, come noi, popoli di ceto medio, ma più poveri, incolti, e perciò più deboli. Il procurarci la sovranità è un interesse vitale per i governi dei paesi dove compare l'antisemitismo.</span> </div>
</blockquote>
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<div align="justify">
<span style="font-family: Georgia;"> </span> </div>
<div align="justify">
<span style="font-family: Georgia;">Per assolvere tal compito, semplice come principio, ma complicato nella sua attuazione, vengono creati due grandi organi: la Society of Jews e la Jewish Company. </span> </div>
<div align="justify">
<span style="font-family: Georgia;">Quel che è stato preparato scientificamente e politicamente dalla Society of Jews, viene attuato in pratica dalla Jewish Company.</span> </div>
</blockquote>
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<span style="font-family: Georgia;"> </span> </div>
<div align="justify">
<span style="font-family: Georgia;">La Jewish Company cura la liquidazione di tutti gl'interessi patrimoniali degli Ebrei che emigrano e organizza il movimento economico nel nuovo territorio.</span> </div>
</blockquote>
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<div align="justify">
<span style="font-family: Georgia;"> </span> </div>
<div align="justify">
<span style="font-family: Georgia;">L'emigrazione degli Ebrei non dobbiamo figurarcela, come si è già detto, repentina: dovrà compiersi a poco per volta e durare decenni. Prima di tutto partiranno i più poveri, che dissoderanno il paese, costruiranno, secondo un piano prestabilito, strade, ponti e ferrovie, impianteranno telegrafi, regoleranno fiumi e si fabbricheranno da se le loro abitazioni. Il lavoro porta traffico, il traffico i mercati, i mercati attirano nuovi coloni; poiché ciascuno viene spontaneamente, a proprio rischio e pericolo. Il lavoro, che affondiamo nella terra, accresce il valore del paese: gli Ebrei si accorgeranno presto che per il loro spirito d'intraprendenza, fin qui odiato e spregiato, si è schiuso un nuovo campo duraturo.</span> </div>
</blockquote>
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<div align="justify">
<span style="font-family: Georgia;"> </span> </div>
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<span style="font-family: Georgia;">Se si vuol oggi gettar le basi d'una colonia, ciò non si può fare in quella guisa che mill'anni fa sarebbe stata l'unica possibile: è folle tornare ad antichi gradi di civiltà, come vorrebbero alcuni Sionisti. Se per esempio venissimo a trovarci nella condizione di dover purgare un paese dalle bestie feroci, non lo faremmo al modo dell'Europeo del quinto secolo; non usciremmo alla spicciolata contro gli orsi impugnando giavellotto e lancia, ma imposteremmo una grande e allegra caccia, sospingendo le belve in un sol luogo e gettando in mezzo ad esse una bomba di melinite. </span> </div>
<div align="justify">
<span style="font-family: Georgia;">Se volessimo tirar su degli edificii, non pianteremmo deboli costruzioni su palafitte in riva a un lago, ma costruiremmo come si fa adesso. Costruiremmo più arditamente e più signorilmente di quanto si sia mai praticato per l'innanzi, poiché abbiamo a disposizione dei mezzi che non esistevano ancora nella storia.</span> </div>
</blockquote>
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<div align="justify">
<span style="font-family: Georgia;"> </span> </div>
<div align="justify">
<span style="font-family: Georgia;">Ai nostri strati più bassi, dal punto di vista economico, tengono gradatamente dietro quelli via via più alti. Coloro che adesso sono alla disperazione, vanno per primi; saranno guidati dalle nostre medie intelligenze, ovunque perseguitate, di cui abbiamo esuberante produzione. </span> </div>
<div align="justify">
<span style="font-family: Georgia;">Il problema della migrazione ebraica dev'essere sottoposto per mezzo del presente scritto, alla discussione generale. Ma ciò non significa che si voglia iniziare una votazione: con questo la causa sarebbe perduta a priori. Chi non vuol saperne, può restare. L'opinione contraria di singoli individui è indifferente.</span> </div>
</blockquote>
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<div align="justify">
<span style="font-family: Georgia;"> </span> </div>
<div align="justify">
<span style="font-family: Georgia;">Chi consente, si schieri dietro la nostra bandiera e combatta per essa con la parola, con gli scritti, con l'azione.</span> </div>
</blockquote>
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<div align="justify">
<span style="font-family: Georgia;"> </span> </div>
<div align="justify">
<span style="font-family: Georgia;">Gli Ebrei, che si convertono alla nostra idea dello Stato, si raccolgono attorno alla Society of Jews, Questa acquista per tal modo, di fronte ai governi, l'autorità di poter parlare e trattare a nome degli Ebrei. La Society, per esprimerci con un termine usato in un caso analogo nel diritto delle genti, viene riconosciuta come forza creatrice dello Stato. E con ciò anche lo Stato sarebbe formato.</span> </div>
</blockquote>
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<div align="justify">
<span style="font-family: Georgia;"> </span> </div>
<div align="justify">
<span style="font-family: Georgia;">Se pertanto le Potenze si mostrano disposte a garantire al popolo ebraico la sovranità di un territorio neutrale, la Society tratterà circa il territorio da scegliersi. Due regioni son da prendersi in considerazione: la Palestina e l'Argentina. Notevoli tentativi di colonizzazione hanno avuto luogo in entrambi questi punti. Vero è però che furon fatti secondo il falso principio della graduale infiltrazione degli Ebrei. L'infiltrazione deve sempre finir male, poiché giunge di regola il momento in cui il governo, sotto la pressione della popolazione che si sente minacciata, proibisce l'ulteriore affluenza di Ebrei. L'emigrazione ha, conseguentemente, un senso solo quando il suo fondamento riposi sull'assicurazione della nostra sovranità.</span> </div>
</blockquote>
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<div align="justify">
<span style="font-family: Georgia;"> </span> </div>
<div align="justify">
<span style="font-family: Georgia;">La Society of Jews entrerà in trattative con le autorità da cui attualmente dipende il territorio, e ciò sotto il protettorato delle Potenze europee, se a queste la cosa va a genio. Noi possiamo a coteste autorità garantire enormi vantaggi, addossarci una parte del loro debito pubblico, aprire vie di comunicazione, delle quali in fondo anche noi abbiam bisogno, e molt'altro ancora. E già pel sorgere dello Stato ebraico guadagnan pure i paesi circostanti, poiché, così in grande come in piccolo, la civiltà di un tratto di territorio innalza il valore delle contrade adiacenti.</span> </div>
</blockquote>
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<div align="justify">
<span style="font-family: Georgia;"> </span> </div>
<div align="justify">
<span style="font-family: Georgia;"><strong><br />Palestina oppure Argentina?</strong><br />Si deve preferir la Palestina o l'Argentina? La Society prenderà quel che le verrà dato e quello per cui si dichiara la pubblica opinione del popolo ebraico. La Society cercherà di assodare l'una cosa e l'altra.</span> </div>
</blockquote>
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<div align="justify">
<span style="font-family: Georgia;"> </span></div>
<div align="justify">
<span style="font-family: Georgia;">"L'Argentina è uno dei paesi per lor natura più ricchi della terra, di gigantesca estensione, di scarsa popolazione e di clima temperato. La repubblica Argentina avrebbe il più grande interesse a cederci un pezzo di territorio: l'attuale infiltrazione degli Ebrei vi ha prodotto senza dubbio un certo malumore; si dovrebbe illuminare l'Argentina sulla diversità essenziale della nuova migrazione ebraica.</span> </div>
</blockquote>
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<div align="justify">
<span style="font-family: Georgia;"> </span> </div>
<div align="justify">
<span style="font-family: Georgia;">La Palestina è la nostra patria storica, indimenticabile. Questo nome da solo sarebbe un richiamo di trascinante potenza per il popolo nostro. Se Sua Maestà il Sultano ci desse la Palestina, ci potremmo in cambio impegnare a sistemar completamente le finanze della Turchia; per l'Europa rappresenteremmo colà un pezzo del vallo contro l'Asia, copriremmo l'ufficio di avamposti della civiltà contro le barbarie; come Stato neutrale, rimarremmo in relazione con l'Europa intera, la quale dovrebbe garantire la nostra esistenza; per i luoghi santi della Cristianità si potrebbe trovare una forma di extraterritorialità garantita dal diritto internazionale: noi saremmo la guardia d'onore dei luoghi santi e risponderemmo colla nostra esistenza dell'adempimento di un simile dovere. Questa guardia d'onore sarebbe un gran simbolo per la soluzione del problema ebraico dopo diciotto secoli, colmi per noi d'ogni tribolazione.</span> </div>
</blockquote>
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<div align="justify">
<span style="font-family: Georgia;"> </span> </div>
<div align="justify">
<span style="font-family: Georgia;"><strong><br />Necessità, strumento, traffico</strong><br />Nel penultimo capitolo ho detto "La Jewish Company organizza il movimento economico del nuovo territorio."</span> </div>
</blockquote>
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<div align="justify">
<span style="font-family: Georgia;"> </span></div>
<div align="justify">
<span style="font-family: Georgia;">Credo di dover intercalare alcune delucidazioni su questo punto. Un progetto, qual è il presente, è minacciato nelle sue fondamenta se le persone "pratiche" si pronunziano contro di esso. Ora, le persone pratiche sono bensì, di regola, degli empirici incapaci di uscire da una ristretta cerchia di vecchie idee: ma la loro ostilità ha pure importanza e può danneggiar molto una causa a' suoi inizi, almeno finché questa causa non è a</span><span style="font-family: Georgia;">bbastanza forte per mandare a gambe all'aria i pratici con le loro idee marcite.</span></div>
</blockquote>
<blockquote>
<div align="justify">
<span style="font-family: Georgia;">Quando giunse per l'Europa l'era delle ferrovie, ci furono dei pratici i quali dichiararono folle la costruzione di certe linee "perché in quei luoghi neppur la diligenza postale aveva abbastanza passeggeri." Non si sapeva ancora, a quel tempo, una verità che oggi ci sembra puerilmente semplice, o cioè che non i viaggiatori determinano il sorgere della ferrovia, ma, all'opposto, la ferrovia richiama i viaggiatori; con che naturalmente si presuppone l'esistenza d'una necessità latente.</span> </div>
</blockquote>
<blockquote>
<div align="justify">
<span style="font-family: Georgia;"> </span> </div>
<div align="justify">
<span style="font-family: Georgia;">Rientrano nella categoria di simili "pratici" del periodo preferroviario quei tali che non riescono a capacitarsi come debba esser creato nel nuovo territorio, ancora da acquistarsi e ancor da coltivarsi, il movimento economico dei nuovi venuti. Un pratico dirà dunque press'a poco così:</span> </div>
</blockquote>
<blockquote>
<div align="justify">
<span style="font-family: Georgia;"> </span> </div>
<div align="justify">
<span style="font-family: Georgia;">"Ammesso che le odierne condizioni degli Ebrei in molti luoghi siano insostenibili e debbano divenir sempre peggiori; ammesso che nasca il desiderio d'emigrare, ammesso perfino che gli Ebrei emigrino nel nuovo territorio, come e che cosa guadagneranno? Di che vivranno? Il traffico necessario a molti uomini non si può artificialmente impiantare da un giorno all'altro."</span> </div>
</blockquote>
<blockquote>
<div align="justify">
<span style="font-family: Georgia;"> </span> </div>
<div align="justify">
<span style="font-family: Georgia;">A questo io rispondo. Dell'impianto artificiale di un traffico non è affatto il caso di parlare, e men che mai esso deve avvenir da un giorno all'altro. Ma se anche non si può impiantare questo traffico, promuover lo si può. Con quali mezzi? Per mezzo dello strumento d0una necessità. La necessità vuol essere riconosciuta, lo strumento vuol essere creato, e il traffico si produce poi da sé.</span> </div>
</blockquote>
<blockquote>
<div align="justify">
<span style="font-family: Georgia;"> </span> </div>
<div align="justify">
<span style="font-family: Georgia;">Se il bisogno provato dagli Ebrei, di pervenire a miglior condizione, è vero, profondo; se lo strumento di questo bisogno, la Jewish Company, è sufficientemente forte, il traffico deve stabilirsi, nel nuovo territorio, in abbondanza. Ciò è riposto senza dubbio nel futuro, come nel futuro era riposto lo sviluppo del movimento ferroviario per gli uomini del milleottocentotrenta. Le ferrovie furono tuttavia costruite; per buona fortuna, i dubbi de' praticoni della diligenza son stati superati.</span></div>
</blockquote>
<br />
<hr />
<span style="font-size: xx-small;"><sup>1</sup> Cfr da pag. 28 del testo integrale (<a href="http://www.archivio-torah.it/libretti/statoebraico1.pdf" target="_blank">link esterno</a>, da pag. 10/29 del file pdf).</span>Unknownnoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-7955289444061222227.post-58605961507101912912010-08-31T22:50:00.000+02:002015-03-24T19:18:58.514+01:00L’invito al primo Congresso Sionista<div align="justify">
L’invito di Leo Motzkin al Primo Congresso Sionista. Motzkin nacque nei pressi di Kiev nel 1867 e studiò a Berlino dove fondò la prima associazione nazionalistica studentesca ebraica.<br />
<br /></div>
<div align="center">
<img alt="" border="0" src="http://basch.altervista.org/_altervista_ht/immagini/storiadisraele/LinvitoalPrimoCongressoSionista_14212/Invito_thumb.jpg" height="353" style="border-bottom: 0px; border-left: 0px; border-right: 0px; border-top: 0px; display: inline; margin: 0px;" title="" width="525" /> </div>
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</div>
<div align="center">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><br />Congresso Sionista di Basilea.<br />29, 30 e 31 agosto 1897</span></div>
<div align="center">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><br />
Biglietto di invito<br />per<br />Sig. L. Mozkin</span><br />
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><br />
Vestito da sera e cravatta bianca sono obbligatori</span></div>
<div align="center">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">per la partecipazione alla sessione di apertura</span></div>
<div align="center">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<hr />
</div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit; font-size: x-small;"><b>Bibliografia</b></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit; font-size: x-small;"><span style="text-align: left;">"The Story of Israel", Martin Gilbert, Carlton</span></span></div>
Unknownnoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-7955289444061222227.post-53735628163723231462010-08-31T22:30:00.000+02:002010-10-20T11:20:01.254+02:00Estratto dal diario di Theodor Herzl: il primo Congresso Sionista<p align="justify">I diari di Theodor Herzl registrano l’evoluzione del Sionismo. L’inizio della parte principale è datata 3 settembre 1897, tre giorni dopo il Congresso Sionista di Basilea, tenutosi tra il 29 e il 31 agosto 1897.<strong><br> <blockquote></strong> <p align="center"><strong><span style="font-family: georgia; font-size: 85%"><font size="2">Quinto volume<br>Iniziato l’11 giugno<br>1897</font></span></strong></p></blockquote> <blockquote> <p align="justify"><span style="font-family: georgia; font-size: 85%"><font size="2">[…]</font></span></p> <p align="justify"><span style="font-family: georgia; font-size: 85%"><strong><font size="2">3 settembre, Vienna</font></strong></span></p> <p align="justify"><span style="font-family: georgia; font-size: 85%"><a href="http://basch.altervista.org/_altervista_ht/immagini/storiadisraele/EstrattidaldiariodiHerzl_CE9F/Congress_Hall_ZO_1897.jpg"><font color="#333333" size="2"><img style="border-right-width: 0px; margin: 0px 0px 0px 10px; display: inline; border-top-width: 0px; border-bottom-width: 0px; border-left-width: 0px" title="Il palazzo dove si è tenuto il Congresso, a Basilea (Svizzera)" border="0" alt="Il palazzo dove si è tenuto il Congresso, a Basilea (Svizzera)" align="right" src="http://basch.altervista.org/_altervista_ht/immagini/storiadisraele/EstrattidaldiariodiHerzl_CE9F/Congress_Hall_ZO_1897_thumb.jpg" width="300" height="211"></font></a><font size="2"> Gli ultimi due giorni, i più importanti dalla concezione dell’idea a Parigi fino ad oggi, sono passati velocemente. A Basilea e nel viaggio verso casa ero troppo stanco per scrivere sul diario, ma oggi è necessario più che mai, dato che gli altri sono già consapevoli che il nostro movimento è entrato nella storia.</font></span></p> <p align="justify"><font size="2" face="Georgia">Se dovessi riassumere il Congresso di Basilea in una frase – che dovrei fare attenzione a non dire pubblicamente – sarebbe questa: a Basilea ho fondato lo Stato ebraico. Se oggi dovessi uscirmene esplicitamente in questo modo come risposta riceverei solo risate. Forse in cinque anni, al massimo in 50, chiunque lo riconoscerà.</font></p> <p align="justify"><span style="font-family: georgia; font-size: 85%"><font size="2">Uno Stato essenzialmente può essere fondato sulla volontà del popolo, ma anche su un potere individuale sufficientemente elevato (<em>Lo Stato sono io</em> – Luigi XIV). Il territorio è solo il materiale alla sua base; c’è sempre qualcosa di astratto in uno Stato, indipendentemente dal suo territorio. Anche il Vaticano esiste senza territorio, altrimenti il Papa non sarebbe un sovrano.</font></span></p> <p align="justify"><span style="font-family: georgia; font-size: 85%"><font size="2">Io ho creato questa entità astratta – che è quindi invisibile alla maggior parte della gente – a Basilea. Infatti, con mezzi infinitesimali, ho gradualmente spinto le persone verso la mentalità di uno Stato e prodotto in loro la sensazione di essere loro stesse l’Assemblea Nazionale.</font></span></p> <p align="justify"><font size="2" face="Georgia">Uno dei miei primi pensieri pratici, già nei mesi passati, consisteva nel fatto che ognuno avrebbe dovuto partecipare alla sessione d’apertura in cravatta bianca e in frac. Questo si rivelò splendido. Essere vestiti elegantemente rende la gente altezzosa. Il tono sobrio sviluppato da questa sensazione di superbia – che non ci sarebbe stata se la gente fosse accorsa con i vestiti variopinti dell’estate – avrebbe fatto sì che io non potessi fallire nell’elevare questo tono verso la solennità.</font></p> <p align="justify"><a href="http://basch.altervista.org/_altervista_ht/immagini/storiadisraele/EstrattidaldiariodiTheodorHerzl_B264/Max_Nordau.jpg"><span style="font-family: georgia; color: #333333; font-size: 85%"><font size="2"><img style="background-image: none; border-bottom: 0px; border-left: 0px; margin: 0px 10px 0px 0px; padding-left: 0px; padding-right: 0px; display: inline; border-top: 0px; border-right: 0px; padding-top: 0px" title="Max Simon Nordau, cofondatore del movimento sionista." border="0" alt="Max Simon Nordau, cofondatore del movimento sionista." align="left" src="http://basch.altervista.org/_altervista_ht/immagini/storiadisraele/EstrattidaldiariodiTheodorHerzl_B264/Max_Nordau_thumb.jpg" width="171" height="240"></font></span></a><font size="2" face="Georgia">Nordau è apparso in vestito e cappotto il primo giorno e inizialmente non volle tornare a casa per mettersi il frac. L’ho preso in disparte e lo ho supplicato di farmi un favore: “oggi il presidio del Congresso Sionista non è ancora niente: dobbiamo prima stabilizzare il tutto. La gente deve prendere l’abitudine di guardare al Congresso come la cosa più esaltante e solenne”. Sembrava essersi convinto, perciò in segno di gratitudine l’ho abbracciato. Un quarto d’ora dopo si è ripresentato in frac.</font></p> <p align="justify"><span style="font-family: georgia; font-size: 85%"><font size="2">La mia priorità costante di quei tre giorni di Congresso consisteva nel far dimenticare a Nordau che lui era il numero due del Congresso, dato che avrebbe potuto risentirne visibilmente la sua sicurezza in sé stesso. Ho sfruttato ogni occasione per sottolineare che io mi trovavo sulla Cattedra solo per ragioni tecniche connesse alla gente e alla mia competenza, e la precedenza su di me apparteneva a lui di diritto in tutte le altre circostanze. Questo migliorò il suo stato d’animo in qualche modo e, fortunatamente, il suo discorso ebbe più successo del mio, che era più politico, e andai da tutti i presenti pregandoli di affermare che era stato il discorso migliore del Congresso.