Nel 1933 Adolf Hitler salì al potere in Germania. In conseguenza del ritorno dell’antisemitismo e all’aumento delle violenze contro gli ebrei in Europa, la Palestina improvvisamente divenne un luogo di rifugio urgente per coloro che avevano bisogno di salvarsi, anche se in precedenza avevano preferito restare nella Diaspora nonostante gli inviti dei Sionisti. Le immigrazioni di conseguenza aumentarono, e flussi di ebrei tedeschi ed austriaci giungevano in Palestina ogni settimana, con il benestare delle autorità del Mandato britannico. Alcuni andarono a lavorare nella fattorie, altri frequentarono l’Università Ebraica. L’ebraismo già presente in Palestina li accolse benevolmente e in circa sei anni giunsero nella regione più di 50 mila ebrei tedeschi ed austriaci. Come risultato di ciò, le città ebraiche ripresero lo stile del Centro Europa, riempendosi di coffee bar in stile austriaco. Anche Tel Aviv in quegli anni rispecchiava lo stile europeo di molti dei nuovi arrivati, con cinema, teatri, bar e ristoranti.
In seguito a questi flussi, nel 1936 esplose una nuova violenta protesta araba, dopo quella già avvenuta nel 1929, questa volta rivolta sia agli ebrei che agli inglesi. Gli arabi pretendevano la fine dell’immigrazione ebraica, nonchè la cancellazione di qualsiasi promessa di Stato ebraico. Gli inglesi usarono spesso la forza contro gli insorti e tentarono anche di arrestare il Mufti di Gerusalemme, che lasciò la Palestina, per ricomparire qualche tempo dopo come alleato di Hitler. Tentarono anche di riesaminare l’intera struttura del Mandato sulla regione, fondando una speciale commissione a tal proposito, con a capo Lord William Peel.
La soluzione proposta dalla Commissione Peel era radicale: dividere la Palestina in due Stati indipendenti l’uno dall’altro, uno ebraico (più piccolo) ed uno arabo, con la città di Gerusalemme e l’area circostante che sarebbe rimasta sotto il controllo del Mandato britannico. L’Agenzia Ebraica, con a capo David Ben-Gurion, pur dispiacendosi per Gerusalemme che sarebbe rimasta al di fuori dello Stato ebraico, accettò il piano di spartizione; gli arabi lo rifiutarono in toto perché contrari a qualsiasi diritto di Stato per gli ebrei, anche in aree della regione a maggioranza ebraica.
Gli arabi si sollevarono contro gli inglesi e intensificarono gli attacchi contro gli ebrei: bombe erano lanciate verso autobus e mercati, violenze si verificavano contro singole persone, case e campi coltivati. Gli ebrei di Palestina si divisero nelle modalità di reazione a tutto ciò: Ben-Gurion rifiutò categoricamente l’idea di rappresaglie contro gli arabi; contemporaneamente si formò un piccolo gruppo rivale, i Revisionisti, guidati da Vladimir Jabotinsky, in favore di ritorsioni anche violente.
L’impresa sionista faticò molto per mantenere la propria attività: sui terreni acquistati dal JNF ogni settimana veniva fondato qualche nuovo centro abitato, la cui prima costruzione era quasi sempre una torretta di controllo, che spesso veniva realizzata nel giro di una notte, atta a prevenire attacchi. Nel 1935 ebrei dalla Jugoslavia fondarono lo Sha’ar Ha-Amakim (“Porta per le Valli”), nell’entroterra di Haifa, in cui si sviluppò molto il porto; nella Valle del Giordano ebrei del Centro Europa fondarono il Tirat Zevi (“Castello di Zevi”) combinando fede religiosa e agricoltura.
All’intensificarsi dell’ostilità degli arabi nei confronti degli insediamenti ebraici, l’attività di autodifesa dell’Haganah incluse alcuni corsi nazionali per addestrare gli ufficiali in difese tecniche. L’Haganah fu aiutata anche da un ufficiale dell’esercito britannico, il Capitano Orde Wingate, che insegnò numerose tattiche di prevenzione notturna degli attacchi arabi.
Nonostante tutte queste sommosse, la creatività dell’ebraismo palestinese non sembrò risentirne eccessivamente: si moltiplicarono i giornali in lingua ebraica; la letteratura si sviluppò grazie ad una generazione di scrittori e poeti ebrei, tra cui vi fu Natan Alterman; fiorirono anche musica e teatro, anche grazie all’immigrazione dalla Germania che contribuì alla creazione della All Jewish Palestine Orchestra, fondata nel 1936 dal polacco Bronislaw Huberman, che riuscì a far condurre i concerti di apertura di Tel Aviv e Gerusalemme da Arturo Toscanini.