Anche mentre le rivolte arabe del 1936 erano all’apice della loro virulenza, giovani pionieri ebrei continuarono a stabilire insediamenti su territori sterili che erano determinati a coltivare. Nella valle Jezreel sorse il Kibbutz Ha-Zorca (“Il Seminatore”) e l’anno successivo nella costa orientale del Mare di Galilea fu fondato il Kibbutz Ein Gev (“Acqua Sacra”). Trent’anni dopo uno dei fondatori di questo Kibbutz, Teddy Kollek, divenne sindaco di Gerusalemme. Nel 1938 nacque l’Hadassah Hospital, sulla cima del Monte Scopus a Gerusalemme, che rappresentò un passo fondamentale per l’impresa ebraica in Palestina: si trattava dell’ospedale più moderno dell’intero Medio Oriente, e le sue dotazioni furono messe a disposizione sia agli ebrei che agli arabi della regione e dei paesi confinanti.
Ma questi ultimi consideravano gli insediamenti e le infrastrutture degli ebrei come una forma di colonizzazione della regione, che andava ad aggiungersi a quella inglese: per loro infatti i nuovi venuti erano semplicemente un popolo straniero, alleato della potenza coloniale britannica. L’elevatissima alfabetizzazione e le capacità imprenditoriali, organizzative, tecniche e scientifiche di cui gli ebrei davano prova da anni contribuivano ad aumentare l’ostilità degli arabi, anche se spesso erano anche loro stessi a trarne benefici. All’epoca in cui le loro rivolte iniziarono erano presenti circa 100 mila ebrei in Palestina e più di 600 mila arabi. Questi ultimi pretendevano di governare e gestire l’intera regione, ammettendo chiaramente che una volta assunto il suo controllo avrebbero interrotto le immigrazioni ebraiche. Ai disordini provocati dagli arabi rispondeva con la forza il movimento dei Revisionisti, con a capo Vladimir Jabotinsky, a cui partecipavano numerosi attivisti che propugnavano anche la salvaguardia dell’immigrazione ebraica. Il movimento Sionista accusò il movimento di militarismo e persino di avere inclinazioni fasciste.
La Gran Bretagna, nel tentativo di placare la rabbia degli arabi e di non inimicarseli eccessivamente, decise di imporre delle drastiche limitazioni all’immigrazione ebraica. Nel maggio del 1939 (circa sei mesi dopo la Notte dei Cristalli in Germania) il governo inglese rilasciò un documento, il cosiddetto Foglio Bianco di Palestina (Palestine White Paper): in esso si stabiliva che non più di 50 mila ebrei sarebbero stati accettati in Palestina entro i successivi cinque anni, con ulteriori 25 mila visti (meglio conosciuti come Certificati di Palestina) a disposizione solo per casi eccezionali. Anche il diritto di acquistare terre in Palestina fu drasticamente limitato per gli ebrei. Era nelle intenzioni degli inglesi introdurre nel 1944, cinque anni dopo la promulgazione del White Paper, delle istituzioni di autogoverno locale da cui gli arabi avrebbero avuto il potere di interrompere ulteriori ingressi di ebrei, assicurandosi in questo modo di costituire ancora la maggioranza della popolazione.
Gli ebrei palestinesi e quelli tedeschi ed austriaci, che proprio in quel periodo con l’aumentare dell’antisemitismo e delle violenze contro di loro avevano l’urgenza di emigrare per assicurarsi la salvezza e che dunque necessitavano dei Certificati di Palestina, erano scoinvolti. Soprannominarono il White Paper “Black Paper” (“Foglio Nero”), manifestarono contro la sua promulgazione e fecero appello al buon senso di alcune personalità inglesi nel tentativo riaprire gli ingressi della Palestina. Winston Churchill e un piccolo gruppo di parlamentari li supportarono, ma Churchill non era al governo e la maggioranza di governo era invece solida.
In Germania alcuni diplomatici inglesi, tra cui il Capitan Frank Foley, all’epoca ufficiale del Controllo Passaporti a Berlino, agirono individualmente facendo il possibile anche venendo meno ai loro ruoli per permettere agli ebrei di giungere in Palestina. Ne giunsero quindi alcune migliaia senza certificati: questi furono denominati “illegali”. Molti furono catturati ed internati dagli inglesi nel tentativo di sbarcare. Questo tipo di immigrazione illegale prese il nome di Aliyah Bet.
A distanza di quattro mesi dalla promulgazione del Palestine White Paper, la Germania invase la Polonia e la Gran Bretagna dichiarò guerra alla Germania. Gli ebrei palestinesi erano consci del fatto che una eventuale vittoria tedesca sarebbe stata catastrofica. David Ben-Gurion annunciò, nel suo più grande atto di statista, che gli ebrei palestinesi “combatteranno in guerra come se non esistesse il White Paper, e combatteranno il White Paper come se non ci fosse la guerra”. Inglesi ed ebrei erano dunque alleati e nemici contemporaneamente: gli ebrei desideravano combattere Hitler allo stesso modo in cui desideravano la nascita di un loro Stato.