</font></span></p> <p align="justify"><font size="2" face="Georgia">Allo stesso modo ho dovuto pacare altre sensibilità che erano state turbate in tutto quel trambusto. Steiner era stato ignorato durante l’elezione dei comitati e sembrava sul punto di starsi offendendo. Mi affrettai ad eleggerlo Presidente del galà di accoglienza e capo del Comitato dell’Organizzazione, dopodiché si insediò sul palco dei discorsi e impedì agli oratori di sedervisi. Mintz e alcuni altri rimasero offesi per il fatto che mi ero rivolto a loro troppo duramente per essersi seduti immobili al tavolo del Presidio anziché prendere tempo per aiutarmi nell’effettuare le procedure.</font> <p align="justify"><font size="2" face="Georgia">Tutto era sulle mie spalle. Non credevo che fosse così; lo capii quando me ne andai il pomeriggio del terzo giorno perché ero stanco e consegnai la presidenza a Nordau. Tutto cadde in confusione e mi fu detto in seguito che era stata una sessione caotica. Anche prima che io mi alzassi dalla sedia, le cose non stavano filando lisce. Il buon Dottor Lippe, di Jassy, essendo il membro più anziano, era seduto. Era stato accordato che avrebbe parlato per massimo dieci minuti. Nella grande commozione non mi aveva illustrato il suo discorso, e quando si alzò in piedi parlò per mezz’ora, facendo errori uno dopo l’altro. Ero seduto sotto di lui sul palco, vicino a Nordau, e ho tentato quattro volte di mandargli segnali per farlo concludere. La faccenda stava diventando ridicola.</font> <p align="justify"><span style="font-family: georgia; font-size: 85%"><a href="http://basch.altervista.org/_altervista_ht/immagini/storiadisraele/EstrattidaldiariodiHerzl_CE9F/1897Herzlatpodium1stzionistcongress.jpg"><font color="#333333" size="2"><img style="border-right-width: 0px; margin: 0px 0px 0px 10px; display: inline; border-top-width: 0px; border-bottom-width: 0px; border-left-width: 0px" title="Herzl sul palco del primo Congresso Sionista" border="0" alt="Herzl sul palco del primo Congresso Sionista" align="right" src="http://basch.altervista.org/_altervista_ht/immagini/storiadisraele/EstrattidaldiariodiHerzl_CE9F/1897Herzlatpodium1stzionistcongress_thumb.jpg" width="250" height="250"></font></a><font size="2"> Dopo fu il mio turno e la platea mi dedicò uno scrosciante applauso. Rimasi calmo e non feci alcun inchino, così da non ridurre l’occasione ad una semplice lettura di un testo teatrale. </font></span><span style="font-family: georgia; font-size: 85%"><font size="2">Il Presidio fu eletto per acclamazione. Tutti noi camminavamo e il Congresso applaudiva. Ho lasciato il palco a Nordau. Parlò meravigliosamente. Il suo discorso rimarrà un monumento del nostro tempo. Quando tornò dalla Cattedra del Presidio andai da lui e gli dissi: “<em>Monumentum aera perennium</em>” [un monumento più resistente del bronzo].</font></span></p> <p align="justify"><span style="font-family: georgia; font-size: 85%"><font size="2">Successivamente le relazioni procedettero secondo programma. Ed ora il motivo per cui sono dovuto andare al Palazzo Borbone per quattro anni è diventato chiaro. Ero pieno nel mio subconscio di sottigliezze procedurali. Seguendo l’esempio di Floquet, ero gentile ed energico e ho avuto cura di fare il Presidente nei momenti critici.</font></span></p> <p align="justify"><font size="2" face="Georgia">Ho fatto diversi errori il primo giorno, ma nel secondo, stando all’opinione generale, ho gestito la situazione. Ci furono dei momenti critici, come quando, per esempio, un certo Mandelkern si alzò in piedi per proporre una mozione di ringraziamento da parte del Congresso nei confronti del Barone Edmond di Rotschild. Io rifiutai la proposta sin dall’inizio, perché non potevamo votare in quel modo su una questione di principio di infiltrazione. Ho zittito Mandelkern dicendo che stava mettendo il Congresso nella posizione imbarazzante di dover scegliere tra ingratitudine verso un’impresa di beneficenza e l’abbandono dei princìpi. Il Congresso mi applaudì. </font> <p align="justify"><font size="2" face="Georgia">Vi fu anche un altro momento critico quando venne all’attenzione lo scandalo Birnbaum. Questo Birnbaum, che aveva lasciato il Sionismo in favore del socialismo tre giorni prima del mio arrivo sulla scena, affermò prepotentemente di essere il mio “predecessore”. Nella sua sfacciata lettera supplicante rivolta a me e agli altri, si proclamò come scopritore e fondatore del Sionismo, dato che aveva scritto a riguardo un piccolo trattato, come molti altri a partire da Pinsket (di cui non avevo mai saputo nulla dopo tutto).</font> <p align="justify"><font size="2"><span style="font-family: georgia; font-size: 85%"></span></font></p> <p align="justify"><span style="font-family: georgia; font-size: 85%"><span style="font-family: georgia; font-size: 85%"><a href="http://basch.altervista.org/_altervista_ht/immagini/storiadisraele/EstrattidaldiariodiHerzl_CE9F/ilz1898.jpg"><font color="#333333" size="2"><img style="border-right-width: 0px; margin: 0px 10px 0px 0px; display: inline; border-top-width: 0px; border-bottom-width: 0px; border-left-width: 0px" title="Poster del cinquantenario del Congresso Sionista" border="0" alt="Poster del cinquantenario del Congresso Sionista" align="left" src="http://basch.altervista.org/_altervista_ht/immagini/storiadisraele/EstrattidaldiariodiHerzl_CE9F/ilz1898_thumb.jpg" width="240" height="332"></font></a></span><font size="2">Lui ora faceva la proposta attraverso alcuni giovani secondo cui il Segretario Generale del Comitato d’Azione doveva essere eletto direttamente dal Congresso e pagato da questo. E questo tizio, che non aveva altro motivo di partecipare all’Assemblea Nazionale Ebraica se non per prendere lui stesso voti e stipendio, osava compararsi a me! E anche in questo passaggio, come le sue lettere, combinava sfrontatezza a sdolcinatezze. [Disse che] il Segretario Generale, rappresentante </font></span><span style="font-family: georgia; font-size: 85%"><font size="2">del Congresso, avrebbe dovuto confrontarsi con gli altri 22 membri del Comitato d’Azione.</font></span></p> <p align="justify"><span style="font-family: georgia; font-size: 85%"><font size="2">Dichiarai che non potevo immaginare come qualcuno avrebbe potuto accettare un posto nel Comitato a queste condizioni. La mozione infatti fallì miseramente. Questa è stata l’unica nota discordante nel Congresso, istigata da Schalit, un ragazzo che avevo riempito di cortesia.</font></span></p> <p align="justify"><span style="font-family: georgia; font-size: 85%"><font size="2">La signora Sonnenschein, ebrea americana, mi disse durante questo incidente – le avrei consegnato la presidenza di Nordau – : “Ti crocifiggeranno ancora, e io sarò la tua Maria Maddalena!”.</font></span></p> <p align="justify"><font size="2" face="Georgia">Ad ogni modo, tutto filò abbastanza liscio. Dato che non ero presente al Congresso durante la discussione sull’insediamento, Bambus si avventurò sul palco insinuandosi in un comitato. Ho lasciato perdere quel furfante e ho anche lasciato che quel maleducato di Scheid la facesse franca, perché nel frattempo il Congresso aveva preso una tale svolta verso la grandezza che non volevo dare l’impressione di dare importanza a queste faccende così miserabili. Lasciamoli andare e che siano impiccati da qualche altra parte.</font> <p align="justify"><span style="font-family: georgia; font-size: 85%"><font size="2">Per quanto riguarda la linea di principio, l’evento più importante – che potrebbe essere passato inosservato – fu quando ho introdotto il sistema rappresentativo, cioè l’Assemblea Nazionale. Al prossimo Congresso parteciperanno solo delegati.</font></span></p> <p align="justify"><span style="font-family: georgia; font-size: 85%"><font size="2">Quando mi congedai da Nordau gli dissi: “l’anno prossimo le cose saranno diverse. Tu diventerai il Presidente del Congresso ed io del Comitato Esecutivo.” Non si è voluto impegnare in nessun modo…</font></span></p> <p align="justify"><span style="font-family: georgia; font-size: 85%"><font size="2">Innumerevoli piccoli incidenti. Tutti mi domandavano di cose importanti e meno importanti. C’erano sempre quattro o cinque persone che parlavano con me contemporaneamente. Questo mi sottopose ad un enorme sforzo mentale, perché dovevo dare ad ognuno di loro una risposta esaustiva all’esatto argomento della questione. Per me era come giocare a 32 partite di scacchi contemporaneamente.</font></span></p> <p align="justify"><span style="font-family: georgia; font-size: 85%"><span style="font-family: georgia; font-size: 85%"><span style="font-family: georgia; font-size: 85%"><a href="http://basch.altervista.org/_altervista_ht/immagini/storiadisraele/EstrattidaldiariodiHerzl_CE9F/Image105.jpg"><font color="#333333" size="2"><img style="border-right-width: 0px; margin: 0px 0px 0px 10px; display: inline; border-top-width: 0px; border-bottom-width: 0px; border-left-width: 0px" title="I delegati del primo Congresso Sionista" border="0" alt="I delegati del primo Congresso Sionista" align="right" src="http://basch.altervista.org/_altervista_ht/immagini/storiadisraele/EstrattidaldiariodiHerzl_CE9F/Image105_thumb.jpg" width="288" height="181"></font></a></span></span><font size="2">E il Congresso è stato splendido. Mentre Nordau presiedeva, una volta entrai nella sala dal retro. Il lungo tavolo verde sul palco con il Presidente sulla sedia più sollevata, la piattaforma verde drappeggiata, gli stenografi nel tavolo della stampa, tutto mi diede un’impressione così forte che frettolosamente sono riuscito di nuovo, così da non perdere la mia compostezza. Più tardi </font></span><span style="font-family: georgia; font-size: 85%"><font size="2">capii il motivo per cui tutti gli altri erano così eccitati e in stato confusionale.</font></span></p> <p align="justify"><span style="font-family: georgia; font-size: 85%"><font size="2">Non avevo capito quanto sarebbe apparso splendido il Congresso in questa solenne sala concerti, con le sue pareti grigio chiaro. Non avevo opinioni preconcette a riguardo, altrimenti ne sarei rimasto affascinato da subito.</font></span></p> <p align="justify"><span style="font-family: georgia; font-size: 85%"><font size="2">E il miglior ricordo di questi giorni di Congresso per me è qualche quarto d’ora di notte passato sul balcone dell’Hotel Trois Rois con quel gentile vecchio banchiere, Gustav G. Cohen, a cui avevo dato il nomigliolo “Beaujolais fleuri”, dopo il vino francese che aveva bevuto a tavola.</font></span></p></blockquote> Unknownnoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-7955289444061222227.post-10369860367775790242010-08-31T22:10:00.000+02:002010-10-19T22:11:23.244+02:00Il Programma di Basilea<p align="justify">Il programma di Basilea, pubblicato dal primo Congresso Sionista del 1897.</p> <p><img style="border-bottom: 0px; border-left: 0px; margin: 0px auto; display: block; float: none; border-top: 0px; border-right: 0px" title="Il manoscritto del Programma di Basilea" border="0" alt="Il manoscritto del Programma di Basilea" src="http://basch.altervista.org/_altervista_ht/immagini/storiadisraele/IlProgrammadiBasilea_13D76/Programma_thumb.jpg" width="525" height="671"></p> <blockquote> <p align="justify"><font size="2" face="Georgia">Il Sionismo si impegna per assicurare agli gli ebrei residenti in Palestina un proprio territorio nazionale sicuro e riconosciuto internazionalmente.<br>Il congresso pianifica le seguenti modalità per il raggiungimento di questo obiettivo:</font></p> <ol> <li> <div align="justify"><font size="2" face="Georgia">appropriata formazione di insediamenti in Palestina popolati da agricoltori ebrei, artigiani e commercianti;</font></div> <li> <div align="justify"><font size="2" face="Georgia">organizzazione e raccolta di tutti gli ebrei attraverso adeguate istituzioni locali e generali, in accordo con le leggi dei vari paesi;</font></div> <li> <div align="justify"><font size="2" face="Georgia">promozione di un sentimento e di una coscienza nazionale tra gli ebrei;</font></div> <li> <div align="justify"><font size="2" face="Georgia">fasi preparatorie per l’ottenimento del consenso dei governi come necessario per conseguire gli obiettivi del Sionismo.</font></div></li></ol></blockquote> Unknownnoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-7955289444061222227.post-48201179016068182242010-08-31T21:50:00.000+02:002010-10-20T22:04:31.993+02:00“J’accuse” di Emile Zola<em><img style="display: block; float: none; margin-left: auto; margin-right: auto" src="http://basch.altervista.org/_altervista_ht/immagini/storiadisraele/HerzlelaNationalHomeebraicailSionismo_1403E/2.jpg"></em> <p align="justify">Traduzione italiana della lettera aperta “J'accuse” di Emile Zola al Presidente della Repubblica Francese Félix Faure <a href="http://storiadisraele.blogspot.com/2010/08/herzl-e-la-home-ebraica-il-sionismo.html" target="_blank">in difesa di Alfred Dreyfus</a>. Pubblicata il 13 gennaio 1898 sul giornale francese <em>L’Aurore</em> come editoriale, costerà all’autore un anno di carcere e un’ammenda di 3000 franchi francesi.</p> <blockquote> <p align="justify"><font size="2" face="Georgia"><img style="border-bottom: 0px; border-left: 0px; margin: 0px 10px 0px 0px; display: inline; border-top: 0px; border-right: 0px" title="Emile Zola" border="0" alt="Emile Zola" align="left" src="http://basch.altervista.org/_altervista_ht/immagini/storiadisraele/JaccusediEmileZola_1455B/EmileZola_thumb.jpg">«Monsieur le Président </font></p> <p align="justify"><font size="2" face="Georgia">permettetemi, grato, per la benevola accoglienza che un giorno mi avete fatto, di preoccuparmi per la Vostra giusta gloria e dirvi che la Vostra stella, se felice fino ad ora, è minacciata dalla più offensiva ed inqualificabile delle macchie. Avete conquistato i cuori, Voi siete uscito sano e salvo da grosse calunnie. Apparite raggiante nell’apoteosi di questa festa patriottica che l’alleanza russa ha rappresentato per la Francia e Vi preparate a presiedere al trionfo solenne della nostra esposizione universale, che coronerà il nostro grande secolo di lavoro, di libertà e di verità. </font> <p align="justify"><font size="2" face="Georgia">Ma quale macchia di fango sul Vostro nome, stavo per dire sul Vostro regno – soltanto quell’abominevole affare Dreyfus! Per ordine di un consiglio di guerra è stato scagionato Esterhazy, ignorando la verità e qualsiasi giustizia. È finita, la Francia ha sulla guancia questa macchia, la storia scriverà che sotto la Vostra presidenza è stato possibile commettere questo crimine sociale. E poiché è stato osato, oserò anche io. La verità, la dirò io, poiché ho promesso di dirla, se la giustizia, regolarmente osservata non la proclamasse interamente. Il mio dovere è di parlare, non voglio essere complice. Le mie notti sarebbero abitate dallo spirito dell’uomo innocente che espia laggiù nella più spaventosa delle torture un crimine che non ha commesso. Ed è a Voi signor presidente, che io griderò questa verità, con tutta la forza della mia rivolta di uomo onesto. In nome del Vostro onore, sono convinto che la ignoriate. E a chi dunque denuncerò se non a Voi, primo magistrato del paese? </font> <p align="justify"><font size="2" face="Georgia">Per prima cosa, la verità sul processo e sulla condanna di Dreyfus. Un uomo cattivo, ha condotto e fatto tutto: è il luogotenente colonnello del Paty di Clam, allora semplice comandante. La verità sull’affare Dreyfus la saprà soltanto quando un’inchiesta legale avrà chiarito i suoi atti e le sue responsabilità. Appare come lo spirito più fumoso, più complicato, ricco di intrighi romantici compiacendosi al modo dei romanzi feuilletons, carte sparite, lettere anonime, appuntamenti in luoghi deserti, donne misteriose che accaparrano prove durante gli appuntamenti. È lui che immaginò di dettare l’elenco a Dreyfus, è lui che sognò di studiarlo in una parte rivestita di ghiaccio, è lui che il comandante Forzinetti ci rappresenta armato di una lanterna, volendo farsi introdurre vicino l’accusato addormentato, per proiettare sul suo viso un brusco raggio di luce e sorprendere così il suo crimine nel momento del risveglio. Ed io non ho da dire altro che se si cerca si troverà. </font> <p align="justify"><font size="2" face="Georgia">Dichiaro semplicemente che il comandante del Paty di Clam incaricato di istruire la causa Dreyfus, come ufficiale giudiziario nel seguire l’ordine delle date e delle responsabilità, è il primo colpevole del terribile errore giudiziario che è stato commesso. L’elenco era già da tempo nelle mani del colonnello Sandherr direttore dell’ufficio delle informazioni, morto dopo di paralisi generale. Ebbero luogo delle fughe, carte sparivano come ne spariscono oggi e l’autore dell’elenco era ricercato quando a priori si decise poco a poco che l’autore non poteva essere che un ufficiale di stato maggiore e un ufficiale dell’artiglieria: doppio errore evidente che mostra con quale spirito superficiale si era studiato questo elenco, perché un esame ragionato dimostra che non poteva agire soltanto un ufficiale di truppa. Si cercava dunque nella casa, si esaminavano gli scritti come un affare di famiglia, un traditore da sorprendere dagli uffici stessi per espellerlo. E senza che voglia rifare qui una storia conosciuta solo in parte, entra in scena il comandante del Paty di Clam da quando il primo sospetto cade su Dreyfus. A partire da questo momento, è lui che ha inventato il caso Dreyfus, l’affare è diventato il suo affare, si fa forte nel confondere le tracce, di condurlo all’inevitabile completamento. </font> <p align="justify"><font size="2" face="Georgia">C’è il ministro della guerra, il generale Mercier, la cui intelligenza sembra mediocre; c’è il capo dello stato maggiore, il generale de Boisdeffre che sembra aver ceduto alla sua passione clericale ed il sottocapo dello stato maggiore, il generale Gonse la cui coscienza si è adattata a molti. Ma in fondo non c’è che il comandante di Paty di Clam che li conduce tutti perché si occupa anche di spiritismo, di occultismo, conversa con gli spiriti. Non si potrebbero concepire le esperienze alle quali egli ha sottomesso l’infelice Dreyfus, le trappole nelle quali ha voluto farlo cadere, le indagini pazze, le enormi immaginazioni, tutta una torturante demenza. </font> <p align="justify"><font size="2" face="Georgia">Ah! Questo primo affare è un incubo per chi lo conosce nei suoi veri dettagli! Il comandante del Paty di Clam, arresta Dreyfus e lo mette nella segreta. Corre dalla signora Dreyfus, la terrorizza dicendole che se parla il marito è perduto. Durante questo tempo, l’infelice si strappava la carne, gridava la sua innocenza. E la vicenda è stata progettata così come in una cronaca del XV secolo, in mezzo al mistero, con la complicazione di selvaggi espedienti, tutto ciò basato su una sola prova superficiale,questo elenco sciocco, che era soltanto una tresca volgare, che era anche più impudente delle frodi poiché i ”famosi segreti” consegnati erano tutti senza valore. Se insisto è perché il nodo è qui da dove usciva più tardi il vero crimine, il rifiuto spaventoso di giustizia di cui la Francia è malata. [...] </font> <p align="justify"><font size="2" face="Georgia">Ma questa lettera è lunga signor presidente, ed è tempo di concludere. Accuso il luogotenente colonnello de Paty di Clam di essere stato l’operaio diabolico dell’errore giudiziario, in incoscienza, io lo voglio credere, e di aver in seguito difeso la sua opera nociva, da tre anni, con le macchinazioni più irragionevoli e più colpevoli. Accuso il generale Marcire di essersi reso complice, almeno per debolezza di spirito, di una delle più grandi iniquità del secolo. Accuso il generale Billot di aver avuto tra le mani le prove certe dell’innocenza di Dreyfus e di averle soffocate, di essersi reso colpevole di questo crimine di lesa umanità e di lesa giustizia, per uno scopo politico e per salvare lo stato maggiore compromesso. Accuso il generale de Boisdeffre ed il generale Gonse di essersi resi complici dello stesso crimine, uno certamente per passione clericale, l’altro forse con questo spirito di corpo che fa degli uffici della guerra l’arcata santa, inattaccabile. Accuso il generale De Pellieux ed il comandante Ravary di avere fatto un’indagine scellerata, intendendo con ciò un’indagine della parzialità più enorme, di cui abbiamo nella relazione del secondo un imperituro monumento di ingenua audacia. Accuso i tre esperti in scrittura i signori Belhomme, Varinard e Couard, di avere presentato relazioni menzognere e fraudolente, a meno che un esame medico non li dichiari affetti da una malattia della vista e del giudizio. Accuso gli uffici della guerra di avere condotto nella stampa, particolarmente nell’Eclair e nell’Eco di Parigi, una campagna abominevole, per smarrire l’opinione pubblica e coprire il loro difetto. Accuso infine il primo consiglio di guerra di aver violato il diritto, condannando un accusato su una parte rimasta segreta, ed io accuso il secondo consiglio di guerra di aver coperto quest’illegalità per ordine, commettendo a sua volta il crimine giuridico di liberare consapevolmente un colpevole. </font> <p align="justify"><font size="2" face="Georgia">Formulando queste accuse, non ignoro che mi metto sotto il tiro degli articoli 30 e 31 della legge sulla stampa del 29 luglio 1881, che punisce le offese di diffamazione. Ed è volontariamente che mi espongo. Quanto alla gente che accuso, non li conosco, non li ho mai visti, non ho contro di loro né rancore né odio. Sono per me solo entità, spiriti di malcostume sociale. E l’atto che io compio non è che un mezzo rivoluzionario per accelerare l’esplosione della verità e della giustizia. Ho soltanto una passione, quella della luce, in nome dell’umanità che ha tanto sofferto e che ha diritto alla felicità. La mia protesta infiammata non è che il grido della mia anima. Che si osi dunque portarmi in assise e che l’indagine abbia luogo al più presto. </font> <p align="justify"><font size="2" face="Georgia">Aspetto </font> <p align="justify"><font size="2" face="Georgia">Vogliate gradire, signor presidente, l’assicurazione del mio profondo rispetto.»</font></p></blockquote> Unknownnoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-7955289444061222227.post-77709435333147183712010-08-31T21:30:00.000+02:002011-06-03T01:08:32.758+02:00La colonizzazione della terra<p align="justify"><a href="http://basch.altervista.org/_altervista_ht/immagini/storiadisraele/Lacolonizzazionedellaterra_12FAF/yishuv.jpg" target="_new"><img style="border-right-width: 0px; margin: 0px auto; display: block; float: none; border-top-width: 0px; border-bottom-width: 0px; border-left-width: 0px" title="Mappa degli insediamenti ebraici dal 1881 al 1914 (clicca per ingrandire)" border="0" alt="Mappa degli insediamenti ebraici dal 1881 al 1914 (clicca per ingrandire)" src="http://basch.altervista.org/_altervista_ht/immagini/storiadisraele/Lacolonizzazionedellaterra_12FAF/yishuv_thumb.jpg" width="350" height="621"></a></p> <p align="justify">All’epoca del <a href="http://storiadisraele.blogspot.com/2010/08/herzl-e-la-home-ebraica-il-sionismo.html" target="_blank">primo Congresso Sionista di Basilea nel 1897</a>, circa 20 mila ebrei già vivevano in Palestina: questi erano in maggioranza agricoltori, altri, soprattutto a Gerusalemme e nella città di Safed, erano ebrei ortodossi. La maggior parte degli agricoltori era arrivata durante i precedenti 30 anni, molti per sfuggire alle persecuzioni in Russia, ispirati da un movimento che può definirsi il precursore del sionismo, chiamato <em>Hovevei Zion</em> (“amanti di Sion”). Altri vivevano nella regione da tempo immemore.</p> <p align="justify"><img style="border-right-width: 0px; margin: 0px 0px 0px 10px; display: inline; border-top-width: 0px; border-bottom-width: 0px; border-left-width: 0px" title="Il Kibbutz Deganya, il primo kibbutz fondato nel 1909, a sud del mare di Galilea. La zona era difficile da coltivare data la sua locazione geografica, ma i pionieri erano determinati nel farla fiorire. I kibbutzim servivano per promuovere gli ideali di comunanza nazionale tra persone con provenienza e origini diverse" border="0" alt="Il Kibbutz Deganya, il primo kibbutz fondato nel 1909, a sud del mare di Galilea. La zona era difficile da coltivare data la sua locazione geografica, ma i pionieri erano determinati nel farla fiorire. I kibbutzim servivano per promuovere gli ideali di comunanza nazionale tra persone con provenienza e origini diverse" align="right" src="http://basch.altervista.org/_altervista_ht/immagini/storiadisraele/Lacolonizzazionedellaterra_12FAF/KibbutzDeganya_thumb.jpg" width="240" height="166" del="" fondamentali="" principi="" degli="" uno="" alla="" ritorno="">I Congressi Sionisti si riunivano ogni anno per proseguire l’opera di stabilizzazione di una “National Home” in Palestina. Nel 1901, quattro anni dopo il primo Congresso, un fondo speciale denominato <strong>Jewish National Fund</strong> (JNF) fu istituito <strong>per acquistare terre nella regione</strong>, sulle quali gli ebrei avrebbero potuto insediarsi e lavorare. I soldi del fondo provenivano da tutto il mondo, donati dagli ebrei che erano rimasti affascinati dagli ideali sionisti.</p> <p align="justify">Si iniziò lentamente. Solo tre anni dopo l’istituzione del JNF, tempo necessario per avere il denaro sufficiente, si potè procedere con il primo acquisto: il <em>Kfar Hittim</em> (il Villaggio del Grano) in Galilea. I primi pionieri sionisti che vivevano lì erano ebrei provenienti dalla città polacca di Lodz. Come in tutte le terre acquistate c’era un duro lavoro da compiere nei campi, nel mezzo del pericolo della malaria e dell’ostilità dei Beduini che non accettavano estranei nella zona.</p> <p align="justify"><img style="border-right-width: 0px; margin: 0px 10px 0px 0px; display: inline; border-top-width: 0px; border-bottom-width: 0px; border-left-width: 0px" title="Aharon David Gordon" border="0" alt="Aharon David Gordon" align="left" src="http://basch.altervista.org/_altervista_ht/immagini/storiadisraele/Lacolonizzazionedellaterra_12FAF/adgordon_thumb.jpg" width="170" height="240"> Per proteggersi dagli attacchi, gli immigrati ebrei misero appunto una propria organizzazione di autodifesa. Ma era necessario anche proseguire nel diffondere gli ideali sionisti anche tra la gente che era già giunta nella regione. Uno dei principali mentori in tal senso fu <strong>Aharon David Gordon</strong>, che aveva circa cinquant’anni quando lasciò un tranquillo mestiere di scrivano in Russia per andare in Palestina a spiegare a tutti i nuovi arrivati gli ideali che avrebbero dovuto seguire per ottenere il “supremo atto” di redenzione personale, nazionale e universale, che si sarebbe tradotto con la rinascita di Israele.</p> <p align="justify">Riguardo il comportamento dei nuovi arrivati nei confronti della popolazione araba, Gordon era empatico: “la nostra attitudine nei loro confronti deve essere di umanità, e di coraggio morale, la quale deve restare sempre al primo posto, anche se la controparte non è proprio come la si vorrebbe. Anzi, la sua ostilità deve essere proprio la ragione della nostra umanità”.</p> <p align="justify"><img style="border-right-width: 0px; margin: 0px 0px 0px 10px; display: inline; border-top-width: 0px; border-bottom-width: 0px; border-left-width: 0px" title="Eliezer Ben-Yehuda" border="0" alt="Eliezer Ben-Yehuda" align="right" src="http://basch.altervista.org/_altervista_ht/immagini/storiadisraele/Lacolonizzazionedellaterra_12FAF/EliezerBenYehuda_thumb.jpg" width="240" height="240"> Cambiamenti enormi ebbero luogo nella vita degli ebrei in Palestina nei primi 10 anni del ‘900. La più importante per la futura coesione nazionale e per la facilitazione della capacità di lavorare insieme fu la <strong>trasformazione della lingua ebraica</strong> – in precedenza utilizzata solo ed esclusivamente per pregare – in un linguaggio di tutti i giorni. Questo rese capaci di comunicare e conversare tra loro migranti che parlavano Yiddish (provenienti dai paesi dell’est Europa), russo, polacco, inglese, francese e molti altri linguaggi.</p> <p align="justify">La prima scuola di lingua ebraica fu fondata nel porto di Giaffa nel 1906. In quello stesso anno fu fondato a Gerusalemme anche un centro di lingua ebraica per arti e mestieri, la <em>Bezalel School</em>. Nel frattempo, un immigrato ebreo proveniente dalla Russia, <strong>Eliezer Ben-Yehuda</strong>, lavorava 18 ore al giorno per compilare il primo dizionario di ebraico moderno, traendo termini ebraici dalla Bibbia e adattandoli alle necessità della società moderna in cui il treno, il telefono e anche l’automobile erano diventati parte integrante della vita quotidiana. Il primo dei sei volumi fu pubblicato nel 1910.</p> <p align="justify"><strong><img style="border-right-width: 0px; margin: 0px 10px 0px 0px; display: inline; border-top-width: 0px; border-bottom-width: 0px; border-left-width: 0px" title="Inaugurazione di Tel Aviv, 1909" border="0" alt="Inaugurazione di Tel Aviv, 1909" align="left" src="http://basch.altervista.org/_altervista_ht/immagini/storiadisraele/Lacolonizzazionedellaterra_12FAF/InaugurazionediTelAviv1909_thumb.jpg" width="240" height="187"></strong>Ebrei e arabi vivevano gli uni accanto agli altri nelle città della regione palestinese. Solo a Gerusalemme gli ebrei costituivano la maggioranza sin dai primi anni del 1800. Il movimento sionista volle costruire una città interamente ebraica. Fu scelto un luogo sulle dune di sabbia della costa mediterranea, nei pressi del sovraffollato porto di Giaffa. Chiamarono la città <strong>Tel Aviv</strong> (che significa “Collina della Primavera”). Era il 1909. Nello stesso anno nacque a <strong>Deganya</strong>, a sud del mare di Galilea, la prima fattoria collettiva, meglio conosciuta come <strong>Kibbutz</strong>.</p> Unknownnoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-7955289444061222227.post-26300824018683634442010-08-31T21:10:00.000+02:002010-10-19T22:16:03.729+02:00La Dichiarazione di Balfour<p align="justify"><img style="border-bottom: 0px; border-left: 0px; margin: 0px auto; display: block; float: none; border-top: 0px; border-right: 0px" title="Membri del Zion Mule Corps. La bandiera raffigurata nella foto è del 16esimo plotone del Battaglione di Londra e raffigurava le stelle di David sopra il simbolo dell'Union Jack" border="0" alt="Membri del Zion Mule Corps. La bandiera raffigurata nella foto è del 16esimo plotone del Battaglione di Londra e raffigurava le stelle di David sopra il simbolo dell'Union Jack" src="http://basch.altervista.org/_altervista_ht/immagini/storiadisraele/LaDichiarazionediBalfour_149EB/flag_16th_platoon_20th_london_battalion_Jewish_Legion_1917_thumb.jpg" width="450" height="287"></p> <p align="justify">Con l’avvento della Prima Guerra Mondiale nel 1914, l’Inghilterra attaccò l’Impero Ottomano su tre fronti: Mesopotamia (oggi Iraq), Gallipoli e deserto del Sinai. Considerando che gli ebrei della Palestina confidavano nel fatto che una sconfitta turca avrebbe loro permesso di fondare il loro Stato, le autorità ottomane si insospettirono e <strong>ne espulsero molti</strong> dalla regione attraverso il Sinai verso verso la zona dell’Egitto controllata dagli inglesi. Altri ebrei palestinesi furono portati in Siria e costretti a costruire strade.</p> <p align="justify"><img style="border-bottom: 0px; border-left: 0px; margin: 0px 0px 0px 10px; display: inline; border-top: 0px; border-right: 0px" title="Vladimir Jabotinsky" border="0" alt="Vladimir Jabotinsky" align="right" src="http://basch.altervista.org/_altervista_ht/immagini/storiadisraele/LaDichiarazionediBalfour_149EB/Zeev_Jabotinsky_thumb.jpg" width="113" height="170"> Quelli che raggiunsero l’Egitto furono disposti a collaborare con l’Inghilterra, sperando di condurre i turchi fuori dalla Palestina per contribuire alla costruzione del futuro Stato. Due ebrei nati in Russia che vivevano a Il Cairo convinsero gli inglesi alla messa a punto di un’unità dell’esercito interamente ebraica. Uno di questi, <strong>Joseph Trumpeldor</strong>, perse un braccio dieci anni prima combattendo nell’esercito russo contro i giapponesi nell’Estremo Oriente. L’altro, <strong>Vladimir Jabotinsky</strong> (che in seguito cambiò nome, come si usava fare all’epoca, sostituendolo con Ze’ev), era in Egitto come corrispondente di un giornale russo. Il primo atto dell’azione militare ebraica ebbe luogo nella Penisola di Gallipoli. Il corpo speciale del <em>Zion Mule Corps</em> fu assunto specificamente per supportare le truppe alleate nelle trincee sotto i continui bombardamenti degli Ottomani.</p> <p align="justify"><img style="border-bottom: 0px; border-left: 0px; margin: 0px 10px 0px 0px; display: inline; border-top: 0px; border-right: 0px" title="Aaron Aaronsohn" border="0" alt="Aaron Aaronsohn" align="left" src="http://basch.altervista.org/_altervista_ht/immagini/storiadisraele/LaDichiarazionediBalfour_149EB/aaron_aaronsohn_thumb.jpg" width="108" height="150">Dietro le linee turche, un gruppo di ebrei palestinesi conosciuto come <em>Nili Group</em> (dall’acronimo ebraico della frase tratta dal libro di Samuel “<em>Netzah Yisrael lo yeshakker</em>”: la forza di Israele non mentirà) forniva agli inglesi informazioni importantissime di intelligence sulla posizione delle forze nemiche nonché sul modo migliore di avanzare nel deserto del Sinai verso la Palestina.</p> <p align="justify">Una di queste spie, la rumena <strong>Sarah Aaronsohn</strong>, fu catturata dai turchi e in seguito alle crudeli torture che subì si suicidò. Suo fratello, <strong>Aaron Aaronsohn</strong>, che aveva speso gli anni passati a sviluppare l’agricoltura in Palestina (introducendovi il farro), andò in Inghilterra a convincere i politici inglesi che incontrava circa le enormi potenzialità della Palestina di diventare un luogo con un’agricoltura fiorente basata sull’impresa ebraica.</p> <p align="justify"><img style="border-bottom: 0px; border-left: 0px; margin: 0px 0px 0px 10px; display: inline; border-top: 0px; border-right: 0px" title="Chaim Weizmann" border="0" alt="Chaim Weizmann" align="right" src="http://basch.altervista.org/_altervista_ht/immagini/storiadisraele/LaDichiarazionediBalfour_149EB/images_thumb.jpg" width="150" height="133"> Un altro ebreo andò in Inghilterra prima della Guerra Mondiale: si trattava del chimico russo <strong>Chaim Weizmann</strong>, il quale diede un aiuto essenziale nello sviluppo di esplosivi. Divenuto capo del movimento Sionista in Inghilterra, persuase molti leader inglesi nell’appoggiare la nascita di uno Stato ebraico in Palestina.</p> <p align="justify"><img style="border-bottom: 0px; border-left: 0px; margin: 0px 10px 0px 0px; display: inline; border-top: 0px; border-right: 0px" title="Arthur James Balfour" border="0" alt="Arthur James Balfour" align="left" src="http://basch.altervista.org/_altervista_ht/immagini/storiadisraele/LaDichiarazionediBalfour_149EB/balfour_thumb.jpg" width="150" height="173"> Come riconoscenza per l’aiuto dato all’esercito inglese dal Nili Group e sperando di spingere gli ebrei di Russia e Stati Uniti a stimolare i loro governi nel supportare la guerra contro la Germania, il segretario agli affari esteri <strong>Arthur James Balfour</strong> il 2 novembre 1917 inviò una lettera a <strong>Lord Rothschild</strong>, il leader dell’ebraismo inglese, promettendo la nascita di un <em>focolare ebraico</em> (“National Home”) in Palestina in caso di sconfitta dei Turchi. L’Inghilterra, prometteva <a href="http://storiadisraele.blogspot.com/2010/08/il-testo-della-dichiarazione-di-balfour.html" target="_blank">la Dichiarazione di Balfour</a>, avrebbe usato “tutti i suoi mezzi” (“their best endeavours”) per far sì che questa National Home diventasse realtà. Il sogno di Herzl auspicato <a href="http://storiadisraele.blogspot.com/2010/08/herzl-e-la-home-ebraica-il-sionismo.html" target="_blank">venti anni prima</a> era molto vicino a tradursi in realtà.</p> <p align="justify">Anche durante lo svolgimento della Prima Guerra Mondiale, mentre il dominio turco gravava ancora pesantemente sulla regione, un sistema ebraico di educazione dei bambini fu mantenuto in Palestina. Tra i nati nel Kibbutz di Deganya in questo periodo vi fu <strong>Moshe Dayan</strong>, un futuro capo militare israeliano e ministro della Difesa.</p> Unknownnoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-7955289444061222227.post-38223363841714936752010-08-31T20:50:00.000+02:002010-10-19T22:17:20.176+02:00Il testo della dichiarazione di Balfour<p align="center"><img style="border-bottom: 0px; border-left: 0px; margin: 0px; display: inline; border-top: 0px; border-right: 0px" title="La lettera originale" border="0" alt="La lettera originale" src="http://basch.altervista.org/_altervista_ht/immagini/storiadisraele/IltestodelladichiarazionediBalfour_14C76/BalfourDeclaration2_thumb.gif" width="439" height="631"></p> <p align="justify">Di seguito, <a href="http://storiadisraele.blogspot.com/2010/08/la-dichiarazione-di-balfour.html" target="_blank">la lettera inviata</a> dal segretario agli affari esteri inglese Arthur James Balfour al leader del Sionismo in Inghilterra Lord Walter Rothschild.</p> <blockquote> <p align="justify"><font size="2" face="Georgia">Ufficio Esteri<br>2 novembre 1917 </font></p> <p align="justify"><font size="2" face="Georgia">Egregio Lord Rotschild,<br>E' mio piacere fornirle, in nome del governo di Sua Maestà, la seguente dichiarazione di simpatia per le aspirazioni dell'ebraismo sionista che è stata presentata, e approvata, dal governo. </font></p> <p align="justify"><font size="2" face="Georgia">"Il governo di Sua Maestà vede con favore la costituzione in Palestina di un focolare nazionale per il popolo ebraico, e si adoprerà per facilitare il raggiungimento di questo scopo, essendo chiaro che nulla deve essere fatto che pregiudichi i diritti civili e religiosi delle comunità non ebraiche della Palestina, né i diritti e lo status politico degli ebrei nelle altre nazioni" </font> <p align="justify"><font size="2" face="Georgia">Le sarò grato se vorrà portare questa dichiarazione a conoscenza della federazione sionista. </font> <p align="justify"><font size="2" face="Georgia">Con sinceri saluti<br>Arthur James Balfour</font></p></blockquote> Unknownnoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-7955289444061222227.post-19958396160261498332010-08-31T20:30:00.000+02:002010-10-19T22:19:05.358+02:00La liberazione della Palestina<p align="justify"><img style="border-bottom: 0px; border-left: 0px; margin: 0px 10px 0px 0px; display: inline; border-top: 0px; border-right: 0px" title="Il generale Edmund Henry Hynman Allenby entra a Gerusalemme l'11 dicembre 1917 dopo la fuga delle truppe turche" border="0" alt="Il generale Edmund Henry Hynman Allenby entra a Gerusalemme l'11 dicembre 1917 dopo la fuga delle truppe turche" align="left" src="http://basch.altervista.org/_altervista_ht/immagini/storiadisraele/LaliberazionedellaPalestina_B11F/Allenby_enters_Jerusalem_1917_thumb.jpg" width="300" height="416">Il 10 dicembre del 1917, sei settimane dopo che la <a href="http://storiadisraele.blogspot.com/2010/08/il-testo-della-dichiarazione-di-balfour.html" target="_blank">Dichiarazione di Balfour</a> fu resa pubblica, le truppe inglesi scacciarono l’esercito turco da Gerusalemme, portando la metà meridionale della Palestina sotto il controllo britannico. Alla fuga dei turchi, il generale <strong>Allenby</strong>, comandante delle forze inglesi, entrò a Gerusalemme e <a href="http://storiadisraele.blogspot.com/2010/08/il-testo-della-proclamazione-del.html" target="_blank">rilasciò una proclamazione</a> in inglese, ebraico ed arabo: l’Inghilterra avrebbe rispettato i diritti di tutti i cittadini, inclusi i circa 50 mila ebrei presenti all’epoca, una minoranza considerando che nella regione vi erano circa mezzo milione di arabi.</p> <p align="justify">Sotto il controllo militare britannico, le iniziative ebraiche furono rinnovate. Uno dei primi atti del movimento sionista in Palestina fu l’acquisto di una casa – precedentemente appartenuta ad un cavaliere inglese – sulla cima del <strong>Monte Scopus</strong>, per fondare la futura <em>Università Ebraica</em>, che avrebbe accolto sia studenti ebrei che arabi. Al raccoglimento dei fondi contribuì in particolar modo, tra gli altri, <strong>Menachem Ussishkin</strong>, che da lì a qualche anno diventerà il Presidente del <a href="http://storiadisraele.blogspot.com/2010/08/la-colonizzazione-della-terra.html" target="_blank">Jewish National Fund</a>.</p> <p align="justify"><img style="border-bottom: 0px; border-left: 0px; margin: 0px 0px 0px 10px; display: inline; border-top: 0px; border-right: 0px" title="Parata delle truppe inglesi presso la Porta di Giaffa dopo la conquista della Palestina" border="0" alt="Parata delle truppe inglesi presso la Porta di Giaffa dopo la conquista della Palestina" align="right" src="http://basch.altervista.org/_altervista_ht/immagini/storiadisraele/LaliberazionedellaPalestina_B11F/Capture_and_occupation_of_Palestine_by_British_thumb.jpg" width="300" height="414"> La Prima Guerra Mondiale in Europa era ancora in corso e nell’aprile 1917 gli Stati Uniti entrarono dalla parte degli Alleati. Due giovani ebrei palestinesi, <strong>David Ben-Gurion</strong> (che 30 anni dopo sarà il primo Presidente israeliano) e <strong>Yitzhak Ben-Zvi</strong> (in seguito il secondo Presidente) viaggiarono alla volta degli USA per reclutare ebrei americani (molti dei quali erano russi di nascita) come membri della <em>Jewish Legion</em> (<em>Legione ebraica</em>) per la liberazione della Palestina del nord e, dopo la fine della guerra, per trasferirsi ad abitare nella regione come pionieri.</p> <p align="justify">Tra i circa 2500 ebrei americani che “i due Ben”, come venivano soprannominati, reclutarono vi fu <strong>Nehemia Rubitzov</strong>. Suo figlio, prendendo il cognome <strong>Rabin</strong> (gli immigrati in Palestina usavano cambiare nome e cognome traducendoli, come possibile, in ebraico) diventerà in futuro uno dei principali leader militari israeliani, nonché uomo di Stato.</p> <p align="justify">Un’altra persona che impressionò Ben-Gurion e Ben-Zvi mentre erano negli USA era una giovane immigrata russa che viveva in Milwaukee: <strong>Goldie Mabovititch</strong>, la futura <strong>Golda Meir</strong>: dopo la loro visita era determinata a prendere la strada per la Palestina non appena la guerra era finita per fare la sua parte nella costruzione della nazione ebraica.</p> <p align="justify"><img style="border-bottom: 0px; border-left: 0px; margin: 0px 10px 0px 0px; display: inline; border-top: 0px; border-right: 0px" title="Yitzhak Ben-Zvi" border="0" alt="Yitzhak Ben-Zvi" align="left" src="http://basch.altervista.org/_altervista_ht/immagini/storiadisraele/LaliberazionedellaPalestina_B11F/BenZvi_thumb.jpg" width="126" height="240">Ebrei dal Canada e dall’Inghilterra risposero all’invito ad arruolarsi. Anche se la loro formazione militare non era completa si diressero comunque in Egitto per entrare in Palestina. Nel settembre del 1918, più di un mese prima della fine della Prima Guerra Mondiale in Europa, l’intera regione era stata liberata dall’esercito di Allenby. <a href="http://storiadisraele.blogspot.com/2010/08/la-dichiarazione-di-balfour.html" target="_blank">Quegli ebrei che erano stati espulsi dai Turchi</a> vi fecero ritorno e, insieme a tutti gli altri, pretendevano il mantenimento della promessa fatta dagli inglesi con la Dichiarazione di Balfour. Incoraggiati dalle autorità inglesi, una Commissione Sionista presieduta da Chaim Weizmann raggiunse la Palestina e iniziò a valutare le possibilità di sviluppo della regione e dell’immigrazione.</p> <p align="justify">Anche Aaron Aaronsohn era membro di questa Commissione. Nove mesi dopo essere arrivato in Palestina tornò in Europa come delegato sionista nella <strong>Conferenza di Pace di Parigi</strong>, ponendo la questione della National Home ebraica all’attenzione dei leader delle nazioni vittoriose della guerra. Vi partecipò anche Menachem Ussishkin, che prese la parola facendo un discorso in una lingua che prima di allora nessuno aveva mai sentito: l’ebraico moderno. La conferenza accordò il <strong>Mandato della Palestina all’Inghilterra</strong>, per “facilitare” la stabilizzazione della nazione degli ebrei nella regione. Vicinanza alla causa sionista <a href="http://storiadisraele.blogspot.com/2010/08/lettera-di-feisal-husseini-durante-la.html" target="_blank">fu espressa</a> anche da parte della <a href="http://storiadisraele.blogspot.com/2010/09/contesto-storico-dopo-la-prima-guerra.html" target="_blank">nuova dirigenza araba</a>. A metà conferenza, tornando da Londra a Parigi, Aaronsohn morì in seguito alla caduta dell’aereo su cui viaggiava nel Canale della Manica.</p> Unknownnoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-7955289444061222227.post-59165681633910906592010-08-31T20:10:00.000+02:002010-09-06T23:34:53.720+02:00Il testo della proclamazione del Generale Allenby a Gerusalemme<p align="center"><img style="border-right-width: 0px; display: block; float: none; border-top-width: 0px; border-bottom-width: 0px; margin-left: auto; border-left-width: 0px; margin-right: auto" title="Il documento originale in versione inglese" border="0" alt="Il documento originale in versione inglese" src="http://basch.altervista.org/_altervista_ht/immagini/storiadisraele/IltestodellaproclamazionedelGeneraleAlle_10B0B/MartialLawinJerusalem600_thumb.jpg" width="525" height="904"></p> <p align="justify">Il testo della proclamazione di legge marziale <a href="http://storiadisraele.blogspot.com/2010/08/la-liberazione-della-palestina.html" target="_blank">pronunciata dal generale Edmund Allenby</a> a Gerusalemme nel dicembre del 1917.</p> <blockquote> <p align="center"><span style="font-family: georgia; font-size: 85%"><font size="2">PROCLAMAZIONE<br>di legge marziale a Gerusalemme.</font></span></p> <p align="center"><span style="font-family: georgia; font-size: 85%"><font size="2">-----------</font></span></p> <p align="left"><span style="font-family: georgia; font-size: 85%"><font size="2">Agli abitanti di Gerusalemme la [città] Benedetta<br>e agli abitanti delle zone vicine.</font></span></p> <p align="justify"><span style="font-family: georgia; font-size: 85%"><font size="2">La disfatta inflitta ai turchi dalle truppe sotto il mio comando si è tradotta nell’occupazione da parte del mio esercito della vostra città. Dunque mi trovo qui e proclamo in essa la Legge Marziale, sotto la cui amministrazione rimarrà per il tempo che le esigenze militari richiederanno.</font></span></p> <p align="justify"><span style="font-family: georgia; font-size: 85%"><font size="2">Ad ogni modo, per non allarmare nessuno in seguito alla vostra esperienza sotto il controllo del nemico che ora si è ritirato, ho l’onore di informarvi che è mio desiderio che ogni persona prosegua le sue attività senza timori di interruzioni.</font></span></p> <p align="justify"><span style="font-family: georgia; font-size: 85%"><font size="2">Inoltre, essendo la vostra Città guardata con affetto da tre grandi religioni dell’umanità, ed essendo la sua terra stata consacrata dai fedeli e dai loro pellegrinaggi per molti secoli, ci tengo a farvi sapere che ogni edificio sacro, monumento, luogo sacro, santuario, luogo tradizionale, dotazione, lascito pio o luogo abituale di preghiera di qualsiasi tipo appartenente alle tre religioni, sarà mantenuto e protetto alle preesistenti usanze e credenze alle cui fedi sono consacrate.</font></span></p> <p align="right"><span style="font-family: georgia; font-size: 85%"><font size="2">Edmund Henry Hynman Allenby<br>Generale.<br>Comandante della forza di spedizione egiziana.</font></span></p> <p align="left"><span style="font-family: georgia; font-size: 85%"><font size="2">Dicembre 1917.</font></span></p></blockquote> Unknownnoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-7955289444061222227.post-64801950816523547952010-08-31T19:50:00.000+02:002010-09-07T21:57:55.402+02:00Lettera di Feisal Husseini durante la Conferenza di Pace di Parigi<p align="justify"><a href="http://basch.altervista.org/_altervista_ht/immagini/storiadisraele/LetteradiEmirFeisaldurantelaConferenzadi_12886/lawrence.jpg" target="_new"><img style="border-right-width: 0px; margin: 0px auto; display: block; float: none; border-top-width: 0px; border-bottom-width: 0px; border-left-width: 0px" title="Il fac-simile della lettera di Feisal Husseini. Clicca qui per ingrandire" border="0" alt="Il fac-simile della lettera di Feisal Husseini. Clicca qui per ingrandire" src="http://basch.altervista.org/_altervista_ht/immagini/storiadisraele/LetteradiEmirFeisaldurantelaConferenzadi_12886/lawrence_thumb.jpg" width="525" height="399"></a></p> <p align="justify">Dopo la Prima Guerra Mondiale, durante la <a href="http://storiadisraele.blogspot.com/2010/08/la-liberazione-della-palestina.html" target="_blank">Conferenza di pace di Parigi</a>, l’Emiro Feisal Husseini, <a href="http://storiadisraele.blogspot.com/2010/09/contesto-storico-dopo-la-prima-guerra.html" target="_blank">principe dell’Iraq</a>, inviò una lettera a Felix Frankfurter, collega di Chaim Weizmann, con cui dichiarava “simpatia” nei confronti del movimento sionista, anche collegando la causa araba con quella ebraica. La lettera fu suggerita da Thomas Edward Lawrence (detto “Lawrence d’Arabia”), allora consigliere di Feisal a Parigi. Di seguito il testo del messaggio, prima in versione originale e poi in versione tradotta in italiano.</p> <blockquote> <p align="justify"><span style="font-family: georgia; font-size: 100%"><font size="2">DELEGATION HEDJAZIENNE, Paris, March 3, 1919.</font></span></p> <p align="justify"><span style="font-family: georgia; font-size: 100%"><font size="2">DEAR MR. FRANKFURTER: I want to take this opportunity of my first contact with American Zionists to tell you what I have often been able to say to Dr. Weizmann in Arabia and Europe.</font></span></p> <p align="justify"><font size="2"><span style="font-family: georgia; font-size: 100%">We feel that the Arabs and Jews are cousins in having suffered similar oppressions at the hands of powers stronger than themselves, and by a happy coincidence have been able to take the first step towards the attainment of their national ideals together.</span><font face="Georgia"> </font></font></p> <p align="justify"><font size="2"><span style="font-family: georgia; font-size: 100%">We Arabs, especially the educated among us look with the deepest sympathy on the Zionist movement. Our deputation here in Paris is fully acquainted with the proposals submitted yesterday by the Zionist Organisation to Peace Conference, and we regard them as moderate proper. We will do our best, in so far as we are concerned, to help them through: we will wish the Jews a most hearty welcome home.</span><font face="Georgia"> </font></font></p> <p align="justify"><font size="2"><span style="font-family: georgia; font-size: 100%">With the chiefs of your movement, especially with Dr. Weizmann, we have had and continue to have the closest relations. He has been a great helper of our cause, and I hope the Arabs may soon be in a position to make the Jews some return for their kindness. We are working together for a reformed and revived Near East, and our two movements complete one another. The Jewish movement is national and not imperialist. Our movement is national and not imperialist, and there is room in Syria for us both. Indeed I think that neither can be a real success without the other.</span><font face="Georgia"> </font></font></p> <p align="justify"><font size="2"><span style="font-family: georgia; font-size: 100%">People less informed and less responsible than our leaders and yours, ignoring the need for co-operation of the Arabs and Zionists have been trying to exploit the local difficulties that must necessarily arise in Palestine in the early stages of our movements. Some of them have, I am afraid, misrepresented your aims to the Arab peasantry, and our aims to the Jewish peasantry, with the result that interested parties have been able to make capital out of what they call our differences.</span><font face="Georgia"> </font></font></p> <p align="justify"><font size="2"><span style="font-family: georgia; font-size: 100%">I wish to give you my firm conviction that these differences are not on questions of principle, but on matters detail such as must inevitably occur in every contact of neighbouring peoples, and as are easily adjusted by mutual good will. Indeed nearly all of them will disappear with fuller knowledge.</span><font face="Georgia"> </font></font></p> <p align="justify"><font size="2"><span style="font-family: georgia; font-size: 100%">I look forward, and my people with me look forward, to a future in which we will help you and you will help us, so that the countries in which we are mutually interested may once again take their places in the community of civilised peoples of the world.</span><font face="Georgia"> </font></font></p> <p align="justify"><span style="font-family: georgia; font-size: 100%"><font size="2">Believe me, Yours sincerely, (Sgd.) Feisal. 5<sup>th</sup> MARCH, 1919.</font></span></p></blockquote> <p align="justify">__________</p> <blockquote> <p align="justify"><span style="font-family: georgia; font-size: 100%"><font size="2">DELEGAZIONE HEDJAZIENNE, Parigi, 3 marzo 1919.</font></span></p> <p align="justify"><span style="font-family: georgia; font-size: 100%"><font size="2">SPETTABILE SIG. FRANKFURTER: Voglio cogliere l’occasione di questo mio primo contatto con i sionisti americani per dirle quello che spesso sono già stato in grado di dire al Dr. Weizmann in Arabia en Europa.</font></span></p> <p align="justify"><span style="font-family: georgia; font-size: 100%"><font size="2">Riteniamo che gli arabi e gli ebrei siano cugini che abbiano subito oppressioni simili nelle mani di poteri più forti di loro, e per una felice coincidenza sono stati capaci di fare il primo passo verso il raggiungimento dei loro ideali nazionali insieme.</font></span></p> <p align="justify"><span style="font-family: georgia; font-size: 100%"><font size="2">Noi arabi, in particolare quelli di maggiore cultura, guardiamo con la più profonda simpatia il movimento sionista. La nostra deputazione qui a Parigi è pienamente a conoscenza delle proposte presentate ieri dall’Organizzazione Sionista alla Conferenza di pace, e noi le consideriamo moderate e corrette. Faremo del nostro meglio, per quanto ci riguarda, per aiutarli nel metterle in atto: augureremo agli ebrei il più cordiale benvenuto a casa.</font></span></p> <p align="justify"><span style="font-family: georgia; font-size: 100%"><font size="2">Con i capi del vostro movimento, in particolare con il Dr. Weizmann, abbiamo avuto e continuiamo ad avere relazioni sempre più strette. E' stato un grande benefattore della nostra causa, e mi auguro che gli arabi possano presto essere in grado di restituire agli ebrei qualcosa in cambio per la loro gentilezza. Stiamo lavorando insieme per un rinnovato e ravvivato Vicino Oriente, e i nostri due movimenti si completano a vicenda. Il movimento ebraico è nazionale e non imperialista. Il nostro movimento è nazionale e non imperialista, e c'è spazio in Siria per entrambi. In realtà penso che nessuna delle due cause possa avere realmente successo senza l'altra.</font></span></p> <p align="justify"><span style="font-family: georgia; font-size: 100%"><font size="2">Persone meno informate e meno responsabili dei nostri leader e dei vostri, ignorando la necessità di cooperazione tra arabi e sionisti, hanno cercato di sfruttare le difficoltà locali che devono necessariamente presentarsi in Palestina nelle fasi iniziali dell’opera dei nostri movimenti. Alcuni di loro hanno, temo, travisato i vostri obiettivi ai contadini arabi e il nostro obiettivo ai contadini ebrei, con la conseguenza che le parti interessate sono state in grado di dare maggior risalto alle differenze che intercorrono tra noi.</font></span></p> <p align="justify"><span style="font-family: georgia; font-size: 100%"><font size="2">Vorrei darle la mia ferma convinzione che queste differenze non sono su questioni di principio, ma su questioni particolari, che inevitabilmente si verificano in ogni contatto tra popoli vicini e che sono facilmente regolabili se c’è comune buona volontà. Infatti quasi tutte scompariranno con una più piena consapevolezza.</font></span></p> <p align="justify"><span style="font-family: georgia; font-size: 100%"><font size="2">Guardo avanti, e la mia gente con me guarda avanti, verso un futuro in cui noi vi aiuteremo e voi ci aiuterete, in modo che i paesi che siamo interessati a rifondare possano nuovamente prendere il loro posto nella comunità dei popoli civili del mondo.</font></span></p> <p align="justify"><span style="font-family: georgia; font-size: 100%"><font size="2">Credetemi, Cordiali saluti, (Sgd.) Feisal. 5 marzo 1919.</font></span></p></blockquote> <p align="justify">Di seguito la replica di Felix Frankfurter al messaggio precedente. Sempre prima in versione originale e poi in versione tradotta.</p> <blockquote> <p align="justify"><span style="font-family: georgia; font-size: 100%"><font size="2">ROYAL HIGHNESS:</font></span></p> <p align="justify"><font size="2"><span style="font-family: georgia; font-size: 100%">Allow me, on behalf of the Zionist Organisation, to acknowledge your recent letter with deep appreciation.</span><font face="Georgia"> </font></font></p> <p align="justify"><font size="2"><span style="font-family: georgia; font-size: 100%">Those of us who come from the United States have already been gratified by the friendly relations and the active co-operation maintained between you and the Zionist leaders, particularly Dr. Weizmann. We knew it could not be otherwise; we knew that the aspirations of the Arab and the Jewish peoples were parallel, that each aspired to re-establish its nationality in its own homeland, each making its own distinctive contribution to civilisation, each seeking its own peaceful mode of life.</span><font face="Georgia"> </font></font></p> <p align="justify"><font size="2"><span style="font-family: georgia; font-size: 100%">The Zionist leaders and the Jewish people for whom they speak have watched with satisfaction the spiritual vigour of the Arab movement. Themselves seeking justice, they are anxious that the just national aims of the Arab people be confirmed and safeguarded by the Peace Conference.</span><font face="Georgia"> </font></font></p> <p align="justify"><font size="2"><span style="font-family: georgia; font-size: 100%">We knew from your acts and your past utterances that the Zionist movement - in other words the national aim of the Jewish people - had your support and the support of the Arab people for whom you speak. These aims are now before the Peace Conference as definite proposals by the Zionist Organisation. We are happy indeed that you consider these proposals "moderate and proper," and that we have in you a staunch supporter for their realisation. For both the Arab and the Jewish peoples there are difficulties ahead-difficulties that challenge the united statesmanship of Arab and Jewish leaders. For it is no easy task to rebuild two great civilisations that have been suffering oppression and misrule for centuries. We each have our difficulties we shall work out as friends, friends who are animated by similar purposes, seeking a free and full development for the two neighbouring peoples. The Arabs and Jews are neighbours in territory; we cannot but live side by side as friends.</span><font face="Georgia"> </font></font></p> <p align="justify"><font size="2"><span style="font-family: georgia; font-size: 100%">Very respectfully,</span><font face="Georgia"> </font></font></p> <p align="justify"><span style="font-family: georgia; font-size: 100%"><font size="2">(Sgd.) Felix Frankfurter.</font></span></p></blockquote> <p>__________ </p> <blockquote> <p align="justify"><span style="font-family: georgia; font-size: 100%"><font size="2">ALTEZZA REALE:</font></span></p> <p align="justify"><span style="font-family: georgia; font-size: 100%"><font size="2">Permettetemi, a nome della Organizzazione Sionista, di accettare la vostra recente lettera con vivo apprezzamento.</font></span></p> <p align="justify"><span style="font-family: georgia; font-size: 100%"><font size="2">Quelli di noi che provengono dagli Stati Uniti sono già stati gratificati dalle relazioni amichevoli e dalla cooperazione attiva mantenuta tra voi e il leader sionisti, in particolar modo il Dr. Weizmann. Sapevamo che non poteva essere altrimenti, noi sapevamo che le aspirazioni dei popoli arabi e quelle ebrei erano parallele, che ciascuno aspirava a ristabilire la propria cittadinanza nella sua patria, ciascuno dando il proprio contributo distintivo di civiltà, entrambi perseguendo il proprio pacifico stile di della vita.</font></span></p> <p align="justify"><span style="font-family: georgia; font-size: 100%"><font size="2">I leader sionisti, e il popolo ebraico a nome del quale esso parla, hanno guardato con soddisfazione il vigore spirituale del movimento arabo. Loro stessi sono in cerca di giustizia, sono ansiosi che i giusti obiettivi nazionali del popolo arabo di siano confermati e garantiti dalla Conferenza di Pace.</font></span></p> <p align="justify"><span style="font-family: georgia; font-size: 100%"><font size="2">Sapevamo dalle sue azioni e dalle vostre dichiarazioni passate che il movimento Sionista – in altre parole l'obiettivo nazionale del popolo ebraico – poteva godere del vostro appoggio e del sostegno del popolo arabo che voi rappresentate. Questi obiettivi sono ora, prima della Conferenza di Pace, da considerarsi proposte definitive da parte dell’Organizzazione Sionista. Siamo felici, infatti, che voi consideriate queste proposte "moderate e corrette", e che voi siate un convinto sostenitore della loro realizzazione. Per entrambi i popoli, arabi ed ebrei, ci saranno difficoltà su difficoltà che sfideranno l’unità politica tra capi di Stato dei due popoli. Perché non è facile ricostruire due grandi civiltà che hanno sofferto oppressione e malgoverno per secoli. Ognuno di noi ha difficoltà, lavoreremo come amici, amici che sono animati da scopi analoghi, alla ricerca di un libero e pieno sviluppo per due popoli vicini. Gli arabi e gli ebrei sono vicini nel territorio, non possiamo che vivere fianco a fianco come amici.</font></span></p> <p align="justify"><span style="font-family: georgia; font-size: 100%"><font size="2">Molto rispettosamente</font></span></p> <p align="justify"><span style="font-family: georgia; font-size: 100%"><font size="2">(Sgd.) Feliz Frankfurter</font></span></p></blockquote> Unknownnoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-7955289444061222227.post-88492970365584001872010-08-31T19:30:00.000+02:002010-10-19T22:34:55.033+02:00La Palestina sotto il controllo britannico<p align="center"><img style="border-bottom: 0px; border-left: 0px; margin: 0px; display: inline; border-top: 0px; border-right: 0px" title="" border="0" alt="" src="http://basch.altervista.org/_altervista_ht/immagini/storiadisraele/LaPalestinasottoilcontrollobritannico_14F01/PalBritishMandate1923_thumb.jpg" width="497" height="662"></p> <p align="justify">Nel 1921, dopo quattro anni di controllo militare britannico in Palestina, l’Inghilterra stabilì la sua autorità nella regione attraverso un Mandato sancito dalla Società delle Nazioni. Fu designato un Alto Commissario, con il preciso compito di consentire agli ebrei di costruire il loro “focolare nazionale”, principalmente attraverso l’immigrazione e l’acquisto di terre, nel rispetto dei diritti della popolazione araba che costituiva la maggioranza.</p> <p align="justify"><img style="border-bottom: 0px; border-left: 0px; margin: 0px 0px 0px 10px; display: inline; border-top: 0px; border-right: 0px" title="Una veduta di Nahalal, dove nacque il primo Moshav" border="0" alt="Una veduta di Nahalal, dove nacque il primo Moshav" align="right" src="http://basch.altervista.org/_altervista_ht/immagini/storiadisraele/LaPalestinasottoilcontrollobritannico_14F01/nahalal_thumb.jpg" width="300" height="197"> L’insediamento e lo sviluppo dell’agricoltura continuarono. Il movimento dei <em>Kibbutzìm</em> (forme associative volontarie di lavoratori basate su regole rigidamente egualitaristiche e sul concetto di proprietà comune) cresceva sempre di più e nel 1921 fu stabilito il primo <em>Moshav</em> (unione tra cooperative e fattorie private) presso Nahalal, nella Valle di Jezreel.</p> <p align="justify">Un Moshav che fu fondato in questo periodo sulla costa del Mediterraneo fu chiamato <em>Herzliya</em>, in onore di Theodor Herzl. In pochi anni divenne una piccola cittadina. Un altro Moshav, quello di <em>Kfar Gideon</em>, fu stabilito nel 1923 da ebrei religiosi provenienti dalla Romania. Vissero gravi difficoltà per alcuni anni, prima di scoprire una sorgente naturale d’acqua.</p> <p align="justify">Nel 1921, una scuola sperimentale di agricoltura fu fondata, prendendo il nome di <em>Volcani Centre</em> dal suo fondatore, <strong>Yitzhak Volcani</strong>. Con l’appoggio della dirigenza sionista, la scuola lavorò per migliorare la coltivazione della terra e la qualità delle colture.</p> <p align="justify">In Europa e nelle Americhe, giovani ebrei frequentavano dei corsi per prepararsi alla vita in Palestina, la maggior parte di loro imparando il mestiere di agricoltori. Altri ebrei arrivavano senza una preparazione e praticavano lavori manuali, rompendo pietre e costruendo strade.</p> <p align="justify"><img style="border-bottom: 0px; border-left: 0px; margin: 0px 10px 0px 0px; display: inline; border-top: 0px; border-right: 0px" title="Sir Herbert Samuel, il primo Alto Commissario inglese in Palestina" border="0" alt="Sir Herbert Samuel, il primo Alto Commissario inglese in Palestina" align="left" src="http://basch.altervista.org/_altervista_ht/immagini/storiadisraele/LaPalestinasottoilcontrollobritannico_14F01/samuel_thumb.jpg" width="242" height="400"> Il primo Alto Commissario inglese in Palestina, <strong>Sir Herbert Samuel</strong>, fu egli stesso ebreo. Quando gli arabi palestinesi nel 1921 protestarono contro l’incessante immigrazione ebraica, provocando delle violenze, Samuel sospese gli ingressi in Palestina per diversi mesi per placare la rabbia degli arabi. Tra gli ebrei la cui nave fu rispedita indietro in seguito a questa decisione di Samuel vi fu Golda Meir, che raggiunse la Palestina sei mesi più tardi.</p> <p align="justify">Temendo l’isolamento degli ebrei di Gerusalemme dalle città e dai villaggi della costa del Mediterraneo, Menachem Ussishkin, Presidente del JNF, incoraggiò l’acquisto di terre vicino ai villaggi arabi nel corridoio di Gerusalemme per costituirvi comunità agricole. La bonifica di questo territorio, attraverso un programma di imboschimento, trasformò colline pietrose e sterili in villaggi che svilupparono la coltivazione di frutta e l’allevamento di bovini.</p> <p align="justify">Il Segretario Coloniale inglese responsabile del Mandato nella regione era <strong>Winston Churchill</strong>. Egli visitò la Palestina nel 1921 e rimase stupito nel constatare l’intensità dell’ostilità araba nei riguardi dell’immigrazione ebraica. Nel suo cammino verso Gaza incappò in una vasta folla che inneggiava “Lunga vita al Segretario Coloniale. Morte agli ebrei!”. Fu una prima avvisaglia di ciò che sarebbe accaduto qualche tempo dopo.</p> <p align="justify"><img style="border-bottom: 0px; border-left: 0px; margin: 0px 0px 0px 10px; display: inline; border-top: 0px; border-right: 0px" title="Gerusalemme, 4 aprile 1920: in occasione della festa musulmana di Nebi Musa (il Profeta Mosè), gli arabi di Hebron protestarono contro la politica inglese di immigrazione ebraica. Cinque ebrei e quattro arabi rimasero uccisi negli scontri. Dei 250 feriti, nove su dieci erano ebrei." border="0" alt="Gerusalemme, 4 aprile 1920: in occasione della festa musulmana di Nebi Musa (il Profeta Mosè), gli arabi di Hebron protestarono contro la politica inglese di immigrazione ebraica. Cinque ebrei e quattro arabi rimasero uccisi negli scontri. Dei 250 feriti, nove su dieci erano ebrei." align="right" src="http://basch.altervista.org/_altervista_ht/immagini/storiadisraele/LaPalestinasottoilcontrollobritannico_14F01/Jerusalemnabimoussaapril1920_thumb.jpg" width="320" height="244"> A Gerusalemme, Churchill piantò un albero sul Monte Scopus, nel luogo dove sarebbe poi sorta l’Università ebraica. Incontrò anche alcuni capi arabi palestinesi, a cui disse che avrebbero dovuto accettare la presenza ebraica nella regione come una realtà imprescindibile, che avrebbe portato dei benefici anche a loro.</p> <p align="justify">Ad Herbert Samuel successe come Alto Commissario in Palestina un giovane leader arabo, <strong>Haj Amin Al-Husseini</strong>, che Samuel aveva eletto <strong>Mufti di Gerusalemme</strong>. Haj Amin divenne ben presto un accesso oppositore all’immigrazione ebraica, incentivando violente rivolte e conducendo una rigida opposizione – anche mediante uccisioni – nei confronti degli arabi palestinesi moderati, che volevano vivere pacificamente e produttivamente con la minoranza ebraica della regione.</p> Unknownnoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-7955289444061222227.post-26563981943865508502010-08-31T19:10:00.000+02:002010-10-19T22:36:36.230+02:00La nascita dell’Università Ebraica di Gerusalemme<p><img style="border-bottom: 0px; border-left: 0px; margin: 0px auto; display: block; float: none; border-top: 0px; border-right: 0px" title="Al centro, con il cappotto e i guanti Sir John Chancellor, Alto Commissario inglese della Palestina dal 1928. Alla sua sinistra (destra per chi vede l'immagine) il primo Rettore dell'Università, Judah Magnes" border="0" alt="Al centro, con il cappotto e i guanti Sir John Chancellor, Alto Commissario inglese della Palestina dal 1928. Alla sua sinistra (destra per chi vede l'immagine) il primo Rettore dell'Università, Judah Magnes" src="http://basch.altervista.org/_altervista_ht/immagini/storiadisraele/LaperturadellUniversitebraica_DF5E/VV11801_thumb_3.jpg" width="525" height="304"></p> <p align="justify">Un punto di svolta nella storia dell’<em>Yishuv</em> (come erano definiti gli ebrei residenti ai tempi del Mandato inglese in Palestina) fu l’apertura della <em>Hebrew University </em>nel 1925. Il luogo che era stato scelto per l’università era magnifico: la cima del <strong>Monte Scopus</strong>, che si affacciava sulla Città Vecchia di Gerusalemme a ovest e sul vasto deserto di Giudea ad est.</p> <p align="justify"><img style="border-bottom: 0px; border-left: 0px; margin: 0px 10px 0px 0px; display: inline; border-top: 0px; border-right: 0px" title="La fondazione della Hebrew University" border="0" alt="La fondazione della Hebrew University" align="left" src="http://basch.altervista.org/_altervista_ht/immagini/storiadisraele/LaperturadellUniversitebraica_DF5E/Founding_of_the_Hebrew_Univ_thumb.jpg" width="220" height="300">Un anfiteatro fu costruito appositamente sulla cima, con la vista sul deserto: fu lì che ebbe luogo la cerimonia di apertura. Tra i presenti vi erano due dei pionieri dell’impresa sionista, Chaim Weizmann e Menachem Ussishkin. C’erano circa 7000 invitati ed alcune migliaia di altri cittadini da tutta la regione che vi si recarono con l’autobus, l’automobile, il treno, a cavallo e a piedi.</p> <p align="justify">Le alte personalità ebraiche, cristiane e musulmane erano in un posto d’onore sul podio. Raggruppati su una pedana, accademici stranieri nelle loro variopinte tuniche portavano messaggi di auguri dalle Università di Oxford e Cambridge, Columbia e John Hopkins. Lord Balfour venne da Londra, a soli otto anni dalla sua famosa <a href="http://storiadisraele.blogspot.com/2010/08/il-testo-della-dichiarazione-di-balfour.html" target="_blank">Dichiarazione</a>.</p> <p align="justify">La Hebrew University aveva un duplice scopo: educare ai livelli accademici più alti gli ebrei e gli arabi di Palestina che volevano frequentare (e ce ne furono a centinaia) ed essere un centro di dibattito ad alti livelli per gli ebrei di tutto il mondo: in particolar modo, fu <strong>Rabbi Abraham Isaac Kook</strong> ad auspicare una maggiore dimensione spirituale nella rinascita della nazione ebraica. Gli insegnanti provenivano da ogni angolo della Diaspora. Il primo rettore dell’università, <strong>Judah Magnes</strong>, era nato a San Francisco.</p> <p align="justify"><img style="border-bottom: 0px; border-left: 0px; margin: 0px 0px 0px 10px; display: inline; border-top: 0px; border-right: 0px" title="Balfour alla cerimonia di apertura della Hebrew University" border="0" alt="Balfour alla cerimonia di apertura della Hebrew University" align="right" src="http://basch.altervista.org/_altervista_ht/immagini/storiadisraele/LaperturadellUniversitebraica_DF5E/balfourhuopeningsmall_thumb.jpg" width="300" height="210">Tra i primi insegnanti vi fu <strong>Samuel Klein</strong>, rabbino e cappellano militare nell’esercito austro-ungarico durante la Prima Guerra Mondiale. Fu uno dei primi esperti di topografia della Palestina in relazione ai testi biblici ed ellenici. <strong>Saul Adler</strong>, un ex dottore dell’armata britannica durante la Grande Guerra, divenne professore di parassitologia; tradusse anche <em>Le Origini della Specie</em> di Charles Darwin in ebraico, la lingua ufficiale adottata nella nuova università.</p> <p align="justify">Già si intravedevano le prime avvisaglie di ciò che sarebbe avvenuto tra arabi ed ebrei da lì a pochi anni all’apertura della Hebrew University. Quando si seppe che alla cerimonia avrebbe partecipato anche Balfour gli arabi palestinesi, aizzati dal <strong>Mufti di Gerusalemme</strong>, annunciarono che avrebbero tenuto una manifestazione. Judah Magnes annotò sul suo diario che gli studenti musulmani egiziani erano “decisamente ostili”.</p> <p align="justify"><img style="border-bottom: 0px; border-left: 0px; margin: 0px 10px 0px 0px; display: inline; border-top: 0px; border-right: 0px" title="Una veduta aerea dell'Università di Gerusalemme come si presenta oggi, dopo i lavori di ristrutturazione degli anni '70. Gli ebrei non ne ebbero più il controllo in seguito ai combattimenti del 1948. Il loro divieto di accesso fu rimosso nel 1967." border="0" alt="Una veduta aerea dell'Università di Gerusalemme come si presenta oggi, dopo i lavori di ristrutturazione degli anni '70. Gli ebrei non ne ebbero più il controllo in seguito ai combattimenti del 1948. Il loro divieto di accesso fu rimosso nel 1967." align="left" src="http://basch.altervista.org/_altervista_ht/immagini/storiadisraele/LaperturadellUniversitebraica_DF5E/HY002423_thumb.jpg" width="300" height="162">Alla fine delle cerimonie Magnes scrisse: “Balfour presto ripartirà. L’eccitazione sarà finita. Cosa ne rimarrà? Nella mente del mondo esterno rimarrà impresso il fatto che gli ebrei hanno gioito e gli arabi protestato. Nella mente degli arabi musulmani è aumentato il risentimento. Per gli ebrei palestinesi sono aumentate le difficoltà con i loro vicini”.</p> Unknownnoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-7955289444061222227.post-13811708292096139862010-08-31T18:50:00.000+02:002010-10-19T22:37:52.704+02:00Le prime basi del futuro Stato e la rabbia degli arabi: la strage di Hebron<p align="justify"><img style="border-bottom: 0px; border-left: 0px; margin: 0px 10px 0px 0px; display: inline; border-top: 0px; border-right: 0px" title="L'Histadrut stabilì una rete di cliniche in tutta la regione palestinese, inclusa questa situata a Tel Aviv" border="0" alt="L'Histadrut stabilì una rete di cliniche in tutta la regione palestinese, inclusa questa situata a Tel Aviv" align="left" src="http://basch.altervista.org/_altervista_ht/immagini/storiadisraele/LeprimebasidelfuturoStatoelarabbiadeglia_DE4F/Histadrut_thumb.jpg" width="300" height="201">Durante i primi dieci anni del Mandato britannico in Palestina, <a href="http://storiadisraele.blogspot.com/2010/09/contesto-storico-dopo-la-prima-guerra.html" target="_blank">in seguito alla fine della prima Guerra Mondiale</a>, furono create anche numerose altre istituzioni oltre <a href="http://storiadisraele.blogspot.com/2010/08/la-nascita-delluniversita-ebraica-di.html" target="_blank">l’Università Ebraica</a>; ognuna di queste rappresentava un tassello importante verso la fondazione del nuovo Stato. Attraverso esse infatti, le strutture della statualità divennero operative, in preparazione alla fine del Mandato inglese sulla regione.</p> <p align="justify">Al centro di queste istituzioni vi era la <em>Jewish Agency for Palestine</em> (<strong>Agenzia Ebraica per la Palestina</strong>), un organo che lavorava a stretto contatto con le autorità britanniche e che regolava le vite degli ebrei di Palestina. Vi fu anche la nascita di una <strong>Assemblea Ebraica</strong> e di un’organizzazione sindacale, la Federazione Nazionale dei Lavoratori Ebrei (<strong>Histadrut</strong>), che supervisionava le condizioni e i diritti dei lavoratori.</p> <p align="justify">Come risultato dei fondi raccolti dal JNF, nuove città ebraiche videro la luce, tra le quali <strong>Afula</strong> nella Valle di Jezreel e <strong>Netanya</strong> e <strong>Nahariya</strong> sulla costa del Mediterraneo. Un piccolo villaggio fu fondato presso <em>Ben Shemen</em> per ospitare orfani e famiglie sopravvissuti ai combattimenti avvenuti nella Polonia orientale durante la Prima Guerra Mondiale e, successivamente, ai pogrom e alle persecuzioni antiebraiche avvenute in Ucraina e nella Russia meridionale.</p> <p align="justify"><img style="border-bottom: 0px; border-left: 0px; margin: 0px 0px 0px 10px; display: inline; border-top: 0px; border-right: 0px" title="La seconda Maccabiade del 1935, che non si tenne dopo quattro anni come prestabilito a causa dell'ascesa del Nazismo in Europa" border="0" alt="La seconda Maccabiade del 1935, che non si tenne dopo quattro anni come prestabilito a causa dell'ascesa del Nazismo in Europa" align="right" src="http://basch.altervista.org/_altervista_ht/immagini/storiadisraele/LeprimebasidelfuturoStatoelarabbiadeglia_DE4F/catturato01_thumb.jpg" width="300" height="188"> Anche lo sport ebraico fiorì in Palestina, che divenne il centro delle <strong>Maccabiadi</strong> (dal nome dei fratelli <em>Maccabi</em>, protagonisti della storia su cui si fonda la festa ebraica di <em>Chanukah</em>), una manifestazione che si teneva ogni quattro anni e che può essere definita l’”Olimpiade ebraica”. Le Maccabiadi univano (e uniscono tutt’oggi) atleti ebrei provenienti da tutto il mondo, creando anche un senso di orgoglio e identità sportiva. La prima Maccabiade si tenne nel 1932.</p> <p align="justify">Vi fu anche una <strong>rivoluzione agricola</strong>, in seguito all’introduzione di nuovi prodotti agricoli nella regione: arance, banane, datteri (provenienti dall’Iraq) e avocado (dal Sud Africa).</p> <p align="justify"><img style="border-bottom: 0px; border-left: 0px; margin: 0px 10px 0px 0px; display: inline; border-top: 0px; border-right: 0px" title="Al centro Yitzhak Sadeh, capo dell'Haganah. A sinistra Moshe Dayan, a destra Ygal Allon." border="0" alt="Al centro Yitzhak Sadeh, capo dell'Haganah. A sinistra Moshe Dayan, a destra Ygal Allon." align="left" src="http://basch.altervista.org/_altervista_ht/immagini/storiadisraele/LeprimebasidelfuturoStatoelarabbiadeglia_DE4F/fosh1_thumb.jpg" width="250" height="294">Anche la scienza divenne molto fiorente, soprattutto grazie alla fondazione di due istituzioni: il <strong>Technion</strong> di Haifa e l’<em>Istituto Daniel Sieff</em> (in seguito nominato <strong>Weizmann Institute</strong>) di Rehovot, entrambi concepiti con l’obiettivo ambizioso di creare progetti che potessero attrarre ingegneri e scienziati da tutta la Diaspora.</p> <p align="justify">L’autodifesa ebraica divenne un elemento fondamentale per la protezione delle fattorie e delle case degli ebrei dagli attacchi arabi. A questo fine fu istituita nel 1921 dall’Agenzia Ebraica anche un’organizzazione di difesa, l’<strong>Haganah</strong> (che significa, appunto, “difesa”), con cui fu addestrata una generazione di giovani residenti nei Kibbutz alla salvaguardia delle loro terre dalle violenze arabe. L’organizzazione operava senza l’approvazione delle autorità inglesi dato che erano proprio queste teoricamente ad essere preposte per la difesa delle città e delle terre nel territorio, anche se adempievano a questo ruolo in maniera piuttosto riluttante e non erano molto efficienti. Il primo capo dell’Haganah fu <strong>Yitzhak Sadeh</strong>.</p> <p align="justify"><img style="border-bottom: 0px; border-left: 0px; margin: 0px 0px 0px 10px; display: inline; border-top: 0px; border-right: 0px" title="Il Mufti di Gerusalemme, Haj Amin Al-Husseini" border="0" alt="Il Mufti di Gerusalemme, Haj Amin Al-Husseini" align="right" src="http://basch.altervista.org/_altervista_ht/immagini/storiadisraele/LeprimebasidelfuturoStatoelarabbiadeglia_DE4F/amhusseini_thumb.jpg" width="170" height="216">La degenerazione di una violenta protesta araba contro le continue immigrazioni di ebrei ha lasciato un segno indelebile nel 1929 nella città di <strong>Hebron</strong>, dove risiedeva già da secoli un’antichissima comunità. Nell’agosto di quell’anno folle di arabi attaccarono gli ebrei in tutta la regione. Nella Tomba dei Patriarchi (dove secondo la tradizione sono sepelliti Abramo, Isacco e Giacobbe) furono uccisi circa 60 ebrei, tra cui anche donne e bambini. Molti dei loro corpi furono mutilati nelle loro case. Alcuni trovarono rifugio presso alcune case arabe, che arrivarono ad ospitarne anche decine, altri in una stazione della polizia britannica. I disordini si diffusero anche a Gerusalemme, dove alla fine delle violenze gli ebrei di Hebron furono costretti a trasferirsi.</p> <p align="justify"><img style="border-bottom: 0px; border-left: 0px; margin: 0px 10px 0px 0px; display: inline; border-top: 0px; border-right: 0px" title="La strage di Hebron documentata da un giornale d'epoca" border="0" alt="La strage di Hebron documentata da un giornale d'epoca" align="left" src="http://basch.altervista.org/_altervista_ht/immagini/storiadisraele/LeprimebasidelfuturoStatoelarabbiadeglia_DE4F/images_thumb.jpg" width="300" height="166">In una settimana di scontri, 133 ebrei rimasero uccisi. Gli inglesi tentarono di prevenire la strage, sparando e finendo per uccidere 80 manifestanti arabi. L’Alto Commissario britannico in Palestina avvertì il Governo inglese che “il profondo odio latente degli arabi nei confronti degli ebrei si è manifestato in tutti i luoghi della regione”.</p> Unknownnoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-7955289444061222227.post-3717245733496443512010-08-31T18:30:00.000+02:002010-11-08T21:41:03.505+01:00Contesto storico dopo la Prima Guerra Mondiale: avvento del Nazismo in Germania<p align="center"><img style="border-right-width: 0px; margin: 0px; display: inline; border-top-width: 0px; border-bottom-width: 0px; border-left-width: 0px" title="La situazione in Europa dopo la Prima Guerra Mondiale" border="0" alt="La situazione in Europa dopo la Prima Guerra Mondiale" src="http://basch.altervista.org/_altervista_ht/immagini/storiadisraele/Fraledueguerremondialiavventoeprimiannid_C1F3/as55_thumb.jpg" width="525" height="394"> </p> <p align="justify"><strong>Inghilterra</strong><br>Al termine della Prima Guerra Mondiale l’Inghilterra, grazie alla spartizione delle ex colonie tedesche e ai mandati ottenuti in Medioriente su <strong>Iraq</strong>, <strong>Transgiordania</strong> e <strong>Palestina</strong>, vide aumentare considerevolmente la propria influenza internazionale. Alcuni dei problemi più urgenti erano già stati risolti nel primo quindicennio del XX secolo dal liberale <strong>Lloyd George</strong>, autore di numerose riforme; altri problemi tuttavia permasero, come le aspirazioni di indipendenza dell’Irlanda e dell’India.</p> <p align="justify"><img style="border-right-width: 0px; margin: 0px 10px 0px 0px; display: inline; border-top-width: 0px; border-bottom-width: 0px; border-left-width: 0px" title="Re Fuad I d'Egitto" border="0" alt="Re Fuad I d'Egitto" align="left" src="http://basch.altervista.org/_altervista_ht/immagini/storiadisraele/Fraledueguerremondialiavventoeprimiannid_C1F3/Fuad_I_of_Egypt_thumb.jpg" width="180" height="252"> All’Egitto fu concessa dall’Inghilterra un’indipendenza formale nel 1922. In realtà la monarchia locale, con <strong>re Fuad</strong>, poi seguito dal figlio <strong>Faruk</strong>, e i principali ministeri rimasero sotto il controllo o l’influenza britannica praticamente fino al colpo di Stato messo a segno dai <strong>Liberi Ufficiali</strong> <a href="http://storiadisraele.blogspot.com/2010/11/contesto-storico-mediorientale-tra-gli.html" target="_blank">nel 1952</a>. L’Egitto fu il paese in cui prima si sviluppò il nazionalismo arabo, largamente condiviso dagli ambienti militari, dai circoli dei notabili e dalla nascente borghesia imprenditoriale e finanziaria. Data l’importanza strategica dell’Egitto, l’Inghilterra anche dopo il 1922 continuò a mantenere il controllo del <em>Canale di Suez</em>, provocando la rabbia degli egiziani che vedevano con ostilità l’ingombrante presenza inglese sul loro territorio. Contro tali contingenti cominciarono pertanto a compiere azioni armate i giovani di una nuova organizzazione, fondata nel 1928 da <strong>Hassan Al-Banna</strong> che assunse il nome di <strong>Fratellanza Musulmana</strong>. A differenza del nazionalismo elitario degli ufficiali, la <em>Fratellanza</em> si rivolgeva alle masse popolari facendo leva sulla loro fede religiosa. Movimenti con lo stesso nome nacquero negli anni successivi in tutti gli Stati del Medioriente.</p> <p align="justify">Il processo verso una sempre più ampia autonomia, già parzialmente in atto dal XIX secolo, è vivacissimo presso le popolazioni dei <em>dominions</em> britannici. L’Inghilterra ne riconosce la necessità e l’irreversibilità, e con progressive concessioni finisce con il sottoscrivere nel 1931 un vero e proprio statuto del <strong>Commonwealth</strong> nel quale si riconoscono i <em>dominions</em> come collettività autonome non subordinate tra loro, “ma unite da un comune legame alla medesima Corona, ed associate liberamente come membri della Comunità delle Nazioni Britanniche”.</p> <p align="justify"><br><strong>Stati Uniti<br></strong>Alla fine della Prima Guerra Mondiale fu inevitabile la diminuzione dell’importanza del Commonwealth nei confronti della nuova realtà mondiale degli USA, con cui l’Inghilterra di fatto cedeva il primato mondiale alla potenza statunitense. Nella <strong>Conferenza di Washington</strong> tenutasi tra il 1921 e il 1922 (a cui parteciparono USA, Inghilterra, Francia, Italia, Giappone, Cina, Belgio, Olanda e Portogallo), si stabilì l’obbligo di rispettare l’indipendenza della Cina, che a sua volta si impegnava a concedere agli stranieri la più ampia libertà di commercio entro i suoi confini; fu concordato inoltre tra USA, Gran Bretagna e Giappone un mutuo rispetto dei loro possedimenti nel Pacifico e si stabilirono i limiti del tonnellaggio delle flotte militari a cui i contraenti dovevano conformarsi secondo le proporzioni espresse dai coefficienti: 5 (Usa e Inghilterra), 3 (Giappone), 1,67 (Italia e Francia).</p> <p align="justify">L‘apparente parità navale con gli USA si traduceva però per l’Inghilterra in una reale inferiorità, dato che gli Stati Uniti avevano il controllo del Canale di Panama e potevano in qualsiasi circostanza trasportare le loro flotte dall’Atlantico al Pacifico, mentre la Gran Bretagna non poteva fare altrettanto senza il loro consenso. La sua amicizia con gli USA divenne quindi fondamentale ai fini del mantenimento del proprio impero e per garantirla rinunciò a rinnovare gli accordi, siglati nel 1902 e scaduti nel 1922, con il Giappone, grande concorrente del gigante americano.</p> <p align="justify"><strong><img style="border-right-width: 0px; margin: 0px 0px 0px 10px; display: inline; border-top-width: 0px; border-bottom-width: 0px; border-left-width: 0px" title="La notizia del crollo della borsa di Wall Street riportata da un giornale d'epoca" border="0" alt="La notizia del crollo della borsa di Wall Street riportata da un giornale d'epoca" align="right" src="http://basch.altervista.org/_altervista_ht/immagini/storiadisraele/Fraledueguerremondialiavventoeprimiannid_C1F3/1256310572Giovednero_thumb.jpg" width="300" height="250"></strong>Dal 1922 al 1929 la produzione industriale statunitense, assai elevata già in partenza, aumentò del 64%, la produttività del lavoro del 43%, i profitti del 76% e i salari del 30%. La differenza abissale tra l’aumento dei salari e l’aumento dei profitti creò grandi squilibri sociali, accentuati dalla crisi dei sindacati dovuta al taylorismo che rendeva più che mai ripetitivo e squalificato il lavoro degli operai e spezzava la loro forza contrattuale. A questi squilibri oggettivi si aggiungeva un fattore soggettivo di precarietà: la convinzione, avallata dalla propaganda, che si aprissero per tutti prospettive di rapido arricchimento in seguito a rischiose e fortunate attività speculative. Gli indici della borsa di Wall Street crescevano continuamente spinti dalla corsa all’acquisto dei titoli (a cui partecipavano anche gli strati della popolazione con reddito più basso), ma alla loro crescita non corrispondeva l’andamento dell’economia reale. Evidentemente questo squilibrio non poteva durare all’infinito e i più avveduti tra i possessori di titoli, avuto sentore dell’effettivo calo di produzione, cominciarono a vendere i titoli. Pian piano cominciò a spargersi la voce e la quantità enorme di vendite raggiunse il suo apice il <strong>29 ottobre del 1929</strong>, giorno in cui si registrò la vetta insuperata di 16.410.000 azioni contrattate, provocando un vero e proprio <strong>crollo della borsa</strong>. Gli effetti di questa crisi si ripercosse su tutta l’economia mondiale.</p> <p align="justify"><br><strong>Francia<br></strong>Le condizioni materiali e politiche della Francia all’indomani della Prima Guerra Mondiale erano solide per un verso ma duramente provate per l’altro. Certo, l’auspicata rivincita per la <a href="http://storiadisraele.blogspot.com/2010/08/1871-1890-quadro-storico-europeo.html" target="_blank">sconfitta di Sédan</a> era stata ottenuta, l’Alsazia e la Lorena erano state recuperate e la Germania, in precedenza minacciosa, era stata ridotta all’impotenza; inoltre l’impero coloniale si era ulteriormente espanso in Africa e alla Francia furono riconosciuti in Medioriente i mandati sugli attuali <strong>Libano</strong> e <strong>Siria</strong>.</p> <p align="justify">Ma a fronte di tutto ciò, il prezzo pagato era elevatissimo: un milione e quattrocentomila fra morti e dispersi; capacità produttive ridotte del 20% rispetto all’anteguerra; debiti contratti con USA e Inghilterra da saldare e debito pubblico interno quintuplicato; intere regioni devastate dalle ripetute invasioni nemiche, che i francesi si illudevano di strappare per intero alla Germania come “riparazioni”, benché la Germania non fosse in grado di versarli. Per far fronte all’enorme debito pubblico fu stampata carta moneta, che provocò inflazione ed aumento dei prezzi.</p> <p align="justify">La Francia, per giunta, doveva ancora smaltire i traumi subìti negli anni dell’<a href="http://storiadisraele.blogspot.com/2010/08/herzl-e-la-home-ebraica-il-sionismo.html" target="_blank">Affaire Dreyfus</a> e dalla conseguente controffensiva laico-democratica, iniziata nel 1899. In seguito a svariate dispute diplomatiche susseguitesi negli anni, la Repubblica giunse ad una rottura con la Santa Sede, a cui si oppose il <em>Bloc des Gauches</em> (“<strong>Blocco delle Sinistre</strong>”), che comprendeva socialisti riformisti, socialisti indipendenti, radical-socialisti e repubblicani. La conseguenza di ciò fu l’abrogazione nel 1906 del concordato vigente dal 1801 (cioè dai tempi di Napoleone) e la separazione tra Chiesa e Stato, che portò la totale laicizzazione della scuola.</p> <p align="justify">Nel dopoguerra tuttavia il clima politico subì una netta modificazione: se nelle elezioni politiche del 1914 aveva vinto il Blocco delle Sinistre, nel 1919 la vittoria toccò ad un <em>Blocco Nazionale</em>, comprendente varie fazioni degli schieramenti di destra e con forti ispirazioni nazionalistiche. Tenaci e puntigliose nel pretendere dalla Germania il completo pagamento delle “riparazioni”, diffidenti nei confronti della nuova Germania democratico-repubblicana, queste fazioni erano animate da uno spirito di rivalsa che avrebbe contribuito a spingere i tedeschi verso la reazione nazista.<br></p> <p align="justify"><strong><strong><strong><img style="border-right-width: 0px; margin: 0px auto; display: block; float: none; border-top-width: 0px; border-bottom-width: 0px; border-left-width: 0px" title="La spartizione del Medioriente" border="0" alt="La spartizione del Medioriente" src="http://basch.altervista.org/_altervista_ht/immagini/storiadisraele/Fraledueguerremondialiavventoeprimiannid_C1F3/Medioriente_thumb.jpg" width="525" height="305"></strong></strong></strong></p> <p align="justify"><strong>Fine dell’Impero Ottomano e riorganizzazione del Medioriente<br></strong>A sancire ufficialmente lo smembramento della più grande potenza islamica dell’epoca fu il trattato di Sèvres del 1920, ma in realtà il suo processo di disgregazione era già in corso da oltre un secolo, a causa dell’incontro-scontro con le nuove idee che avevano cambiato profondamente l’Europa fin dai tempi della Rivoluzione Francese e della Rivoluzione Industriale. Nell’Impero concetti come <em>libertà</em>, <em>cittadinanza</em>, <em>nazione</em>, <em>diritto naturale</em> erano totalmente sconosciuti o, in quanto radicati nel contesto della cultura islamica, avevano un significato non comparabile con i corrispondenti termini europei. La <em>nazione</em> (<em>umma</em> in arabo), per esempio, comprendeva tutta la comunità musulmana del pianeta. Tutto l’Impero aveva origine da Dio, e pertanto la separazione o la semplice distinzione tra politica e religione o fra la religione e l’economia, era assolutamente inconcepibile. Vi furono dei tentativi da parte di numerosi studiosi, che avevano capito che la potenza dell’Europa dipendeva anche dal suo immenso bagaglio culturale e non solo dai suoi armamenti, di far rinascere l’Islam e renderlo compatibile con le esigenze del mondo moderno ricercando nelle fonti primarie dell’Islam stesso (Corano e tradizioni) l’equivalente dei concetti dinamici europei. Questo movimento è stato indicato con il nome di <strong>Rinascita islamica</strong>. Il Sultano temeva l’affermarsi di questi valori e per reagire alla sua “passività” nel 1908 alcuni ufficiali dell’esercito ottomano si ribellarono e si posero a capo del movimento dei <em>Giovani Turchi</em> che voleva il termine dell’autocrazia del Sultano e chiedeva una nuova costituzione ispirata al liberalismo.</p> <p align="justify"><img style="border-right-width: 0px; margin: 0px 10px 0px 0px; display: inline; border-top-width: 0px; border-bottom-width: 0px; border-left-width: 0px" title="Thomas Edward Lawrence, meglio conosciuto come Lawrence d'Arabia" border="0" alt="Thomas Edward Lawrence, meglio conosciuto come Lawrence d'Arabia" align="left" src="http://basch.altervista.org/_altervista_ht/immagini/storiadisraele/Fraledueguerremondialiavventoeprimiannid_C1F3/Thomas_Edward_LawrenceLawrence_of_Arabia_thumb.jpg" width="200" height="301"> Durante la Guerra Mondiale i turchi Ottomani tentarono di scatenare contro gli inglesi una specie di “guerra santa” islamica, in cui avrebbero dovuto partecipare attivamente anche gli arabi. Accadde invece l’esatto contrario: gli arabi si dimostrarono più sensibili al desiderio di liberarsi del giogo turco che all’ipotesi di combattere a fianco dei turchi per la vittoria dell’Islam. Alla loro ribellione contro il Sultano contribuì arditamente l’avventuroso colonnello britannico <em>Thomas Edward Lawrence</em>, meglio conosciuto come <strong>Lawrence d’Arabia</strong>, che guidò le vittoriose incursioni della guerriglia araba contro gli Ottomani a fianco dello sceriffo <strong>Hussein</strong>.</p> <p align="justify">Alla fine della “Grande Guerra” il Medioriente fu riorganizzato secondo un <strong>accordo di spartizione</strong> firmato nel 1916 che venne poi sostanzialmente ratificato dalla Società delle Nazioni. In base a tale accordo la Francia avrebbe ottenuto i mandati sugli attuali Siria e Libano e la Gran Bretagna su Iraq, Transgiordania, e Palestina. In Iraq e in Giordania furono create ex novo due monarchie, alla guida delle quali vennero posti rispettivamente <strong>Feisal</strong> e <strong>Abdullah Husseini</strong>, i figli dello sceriffo Hussein che aveva combattuto a fianco di Lawrence d’Arabia: ma furono ovviamente due monarchie “protette”, ossia subordinate ai voleri dell’Inghilterra. Gli arabi, che avevano appoggiato la rivolta guidata dal colonnello Lawrence in quanto era stata loro promessa l’indipendenza, si resero conto di essere stati traditi, e questa amara consapevolezza fu il lievito ispiratore delle ideologie antieuropee destinate a dominare il Medioriente per tutto il ‘900.</p> <p align="justify"><br><strong>Germania<br></strong><img style="border-right-width: 0px; margin: 0px 0px 0px 10px; display: inline; border-top-width: 0px; border-bottom-width: 0px; border-left-width: 0px" title="Friedrich Ebert" border="0" alt="Friedrich Ebert" align="right" src="http://basch.altervista.org/_altervista_ht/immagini/storiadisraele/Fraledueguerremondialiavventoeprimiannid_C1F3/898_Friedrich_Ebert_thumb.jpg" width="200" height="233"> Al termine della Prima Guerra Mondiale, crollato l’impero di Guglielmo II, la Germania si trasformò in una Repubblica federale, meglio conosciuta come <strong>Repubblica di Weimar</strong>, presieduta da <em>Friedrich Ebert</em>. Il trapasso non fu però né facile né pacifico, a causa di lotte intestine tra comunisti ed anticomunisti.</p> <p align="justify">I vincitori della guerra esasperarono il risentimento della popolazione tedesca imponendo alla Germania, con il trattato di Versailles, il <strong>risarcimento di tutti i danni di guerra</strong>, che corrispondevano alla cifra complessiva di 132 miliardi di marchi d’oro: una somma assolutamente fuori misura, che se fosse stata pagata per intero avrebbe distrutto per generazioni l’economia tedesca. D’altronde era proprio questo lo scopo vero, seppur non dichiarato, dagli Alleati, che volevano fare della Germania una sorta di “barriera” contro il comunismo, e che constatavano come, nonostante i danni e le distruzioni che aveva subìto, questa dimostrava di avere una eccezionale capacità di ripresa, accelerata ulteriormente da accordi di collaborazione con la Russia bolscevica.</p> <p align="justify">Le possibilità di ripresa fondate sugli accordi russo-germanici furono bruscamente bloccate nel gennaio del 1923, quando la Francia, governata dal <em>Blocco Nazionale</em>, e il Belgio, per rifarsi delle “mancanze della Germania nei versamenti in natura, costatate dalla commissione per le riparazioni” <strong>occuparono il bacino minerario della Ruhr</strong>, che da solo forniva alla Germania i 4/5 del fabbisogno di carbone e acciaio. Questa aggressione portò la Germania alla rovina e suscitò le più vive preoccupazioni anche fra i dirigenti russi. Il governo tedesco reagì proclamando la resistenza passiva e i lavoratori della Ruhr, sostenuti nel loro sciopero ad oltranza dalle finanze pubbliche germaniche, rifiutarono ogni collaborazione con i francesi, che di fatto non ricavarono alcun vantaggio dall’aggressione. D’altra parte, le spese sostenute per finanziare la resistenza passiva costrinsero la Germania a stampare enormi quantità di moneta, causando l’aumento vertiginoso dell’inflazione. In pochi mesi il valore del marco crollò, tanto che alla fine del 1923 un dollaro si scambiava con 4200 miliardi di marchi. Fu dunque necessario ritirare la vecchia moneta dalla circolazione e sostituirla con un nuovo marco. Di fronte all’impossibilità di sostenere ulteriormente le spese della resistenza passiva nella Ruhr, il governo tedesco ne proclamò la completa cessazione il 26 settembre 1923. </p> <p align="justify">Queste vicende gettarono i tedeschi nella più nera disperazione, e le correnti nazionalistiche ne approfittarono per intensificare la campagna antidemocratica e per additare al pubblico disprezzo i cosiddetti “criminali di novembre”, cioè coloro che firmarono l’armistizio nel novembre del 1918, ignorando il fatto che in realtà la guerra era stata causata dalla vecchia classe dirigente e che la firma dell’armistizio era praticamente necessaria. Fra i movimenti nazionalisti e sciovinisti, che con la loro demagogia avevano facilmente presa sulle popolazioni esasperate, cominciarono a farsi strada i <em>nazionalsocialisti</em> di <strong>Adolf Hitler</strong>, vicini per alcuni aspetti al <em>fascismo </em>italiano ma con una più spiccata ideologia razzista e antisemita.</p> <p align="justify"><img style="border-right-width: 0px; margin: 0px 10px 0px 0px; display: inline; border-top-width: 0px; border-bottom-width: 0px; border-left-width: 0px" title="Charles Gates Dawes" border="0" alt="Charles Gates Dawes" align="left" src="http://basch.altervista.org/_altervista_ht/immagini/storiadisraele/Fraledueguerremondialiavventoeprimiannid_C1F3/charlesgdawes1sized_thumb.jpg" width="200" height="249"> La rovinosa inflazione del marco, l’instabilità politica, la questione delle riparazioni consentirono agli Stati Uniti di intervenire nei problemi dell’Europa centrale, cui essi erano d’altra parte direttamente interessati dato che la Francia dichiarava di non poter pagare i propri debiti di guerra se i tedeschi non pagavano a loro volta le riparazioni. In questa prospettiva il finanziere statunitense <em>Charles Gates Dawes</em> mise a punto un piano di ricostruzione dell’economia tedesca. In esecuzione del <strong>piano Dawes</strong>, varato nell’agosto del 1924, i francesi sgomberarono la Ruhr; la Banca Centrale Tedesca fu sottoposta alla sorveglianza degli Alleati; un prestito di 800 milioni di marchi d’oro venne offerto dagli USA come base di partenza del nuovo corso economico. Le riparazioni, secondo il piano, sarebbero state pagate dalla Germania a rate annuali crescenti, e la progettata ripresa economica avrebbe permesso ai tedeschi di saldare il debito.</p> <p align="justify"><img style="border-right-width: 0px; margin: 0px 0px 0px 10px; display: inline; border-top-width: 0px; border-bottom-width: 0px; border-left-width: 0px" title="Adolf Hitler" border="0" alt="Adolf Hitler" align="right" src="http://basch.altervista.org/_altervista_ht/immagini/storiadisraele/Fraledueguerremondialiavventoeprimiannid_C1F3/hitler.jpg" width="200" height="264">Quando crollò la borsa ed esplose la <em>crisi del 1929</em>, i finanzieri statunitensi furono costretti a ritirare i loro prestiti, determinando il crollo dell’economia tedesca, ormai legata a quella americana. A questo punto si realizzarono le condizioni necessarie e sufficienti perché il <strong>nazismo</strong>, già largamente diffuso e radicato, si imponesse come forza dominante. I nazisti, appoggiati e finanziati dai grandi trust che si erano formati all’epoca del Piano Dawes e parzialmente protetti anche dalla magistratura che tendevano a punire con pene irrisorie le violenze commesse dai nazionalisti, ebbero buon gioco nel presentarsi demagogicamente all’opinione pubblica come gli unici autentici rappresentanti del popolo tedesco. Nelle elezioni presidenziali dell’aprile 1932 i candidati più importanti erano <em>Hindenburg</em> e <em>Hitler</em>. Data la situazione disperata della Repubblica, i socialdemocratici rinunciarono a presentare la loro candidatura concentrando i loro voti su Hindenburg, che venne effettivamente eletto con 19 milioni di voti, contro i 13 del rivale. Nonostante ciò, il vincitore chiamò Hitler a diventare cancelliere e a presiedere un governo di coalizione con altre forze della destra nazionalista. Quindi, per far sì che il <em>Reichstag</em> (il Parlamento) abbia una composizione più corrispondente ai nuovi rapporti di forza stabilitisi con l’ascesa di Hitler, Hindenburg indisse nuove elezioni, a distanza di pochi mesi da quelle precedenti.</p> <p align="justify"><img style="border-right-width: 0px; margin: 0px 10px 0px 0px; display: inline; border-top-width: 0px; border-bottom-width: 0px; border-left-width: 0px" title="L'incendio del Reichstag" border="0" alt="L'incendio del Reichstag" align="left" src="http://basch.altervista.org/_altervista_ht/immagini/storiadisraele/Fraledueguerremondialiavventoeprimiannid_C1F3/incendiodelreichstag_thumb.jpg" width="250" height="327">La campagna elettorale venne condotta dai nazisti come un’azione di guerra. Alle violenze delle bande di Hitler, fra le quali si distinsero le famigerate <em>SS</em> (<em>Schutzstaffein</em>, ossia “squadre di protezione”) si aggiunsero i crimini e le prevaricazioni della polizia. <em>Hernann Goring</em>, stretto collaboratore di Hitler, il 27 febbraio fece persino <strong>incendiare</strong> dai propri agenti segreti la sede del Reichstag per addossarne la colpa ai comunisti e per farli arrestare. Con questi metodi i nazisti ottennero 17 milioni di voti e, grazie all’appoggio degli altri gruppi nazionalisti schieratisi dalla loro parte, conquistarono infine la maggioranza assoluta nel Reichstag. I nazisti intendevano conservare il potere con qualsiasi mezzo: sciolti o costretti ad autosciogliersi gli altri partiti e tolti di mezzo i sindacati, il 14 luglio 1933 il governo decretò che in Germania <strong>l’unico partito ammesso era il nazismo</strong>; il 12 novembre infine indissero nuove elezioni, sia per uscire dalla Società delle Nazioni che per eleggere ancora una volta il Reichstag. Il 95% degli elettori votò per l’uscita e <strong>il 92% per la lista unica presentata dai nazisti</strong>. Per Hitler fu un autentico trionfo. Poco dopo morì Hindenburg e Hitler potè assumere anche la carica di <strong>capo dello Stato</strong>, fino ad imporsi in brevissimo tempo come indiscusso <em>Fuhrer</em> (“duce”) del <em>Terzo Reich</em>.</p> <p></p> <p></p> <p></p><img style="border-right-width: 0px; margin: 0px auto; display: block; float: none; border-top-width: 0px; border-bottom-width: 0px; border-left-width: 0px" title="Discorso di Hitler al Reichstag. La svastica, antico simbolo magico della tradizione indoeuropea, era stata assunta dall'inizio del XX secolo come emblema dai movimenti antisemiti, e venne quindi adottata dai nazisti." border="0" alt="Discorso di Hitler al Reichstag. La svastica, antico simbolo magico della tradizione indoeuropea, era stata assunta dall'inizio del XX secolo come emblema dai movimenti antisemiti, e venne quindi adottata dai nazisti." src="http://basch.altervista.org/_altervista_ht/immagini/storiadisraele/Fraledueguerremondialiavventoeprimiannid_C1F3/hitlerreichstag_thumb.jpg" width="525" height="355"> Unknownnoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-7955289444061222227.post-54628095536551943882010-08-31T18:10:00.000+02:002010-10-19T22:44:13.618+02:00L’aumento delle sommosse arabe e la Commissione Peel<p align="justify"><img style="border-bottom: 0px; border-left: 0px; margin: 0px 10px 0px 0px; display: inline; border-top: 0px; border-right: 0px" title="La proposta di spartizione della regione secondo la Commissione Peel. La soluzione fu accettata dagli ebrei e rifiutata dagli arabi" border="0" alt="La proposta di spartizione della regione secondo la Commissione Peel. La soluzione fu accettata dagli ebrei e rifiutata dagli arabi" align="left" src="http://basch.altervista.org/_altervista_ht/immagini/storiadisraele/LaumentodellesommossearabeelaCommissione_6E3/peel1937_thumb.jpg" width="285" height="769"> Nel 1933 <strong>Adolf Hitler</strong> <a href="http://storiadisraele.blogspot.com/2010/09/contesto-storico-dopo-la-prima-guerra.html" target="_blank">salì al potere in Germania</a>. In conseguenza del ritorno dell’antisemitismo e all’<a href="http://storiadisraele.blogspot.com/2010/09/lantisemitismo-nazista.html" target="_blank">aumento delle violenze contro gli ebrei</a> in Europa, la Palestina improvvisamente divenne un luogo di rifugio urgente per coloro che avevano bisogno di salvarsi, anche se in precedenza avevano preferito restare nella Diaspora nonostante gli inviti dei Sionisti. Le immigrazioni di conseguenza aumentarono, e flussi di ebrei tedeschi ed austriaci giungevano in Palestina ogni settimana, con il benestare delle autorità del Mandato britannico. Alcuni andarono a lavorare nella fattorie, altri frequentarono l’<a href="http://storiadisraele.blogspot.com/2010/08/la-nascita-delluniversita-ebraica-di.html" target="_blank">Università Ebraica</a>. L’ebraismo già presente in Palestina li accolse benevolmente e in circa sei anni giunsero nella regione più di 50 mila ebrei tedeschi ed austriaci. Come risultato di ciò, le città ebraiche ripresero lo stile del Centro Europa, riempendosi di coffee bar in stile austriaco. Anche Tel Aviv in quegli anni rispecchiava lo stile europeo di molti dei nuovi arrivati, con cinema, teatri, bar e ristoranti.</p> <p align="justify">In seguito a questi flussi, nel 1936 esplose una nuova violenta protesta araba, dopo <a href="http://storiadisraele.blogspot.com/2010/08/le-prime-basi-del-futuro-stato-e-la.html" target="_blank">quella già avvenuta nel 1929</a>, questa volta rivolta sia agli ebrei che agli inglesi. Gli arabi pretendevano la fine dell’immigrazione ebraica, nonchè la cancellazione di qualsiasi promessa di Stato ebraico. Gli inglesi usarono spesso la forza contro gli insorti e tentarono anche di arrestare il Mufti di Gerusalemme, che lasciò la Palestina, per ricomparire qualche tempo dopo come alleato di Hitler. Tentarono anche di riesaminare l’intera struttura del Mandato sulla regione, fondando una speciale commissione a tal proposito, con a capo <strong>Lord William Peel</strong>.</p> <p align="justify">La soluzione proposta dalla <strong>Commissione Peel</strong> era radicale: dividere la Palestina in due Stati indipendenti l’uno dall’altro, uno ebraico (più piccolo) ed uno arabo, con la città di Gerusalemme e l’area circostante che sarebbe rimasta sotto il controllo del Mandato britannico. L’Agenzia Ebraica, con a capo David Ben-Gurion, pur dispiacendosi per Gerusalemme che sarebbe rimasta al di fuori dello Stato ebraico, accettò il piano di spartizione; gli arabi lo rifiutarono in toto perché contrari a qualsiasi diritto di Stato per gli ebrei, anche in aree della regione a maggioranza ebraica.</p> <p align="justify"><img style="border-bottom: 0px; border-left: 0px; margin: 0px 0px 0px 10px; display: inline; border-top: 0px; border-right: 0px" title="L'esercito inglese fronteggia una rivolta araba a Giaffa nel 1936" border="0" alt="L'esercito inglese fronteggia una rivolta araba a Giaffa nel 1936" align="right" src="http://basch.altervista.org/_altervista_ht/immagini/storiadisraele/LaumentodellesommossearabeelaCommissione_6E3/arab_riots_1936_wide_thumb.jpg" width="300" height="150"> Gli arabi si sollevarono contro gli inglesi e intensificarono gli attacchi contro gli ebrei: bombe erano lanciate verso autobus e mercati, violenze si verificavano contro singole persone, case e campi coltivati. Gli ebrei di Palestina si divisero nelle modalità di reazione a tutto ciò: Ben-Gurion rifiutò categoricamente l’idea di rappresaglie contro gli arabi; contemporaneamente si formò un piccolo gruppo rivale, i <strong>Revisionisti</strong>, guidati da Vladimir Jabotinsky, in favore di ritorsioni anche violente.</p> <p align="justify"><img style="border-bottom: 0px; border-left: 0px; margin: 0px 10px 0px 0px; display: inline; border-top: 0px; border-right: 0px" title="Il Mufti di Gerusalemme Haj Amin Al-Husseini, dopo la sua fuga dalla Palestina per sfuggire all'arresto da parte dell'esercito britannico, divenne alleato di Hitler" border="0" alt="Il Mufti di Gerusalemme Haj Amin Al-Husseini, dopo la sua fuga dalla Palestina per sfuggire all'arresto da parte dell'esercito britannico, divenne alleato di Hitler" align="left" src="http://basch.altervista.org/_altervista_ht/immagini/storiadisraele/LaumentodellesommossearabeelaCommissione_6E3/hitler_mufti_thumb.jpg" width="300" height="224"> L’impresa sionista faticò molto per mantenere la propria attività: sui terreni acquistati dal JNF ogni settimana veniva fondato qualche nuovo centro abitato, la cui prima costruzione era quasi sempre una torretta di controllo, che spesso veniva realizzata nel giro di una notte, atta a prevenire attacchi. Nel 1935 ebrei dalla Jugoslavia fondarono lo <em>Sha’ar Ha-Amakim </em>(“Porta per le Valli”), nell’entroterra di Haifa, in cui si sviluppò molto il porto; nella Valle del Giordano ebrei del Centro Europa fondarono il <em>Tirat Zevi</em> (“Castello di Zevi”) combinando fede religiosa e agricoltura.</p> <p align="justify"><img style="border-bottom: 0px; border-left: 0px; margin: 0px 0px 0px 10px; display: inline; border-top: 0px; border-right: 0px" title="Orde Wingate, conosciuto dagli ebrei come "l'amico". Morì nel 1944 combattendo contro il Giappone nella Seconda Guerra Mondiale." border="0" alt="Orde Wingate, conosciuto dagli ebrei come "l'amico". Morì nel 1944 combattendo contro il Giappone nella Seconda Guerra Mondiale." align="right" src="http://basch.altervista.org/_altervista_ht/immagini/storiadisraele/LaumentodellesommossearabeelaCommissione_6E3/orde_w1_thumb.jpg" width="131" height="173"> All’intensificarsi dell’ostilità degli arabi nei confronti degli insediamenti ebraici, l’attività di autodifesa dell’Haganah incluse alcuni corsi nazionali per addestrare gli ufficiali in difese tecniche. L’Haganah fu aiutata anche da un ufficiale dell’esercito britannico, il Capitano <strong>Orde Wingate</strong>, che insegnò numerose tattiche di prevenzione notturna degli attacchi arabi.</p> <p align="justify">Nonostante tutte queste sommosse, la creatività dell’ebraismo palestinese non sembrò risentirne eccessivamente: si moltiplicarono i giornali in lingua ebraica; la letteratura si sviluppò grazie ad una generazione di scrittori e poeti ebrei, tra cui vi fu <strong>Natan Alterman</strong>; fiorirono anche musica e teatro, anche grazie all’immigrazione dalla Germania che contribuì alla creazione della <em>All Jewish Palestine Orchestra</em>, fondata nel 1936 dal polacco <strong>Bronislaw Huberman</strong>, che riuscì a far condurre i concerti di apertura di Tel Aviv e Gerusalemme da Arturo Toscanini.</p> Unknownnoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-7955289444061222227.post-87946051957000576202010-08-31T17:50:00.000+02:002010-10-19T22:47:11.540+02:00L’antisemitismo nazista<p align="justify"><img style="border-bottom: 0px; border-left: 0px; margin: 0px auto; display: block; float: none; border-top: 0px; border-right: 0px" title="Contrassegno della "stella di David" da apporre in bella vista sulle vesti per permettere la rapida individuazione degli ebrei" border="0" alt="Contrassegno della "stella di David" da apporre in bella vista sulle vesti per permettere la rapida individuazione degli ebrei" src="http://basch.altervista.org/_altervista_ht/immagini/storiadisraele/Lantisemitismonazista_1495B/JudeStarofDavid_thumb.jpg" width="250" height="262"></p> <p align="justify"><img style="border-bottom: 0px; border-left: 0px; margin: 0px 10px 0px 0px; display: inline; border-top: 0px; border-right: 0px" title="Tavola didattica in uso nelle scuole del Reich per l'identificazione delle razze germaniche, 1935" border="0" alt="Tavola didattica in uso nelle scuole del Reich per l'identificazione delle razze germaniche, 1935" align="left" src="http://basch.altervista.org/_altervista_ht/immagini/storiadisraele/Lantisemitismonazista_1495B/2_thumb.jpg" width="250" height="334">Il nazismo affermò il principio secondo cui la razza fungeva da cardine e criterio risolutivo nel rapporto tra cittadini e Stato. Le leggi sulla cittadinanza del <em>Reich</em> del 1935 e la legge “per la protezione del sangue e dell’onore tedesco” furono conseguenze di questa concezione razziale del diritto e fu proprio per questo che l’antisemitismo nazista potè svilupparsi in un ambito di pseudo-legalità.</p> <p align="justify">Si iniziò praticando la discriminazione e il boicottaggio in maniera pianificata. Con il passare del tempo le persecuzioni divennero sempre più violente, sino a culminare nella cosiddetta <strong>notte dei cristalli</strong> del 9 novembre del 1938, un pogrom organizzato in seguito all’uccisione di un diplomatico tedesco ad opera di un giovane ebreo: migliaia di negozi, abitazioni e luoghi di culto ebraici furono assaliti ed incendiati, un centinaio di ebrei rimasero uccisi e molti altri furono percossi.</p> <p align="justify"><img style="border-bottom: 0px; border-left: 0px; margin: 0px 0px 0px 10px; display: inline; border-top: 0px; border-right: 0px" title="Documento di identità di un'ebrea tedesca con la "J" ben visibile per identificare gli ebrei, 1939. Ai nomi originari andavano obbligatoriamente aggiunti quelli tradizionalmente israelitici di "Sara" e di "Israel"" border="0" alt="Documento di identità di un'ebrea tedesca con la "J" ben visibile per identificare gli ebrei, 1939. Ai nomi originari andavano obbligatoriamente aggiunti quelli tradizionalmente israelitici di "Sara" e di "Israel"" align="right" src="http://basch.altervista.org/_altervista_ht/immagini/storiadisraele/Lantisemitismonazista_1495B/1_thumb.jpg" width="300" height="209"> Da quel momento aumentarono ulteriormente di intensità le discriminazioni contro la popolazione ebraica, che fu esclusa dalle attività commerciali ed industriali, dalle manifestazioni culturali, dagli spettacoli pubblici. Fu imposto il <strong>contrassegno distintivo della stella di David</strong> in panno giallo da portare ben visibile sugli abiti, cosicché gli ebrei potessero essere facilmente riconoscibili, e sui loro documenti di identità veniva apposto un timbro ben visibile con la lettera <em>J</em> di <em>jude.</em> Si proibirono i matrimoni e le relazioni sessuali con gli ariani e si negò loro l’accesso alle scuole pubbliche. Gli ebrei tedeschi, privati del diritto di cittadinanza e di ogni altra tutela, furono costretti a pagare “tributi espiatori” solo per poter sopravvivere.</p> <p align="justify">Il vertice del Reich progettava la loro emigrazione forzata di massa, ma l’avvicinarsi del secondo conflitto mondiale rese impossibile l’attuazione di questo piano e aprì la via al progetto al quale Hitler, nella sua ossessione antisemita, pensava da tempo: la “soluzione finale”, la distruzione della <em>razza</em> ebraica in Europa. Già una quindicina di <strong>Campi di Concentramento</strong> erano in funzione all’indomani dell’ascesa al potere di Hitler, allo scopo di “rieducare” gli avversari politici. La “razionalizzazione” e unificazione del sistema dei “campi” sotto l’amministrazione delle SS e la successiva nascita dei “campi di sterminio” costituirono le premesse necessarie per l’attuazione di quel terrificante progetto di cui si tratterà più approfonditamente nel capitolo specifico.</p> <p align="center"><img style="border-bottom: 0px; border-left: 0px; margin: 0px; display: inline; border-top: 0px; border-right: 0px" title="Negozio ebraico della Potsdamerstrasse a Berlino con le vetrine infrante in seguito alla "notte dei cristalli"" border="0" alt="Negozio ebraico della Potsdamerstrasse a Berlino con le vetrine infrante in seguito alla "notte dei cristalli"" src="http://basch.altervista.org/_altervista_ht/immagini/storiadisraele/Lantisemitismonazista_1495B/4_thumb.jpg" width="253" height="170"> <img style="border-bottom: 0px; border-left: 0px; margin: 0px; display: inline; border-top: 0px; border-right: 0px" title="Interno della sinagoga della Fasanerstrasse, a Berlino, devastata nella "notte dei cristalli"" border="0" alt="Interno della sinagoga della Fasanerstrasse, a Berlino, devastata nella "notte dei cristalli"" src="http://basch.altervista.org/_altervista_ht/immagini/storiadisraele/Lantisemitismonazista_1495B/3_thumb.jpg" width="250" height="170"></p> Unknownnoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-7955289444061222227.post-39806624925358428922010-08-31T17:30:00.000+02:002011-09-16T23:18:31.016+02:00La limitazione dell’immigrazione ebraica<p align="justify"><img style="border-right-width: 0px; margin: 0px 10px 0px 0px; display: inline; border-top-width: 0px; border-bottom-width: 0px; border-left-width: 0px" title="Volontari aiutano nella costruzione del Kibbutz Ein Gev." border="0" alt="Volontari aiutano nella costruzione del Kibbutz Ein Gev." align="left" src="http://basch.altervista.org/_altervista_ht/immagini/storiadisraele/Lalimitazionedellimmigrazioneebraica_E4F9/07_thumb.jpg" width="250" height="346"> Anche mentre le rivolte arabe del 1936 erano all’apice della loro virulenza, giovani pionieri ebrei continuarono a stabilire insediamenti su territori sterili che erano determinati a coltivare. Nella valle Jezreel sorse il Kibbutz <em>Ha-Zorca</em> (“Il Seminatore”) e l’anno successivo nella costa orientale del Mare di Galilea fu fondato il Kibbutz <em>Ein Gev</em> (“Acqua Sacra”). Trent’anni dopo uno dei fondatori di questo Kibbutz, <strong>Teddy Kollek</strong>, divenne sindaco di Gerusalemme. Nel 1938 nacque l’<strong>Hadassah Hospital</strong>, sulla cima del Monte Scopus a Gerusalemme, che rappresentò un passo fondamentale per l’impresa ebraica in Palestina: si trattava dell’ospedale più moderno dell’intero Medio Oriente, e le sue dotazioni furono messe a disposizione sia agli ebrei che agli arabi della regione e dei paesi confinanti.</p> <p align="justify">Ma questi ultimi consideravano gli insediamenti e le infrastrutture degli ebrei come una forma di colonizzazione della regione, che andava ad aggiungersi a <a href="http://storiadisraele.blogspot.com/2010/09/contesto-storico-dopo-la-prima-guerra.html">quella inglese</a>: per loro infatti i nuovi venuti erano semplicemente un popolo straniero, alleato della potenza coloniale britannica. L’elevatissima alfabetizzazione e le capacità imprenditoriali, organizzative, tecniche e scientifiche di cui gli ebrei davano prova da anni contribuivano ad aumentare l’ostilità degli arabi, anche se spesso erano anche loro stessi a trarne benefici. All’epoca in cui le loro rivolte iniziarono erano presenti circa 100 mila ebrei in Palestina e più di 600 mila arabi. Questi ultimi pretendevano di governare e gestire l’intera regione, ammettendo chiaramente che una volta assunto il suo controllo avrebbero interrotto le immigrazioni ebraiche. Ai disordini provocati dagli arabi rispondeva con la forza il movimento dei Revisionisti, con a capo Vladimir Jabotinsky, a cui partecipavano numerosi attivisti che propugnavano anche la salvaguardia dell’immigrazione ebraica. Il movimento Sionista accusò il movimento di militarismo e persino di avere inclinazioni fasciste.</p> <p align="justify"><img style="border-right-width: 0px; margin: 0px 0px 0px 10px; display: inline; border-top-width: 0px; border-bottom-width: 0px; border-left-width: 0px" title="Il Kibbutz Hanita, vicino al confine libanese. Sin dalla prima notte della sua esistenza è stato attaccato dagli arabi. In fondo è ben visibile la torre di controllo, costruita per l'autodifesa." border="0" alt="Il Kibbutz Hanita, vicino al confine libanese. Sin dalla prima notte della sua esistenza è stato attaccato dagli arabi. In fondo è ben visibile la torre di controllo, costruita per l'autodifesa." align="right" src="http://basch.altervista.org/_altervista_ht/immagini/storiadisraele/Lalimitazionedellimmigrazioneebraica_E4F9/01_thumb.jpg" width="300" height="222">La Gran Bretagna, nel tentativo di placare la rabbia degli arabi e di non inimicarseli eccessivamente, decise di imporre delle drastiche limitazioni all’immigrazione ebraica. Nel maggio del 1939 (circa sei mesi dopo la <a href="http://storiadisraele.blogspot.com/2010/09/lantisemitismo-nazista.html">Notte dei Cristalli</a> in Germania) il governo inglese rilasciò un documento, il cosiddetto <strong>Foglio Bianco di Palestina </strong>(<em>Palestine White Paper</em>): in esso si stabiliva che non più di 50 mila ebrei sarebbero stati accettati in Palestina entro i successivi cinque anni, con ulteriori 25 mila visti (meglio conosciuti come <em>Certificati di Palestina</em>) a disposizione solo per casi eccezionali. Anche il diritto di acquistare terre in Palestina fu drasticamente limitato per gli ebrei. Era nelle intenzioni degli inglesi introdurre nel 1944, cinque anni dopo la promulgazione del White Paper, delle istituzioni di autogoverno locale da cui gli arabi avrebbero avuto il potere di interrompere ulteriori ingressi di ebrei, assicurandosi in questo modo di costituire ancora la maggioranza della popolazione.</p> <p align="justify"><img style="border-right-width: 0px; margin: 0px 10px 0px 0px; display: inline; border-top-width: 0px; border-bottom-width: 0px; border-left-width: 0px" title="Frank Foley, l'ufficiale del Controllo Passaporti che aiutò molti ebrei a raggiungere illegalmente la Palestina dopo la promulgazione del White Paper" border="0" alt="Frank Foley, l'ufficiale del Controllo Passaporti che aiutò molti ebrei a raggiungere illegalmente la Palestina dopo la promulgazione del White Paper" align="left" src="http://basch.altervista.org/_altervista_ht/immagini/storiadisraele/Lalimitazionedellimmigrazioneebraica_E4F9/Frank_foley_thumb.jpg" width="170" height="182">Gli ebrei palestinesi e quelli tedeschi ed austriaci, che proprio in quel periodo con l’aumentare dell’antisemitismo e delle violenze contro di loro avevano l’urgenza di emigrare per assicurarsi la salvezza e che dunque necessitavano dei Certificati di Palestina, erano scoinvolti. Soprannominarono il White Paper “Black Paper” (“Foglio Nero”), manifestarono contro la sua promulgazione e fecero appello al buon senso di alcune personalità inglesi nel tentativo riaprire gli ingressi della Palestina. Winston Churchill e un piccolo gruppo di parlamentari li supportarono, ma Churchill non era al governo e la maggioranza di governo era invece solida.</p> <p align="justify">In Germania alcuni diplomatici inglesi, tra cui il Capitan <strong>Frank Foley</strong>, all’epoca ufficiale del Controllo Passaporti a Berlino, agirono individualmente facendo il possibile anche venendo meno ai loro ruoli per permettere agli ebrei di giungere in Palestina. Ne giunsero quindi alcune migliaia senza certificati: questi furono denominati “illegali”. Molti furono catturati ed internati dagli inglesi nel tentativo di sbarcare. Questo tipo di immigrazione illegale prese il nome di <strong>Aliyah Bet</strong>.</p> <p align="justify"><img style="border-right-width: 0px; margin: 0px 0px 0px 10px; display: inline; border-top-width: 0px; border-bottom-width: 0px; border-left-width: 0px" title="La prima pagina di un giornale d'epoca allo scoppio della seconda Guerra Mondiale" border="0" alt="La prima pagina di un giornale d'epoca allo scoppio della seconda Guerra Mondiale" align="right" src="http://basch.altervista.org/_altervista_ht/immagini/storiadisraele/Lalimitazionedellimmigrazioneebraica_E4F9/800pxDailyExpress_March1933_judeafrontpage_thumb.jpg" width="302" height="218">A distanza di quattro mesi dalla promulgazione del Palestine White Paper, la Germania invase la Polonia e la Gran Bretagna dichiarò guerra alla Germania. Gli ebrei palestinesi erano consci del fatto che una eventuale vittoria tedesca sarebbe stata catastrofica. David Ben-Gurion annunciò, nel suo più grande atto di statista, che gli ebrei palestinesi “combatteranno in guerra come se non esistesse il White Paper, e combatteranno il White Paper come se non ci fosse la guerra”. Inglesi ed ebrei erano dunque alleati e nemici contemporaneamente: gli ebrei desideravano combattere Hitler allo stesso modo in cui desideravano la nascita di un loro Stato.</p> Unknownnoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-7955289444061222227.post-89179168214774476402010-08-31T17:10:00.000+02:002010-10-19T22:59:25.672+02:00La seconda Guerra Mondiale<p align="justify"><img style="border-bottom: 0px; border-left: 0px; margin: 0px auto; display: block; float: none; border-top: 0px; border-right: 0px" title="Soldati della Brigata ebraica che bersagliano le postazioni tedesche in Italia, 30 marzo 1945" border="0" alt="Soldati della Brigata ebraica che bersagliano le postazioni tedesche in Italia, 30 marzo 1945" src="http://basch.altervista.org/_altervista_ht/immagini/storiadisraele/Lasecondaguerramondiale_129B5/40353_thumb.jpg" width="460" height="345"></p> <p align="justify">Più di 30 mila volontari ebrei palestinesi presero parte alla seconda guerra mondiale per combattere dalla parte degli Alleati. Sono numerosi i cimiteri che ancora oggi conservano le spoglie degli ebrei caduti in guerra in Grecia, Nord Africa, Italia ed Europa settentrionale.</p> <p align="justify"><img style="border-bottom: 0px; border-left: 0px; margin: 0px 10px 0px 0px; display: inline; border-top: 0px; border-right: 0px" title="Ebrei reclutati dal Reggimento Palestinese, fondato nel 1943. Prese parte a numerosi combattimenti in Italia e Nord Africa. Era composto sia da ebrei che da arabi." border="0" alt="Ebrei reclutati dal Reggimento Palestinese, fondato nel 1943. Prese parte a numerosi combattimenti in Italia e Nord Africa. Era composto sia da ebrei che da arabi." align="left" src="http://basch.altervista.org/_altervista_ht/immagini/storiadisraele/Lasecondaguerramondiale_129B5/2d6f18d3d1b8ebe9_large560x600_thumb.jpg" width="250" height="244">L’Haganah partecipò nel 1941 alla battaglia <strong>contro i francesi di Vichy</strong> (sotto il controllo tedesco) in Libano e Siria: vi prese parte anche Moshè Dayan, che perse un occhio nel mezzo dei combattimenti. Ma all’interno della Palestina l’opposizione araba alla minoranza ebraica non diminuì. Di conseguenza l’Haganah intensificò gli addestramenti per prepararsi a difendere le comunità ebraiche da un eventuale attacco arabo su vasta scala. Nuovi centri abitati furono stabiliti sulle terre di proprietà dell’Agenzia Ebraica, tra cui quello di <em>Kfar Blum</em>.</p> <p align="justify">Nel maggio del 1942 al <em>Biltmore Hotel</em> di New York Ben-Gurion organizzò una <strong>conferenza</strong> dei leader sionisti, promettendo che alla fine della guerra l’Agenzia Ebraica avrebbe chiesto la creazione di uno Stato ebraico sovrano in Palestina. La sua speranza consisteva nel portare i sopravvissuti della Shoah in Palestina, di cui si cominciavano ad avere le prime notizie proprio in quell’anno. Secondo le sue previsioni sarebbero morti circa un milione di persone a fronte di circa 5 milioni di sopravvissuti: in realtà si sarebbe scoperto che alla fine della guerra gli ebrei morti erano sei milioni e i sopravvissuti meno di 250 mila.</p> <p align="justify"><img style="border-bottom: 0px; border-left: 0px; margin: 0px 0px 0px 10px; display: inline; border-top: 0px; border-right: 0px" title="Menachem Begin" border="0" alt="Menachem Begin" align="right" src="http://basch.altervista.org/_altervista_ht/immagini/storiadisraele/Lasecondaguerramondiale_129B5/Begin_thumb.jpg" width="150" height="186">Il braccio armato del movimento Revisionista, l’<strong>Irgun</strong> (abbreviazione di <em>Irgun Zvai Leumi</em>, cioè “Organizzazione Militare Nazionale”), guidato da <strong>Menachem Begin</strong>, uno dei futuri Primi Ministri israeliani, contrapponendosi alla stessa Haganah che era un’organizzazione di difesa, sosteneva che il potere poteva essere ottenuto solo con la forza. Invocando la rivolta degli ebrei palestinesi contro gli inglesi, i membri dell’Irgun cominciarono ad uccidere soldati e poliziotti inglesi mediante azioni terroristiche. Ben-Gurion condannò queste azioni, ma l’Irgun era inamovibile nel voler perseguire i suoi obiettivi con questi metodi. Vi furono anche altri gruppi, ancor più estremisti, che intrapresero la via degli atti terroristici: si trattava della <strong>Banda Stern</strong>, dal nome del suo leader <strong>Abraham Stern</strong>, a cui successe un altro gruppo, il <strong>Lehi</strong> (da <em>Lohamei Herut Israel</em>, “combattenti per la libertà di Israele”), guidato da un altro futuro Primo Ministro israeliano, <strong>Yitzhak Shamir</strong>.</p> <p align="justify"><img style="border-bottom: 0px; border-left: 0px; margin: 0px 10px 0px 0px; display: inline; border-top: 0px; border-right: 0px" title="Hannah Senesz" border="0" alt="Hannah Senesz" align="left" src="http://basch.altervista.org/_altervista_ht/immagini/storiadisraele/Lasecondaguerramondiale_129B5/barmed_docs1blessed_thumb.jpg" width="200" height="153"> Nel 1944 decine di volontari ebrei palestinesi si calarono con il paracadute dietro le linee dell’esercito tedesco: scopi di questa pericolosissima missione erano fornire gli Alleati di informazioni di intelligence e alleviare le sofferenze degli ebrei europei sotto il dominio tedesco. Molti di questi paracadutisti furono scoperti dai nazisti e da loro torturati ed uccisi. Tra questi vi furono <strong>Hannah Senesz</strong>, torturata ed uccisa a Budapest il 4 novembre del 1944, e <strong>Enzo Sereni</strong>, morto nel campo di <em>Dachau</em> due settimane dopo.</p> <p align="justify"><img style="border-bottom: 0px; border-left: 0px; margin: 0px 0px 0px 10px; display: inline; border-top: 0px; border-right: 0px" title="Sopravvissuti alla Shoah arrivati in Palestina con un treno da Istanbul nell'autunno del 1944. Ad Istanbul, raggiungibile via nave attraverso il Mar Nero, era possibile ricevere i documenti e continuare il viaggio via treno." border="0" alt="Sopravvissuti alla Shoah arrivati in Palestina con un treno da Istanbul nell'autunno del 1944. Ad Istanbul, raggiungibile via nave attraverso il Mar Nero, era possibile ricevere i documenti e continuare il viaggio via treno." align="right" src="http://basch.altervista.org/_altervista_ht/immagini/storiadisraele/Lasecondaguerramondiale_129B5/istanbul_thumb.jpg" width="200" height="154"> Per aiutare gli ebrei, il figlio di Churchill, <strong>Randolph Churchill</strong>, lui stesso calatosi dietro le linee tedesche in Jugoslavia, suggerì al padre, divenuto Primo Ministro nel 1940, di utilizzare gli aerei, che solitamente servivano per i rifornimenti dei partigiani antinazisti di Tito, per condurre più ebrei possibile fuori dall’Italia verso la Jugoslavia, con l’intento di portarli in salvo. Churchill riportò il suggerimento a Tito che accettò e in questo modo furono tratte in salvo diverse centinaia di persone.</p> <p align="justify"><img style="border-bottom: 0px; border-left: 0px; margin: 0px 10px 0px 0px; display: inline; border-top: 0px; border-right: 0px" title="I simboli della Brigata Ebraica, voluta fortemente da Winston Churchill, a cui fu concesso l'emblema della Stella di David" border="0" alt="I simboli della Brigata Ebraica, voluta fortemente da Winston Churchill, a cui fu concesso l'emblema della Stella di David" align="left" src="http://basch.altervista.org/_altervista_ht/immagini/storiadisraele/Lasecondaguerramondiale_129B5/jewish_brigade_thumb.jpg" width="200" height="152"> Il Primo Ministro inglese stabilì anche che le <a href="http://storiadisraele.blogspot.com/2010/09/la-limitazione-dellimmigrazione-ebraica.html">restrizioni sull’immigrazione ebraica</a> introdotte nel maggio del 1939 non avrebbero dovuto riguardare coloro che provenivano dai paesi occupati dalla Germania. Come risultato, nel 1944 più di 6000 persone riuscirono a raggiungere la terra destinata a diventare il loro Stato. Nell’estate del 1944 gli inglesi riconobbero agli ebrei palestinesi una propria formazione militare, la <strong>Brigata Ebraica</strong>, con il simbolo della Stella di David. Questa formazione combattè con grande valore in Italia, allineandosi agli Alleati.</p> Unknownnoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-7955289444061222227.post-5338609400646188622010-08-31T16:50:00.000+02:002010-10-19T23:12:00.963+02:00Intensificazione del conflitto<p align="justify"><img style="border-bottom: 0px; border-left: 0px; margin: 0px auto; display: block; float: none; border-top: 0px; border-right: 0px" title="La nave Exodus, con a bordo circa 4000 profughi ebrei sopravvissuti alla Shoah. Proveniente dalla Germania, la nave fu intercettata dagli inglesi e costretta a ripercorrere l'intero viaggio a ritroso." border="0" alt="La nave Exodus, con a bordo circa 4000 profughi ebrei sopravvissuti alla Shoah. Proveniente dalla Germania, la nave fu intercettata dagli inglesi e costretta a ripercorrere l'intero viaggio a ritroso." src="http://basch.altervista.org/_altervista_ht/immagini/storiadisraele/Intensificazionedelconflitto_12B82/Exodus_thumb.jpg" width="525" height="338"></p> <p align="justify">Con la sconfitta della Germania, sancita nel maggio del 1945, decine di migliaia di ebrei festeggiarono la vittoria per le strade di Tel Aviv, convinti che la vittoria nei confronti di Hitler avrebbe comportato la creazione dello Stato ebraico.</p> <p align="justify">Tra i sopravvissuti della Shoah, circa 100 mila persone sognavano di andare a vivere in Palestina. In particolare in Polonia e nella Russia occidentale, le comunità erano state scacciate e la popolazione locale si era impadronita delle case, dei negozi e delle proprietà degli ebrei, dunque non era disposta ad accoglierli nuovamente. Più di 1000 ebrei di ritorno nelle loro case in Polonia dopo la sconfitta nazista furono assassinati dai loro ex vicini.</p> <p align="justify"><img style="border-bottom: 0px; border-left: 0px; margin: 0px 0px 0px 10px; display: inline; border-top: 0px; border-right: 0px" title="Il presidente degli Stati Uniti Harry S. Truman" border="0" alt="Il presidente degli Stati Uniti Harry S. Truman" align="right" src="http://basch.altervista.org/_altervista_ht/immagini/storiadisraele/Intensificazionedelconflitto_12B82/7978747634b7ad0ea39235_thumb.jpg" width="200" height="309"> Quando le elezioni in Inghilterra del 26 luglio 1945 costrinsero Churchill ad essere sostituito nel ruolo di Primo Ministro da <strong>Clement Attlee</strong>, il nuovo ministro degli Esteri <strong>Ernest Bevin</strong> insistette affinché fossero mantenute le <a href="http://storiadisraele.blogspot.com/2010/09/la-limitazione-dellimmigrazione-ebraica.html" target="_blank">restrizioni all’immigrazione ebraica</a> dell’anteguerra. Gli ebrei continuarono a giungere illegalmente in Palestina per anni, spesso ammassati su mezzi di fortuna: quelli che venivano intercettati <strong>erano condotti a Cipro</strong> dove i profughi venivano rinchiusi in campi di detenzione. Una nave dell’Haganah, la <strong>Exodus</strong>, proveniente dalla Germania con a bordo oltre 4000 migranti “illegali” sopravvissuti alla Shoah, <a href="http://storiadisraele.blogspot.com/2010/09/certificato-di-una-donna-ebrea-illegale.html" target="_blank">fu costretta dagli inglesi</a> a ripercorrere l’intero viaggio a ritroso: in seguito a ciò l’ex segretario del Tesoro americano, Henry Morgenthau Jr, invocò l’intervento del presidente degli Stati Uniti <strong>Harry Truman</strong>. Questi rifiutò di intervenire e i rifugiati furono rimandati in Germania a bordo di tre navi, ed internati in un campo di detenzione inglese vicino Amburgo.</p> <p align="justify">Il conflitto tra ebrei palestinesi e le autorità del Mandato britannico si intensificò notevolmente durante il 1946. Il 16 giugno il <em>Palmach</em>, la forza speciale dell’Haganah, fece saltare in aria dieci strade e ponti ferroviari. Dodici giorni più tardi gli inglesi occuparono l’edificio dell’Agenzia Ebraica arrestando 3000 attivisti sionisti, tra i quali Yitzhak Rabin, che all’epoca era un giovane ufficiale del Palmach. Il giorno successivo le truppe inglesi sequestrò un arsenale di armi nel Kibbutz <em>Yagur</em>, nei pressi di Haifa.</p> <p align="justify"><img style="border-bottom: 0px; border-left: 0px; margin: 0px 10px 0px 0px; display: inline; border-top: 0px; border-right: 0px" title="Le macerie dell'hotel King David" border="0" alt="Le macerie dell'hotel King David" align="left" src="http://basch.altervista.org/_altervista_ht/immagini/storiadisraele/Intensificazionedelconflitto_12B82/IWME31975_thumb.jpg" width="300" height="301"> Il 22 luglio l’Irgun, guidato da Menachem Begin, fece esplodere un’ala dell’<strong>hotel King David</strong> di Gerusalemme, quartier generale dell’esercito britannico. Cinque piani e 25 camere sprofondarono causando la morte di 91 persone, tra cui anche molti ebrei ed arabi che lavoravano nell’edificio.</p> <p align="justify">Il 6 ottobre del 1946, nonostante tutto, l’Agenzia Ebraica riuscì a far costruire ben 11 Kibbutzim in una sola notte. Fu scelta la notte più sacra del calendario ebraico, quella che corrispondeva al giorno di espiazione (<em>Kippur</em>). Tra i fondatori vi erano ebrei provenienti da Bulgaria, Sud Africa e America Latina.</p> <p align="justify">L’Agenzia Ebraica continuò a pretendere il riconoscimento da parte degli inglesi di uno Stato ebraico nelle aree con ampia densità di città e villaggi popolati da ebrei. Gli attacchi dell’Irgun continuavano anche se questi erano denunciati e quindi non riconosciuti dalla stessa Agenzia Ebraica. Il 15 febbraio del 1947 il governo inglese, preso atto di aver perso definitivamente il controllo della Palestina (e avendo anche deciso di arrendersi in India, altro paese dell’Impero britannico che combatteva per l’indipendenza) annunciò di rimettere il proprio mandato sulla regione nelle mani dell’<strong>ONU</strong>, l’Organizzazione delle Nazioni Unite, che dopo il 1945 aveva preso il posto della Società delle Nazioni.</p> <p align="justify"><img style="border-bottom: 0px; border-left: 0px; margin: 0px 0px 0px 10px; display: inline; border-top: 0px; border-right: 0px" title="Armi rinvenute dagli inglesi presso il Kibbutz Yagur" border="0" alt="Armi rinvenute dagli inglesi presso il Kibbutz Yagur" align="right" src="http://basch.altervista.org/_altervista_ht/immagini/storiadisraele/Intensificazionedelconflitto_12B82/yagor_thumb.jpg" width="300" height="201">Un <strong>Comitato Speciale delle Nazioni Unite sulla Palestina</strong> (<em>UNSCOP</em>, da “United Nations Special Committee on Palestine”) visitò i sopravvissuti della Shoah nei campi profughi sparsi in Europa e il 1 settembre del 1947 raccomandò alle Nazioni Unite – come aveva già fatto la <a href="http://storiadisraele.blogspot.com/2010/08/laumento-delle-sommosse-arabe-e-la.html" target="_blank">Commissione Peel</a> dieci anni prima – il riconoscimento di due Stati sovrani separati, uno ebraico e l’altro arabo, con Gerusalemme e i suoi dintorni, inclusa Betlemme, che sarebbero dovute restare sotto il controllo dell’ONU.</p> Unknownnoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-7955289444061222227.post-36121002849077396532010-08-31T16:45:00.000+02:002010-09-24T23:50:49.936+02:00Telegramma inviato dall’Agenzia Ebraica all’ONU<p align="justify">Il telegramma inviato dall’Agenzia Ebraica il 26 agosto del 1947 per avvisare i membri dell’ONU sul fatto che gli inglesi stavano rispedendo i sopravvissuti della Shoah in Germania a bordo della nave Exodus.</p> <p><a href="http://cid-61c37ab565459a63.photos.live.com/play.aspx/Telegramma%20inviato%20dall%5E4Agenzia%20Ebraica%20all%5E4ONU" target="_blank"><img style="border-right-width: 0px; margin: 0px auto; display: block; float: none; border-top-width: 0px; border-bottom-width: 0px; border-left-width: 0px" title="Clicca per ingrandire e sfogliare" border="0" alt="Clicca per ingrandire e sfogliare" src="http://basch.altervista.org/_altervista_ht/immagini/storiadisraele/TelegrammainviatodallAgenziaEbraicaallON_1453C/01_3.jpg" width="525" height="378"></a></p> Unknownnoreply@blogger.com