Indipendenza dell’Egitto: ascesa di Nasser
Ricollegandoci a quanto già detto, in Egitto negli anni ‘20 si diffuse un sentimento antibritannico, fomentato principalmente dalla Fratellanza Musulmana, in seguito alle persistenti ingerenze inglesi negli affari del paese, che continuarono anche dopo la proclamazione di indipendenza del 1922: principalmente si contestava la presenza straniera nel Canale di Suez e di particolare interesse era anche la questione del Sudan, occupato da forze britanniche.
Primo ministro egiziano dal 1928 fu Mustafa Nahas Pasha, mentre il re già dal 1922 era Fuad, sovrano vicino agli interessi britannici. Questi morì nel 1936 e fu sostituito dal suo unico figlio Faruk di soli 16 anni, che assunse il potere l’anno successivo quando raggiunse la maggiore età a 17 anni.
All’interno del paese nel 1936 si verificarono numerosi disordini e il governo egiziano, presieduto dal partito nazionalista del Wafd, strinse con gli inglesi un trattato di evacuazione dal paese, con in cambio un accordo di alleanza e amicizia contenente cinque punti essenziali:
- Alleanza fra i due paesi per la durata di 20 anni, rinnovabile;
- Aiuto della Gran Bretagna per la difesa del Canale di Suez fino alla completa autonomia di gestione da parte dell’Egitto;
- Costruzione di strade, ponti, ecc.; il tutto a spese dell’Egitto;
- Condominio del Sudan;
- Appoggio inglese per l’ingresso dell’Egitto nella Società delle Nazioni.
Questo accordo, dunque, permise ai britannici di mantenere delle truppe nel Canale di Suez.
Durante la Seconda Guerra Mondiale l’Egitto si schierò a fianco della Gran Bretagna senza entrare in guerra, ma solo concedendo la disponibilità delle vie di comunicazione attraverso il proprio territorio. Nel 1942 l’esercito tedesco condotto da Rommel occupò alcuni sobborghi di Alessandria d’Egitto, ma di lì a poco le forze alleate prevalsero obbligando Rommel a ritirarsi.
Nel 1944 divenne Primo ministro Ahmed Mahir, che era sostenuto da indipendentisti e da nazionalisti. L’Egitto divenne il centro propulsore della Lega Araba (che all’epoca comprendeva anche Iraq, Siria, Transgiordania, Libano, Arabia Saudita e Yemen) e nel marzo 1945 dichiarò formalmente guerra alla Germania, guadagnando così, come alleato belligerante, l’entrata nell’ONU.
Alla fine del conflitto l’Egitto chiese alla Gran Bretagna la completa indipendenza, annullando i vincoli dettati dall’accordo del 1936, il ritiro di tutte le truppe inglesi dal Canale di Suez e di esprimere la propria sovranità sul Sudan.
Ma fu proprio su quest’ultimo punto che le trattative si arenarono: mentre infatti l’Egitto pretendeva la completa annessione del Sudan, si era formato un movimento indipendentista sudanese che pretendeva l’autodeterminazione del paese nei confronti di qualsiasi dominio straniero. La soluzione della vertenza fu demandata all’ONU che la rinviò “sine die”. Nel frattempo la Lega Araba risolse con la Gran Bretagna la questione dell’indipendenza della Libia.
Dopo la Seconda Guerra Mondiale vi fu una vera e propria rivoluzione, politica, sociale ed economica, che partì dall’Egitto, ma si diffuse rapidamente in tutta la regione. Caratteristiche di tale rivoluzione furono anche la forte crescita demografica, l’abbandono progressivo delle campagne, lo sviluppo caotico delle città, e soprattutto l’avvento al potere di classi nuove.
La bruciante sconfitta subìta dall’Egitto nella guerra del 1948 contro Israele determinò la crisi irreversibile del regime infeudato agli inglesi che faceva capo a re Faruk. Il 23 luglio del 1952, pertanto, i cosiddetti Liberi Ufficiali facendosi interpreti del crescente malcontento nazionale, deposero il sovrano e proclamarono la repubblica (giugno 1953), della quale – dopo una breve presidenza di Mohammed Neghib – divenne capo indiscusso uno dei più prestigiosi leader del golpe rivoluzionario: il colonnello Gamal Abdel Nasser. Egli partecipò attivamente alla guerra contro Israele del 1948, constatando in prima persona l’inefficienza dell’esercito egiziano. Il suo carisma personale venne a lungo seguito e imitato da molti altri Stati arabi, che uno dopo l’altro ottennero la loro indipendenza in quegli anni.
Deciso a salvaguardare la piena indipendenza del suo paese, Nasser concluse con l’Inghilterra un accordo, per il quale gli inglesi avrebbero dovuto sgomberare il Canale di Suez, a patto che l’Egitto chiedesse loro aiuto in caso di minacce di aggressioni militari esterne. In questo modo l’Inghilterra mirava a conservare una sorta di protettorato molto attenuato sull’Egitto. Ma i propositi di Nasser erano ben diversi.
Con il golpe i Liberi Ufficiali volevano togliere di mezzo re Faruk, considerato il massimo responsabile per la sconfitta del 1948; in secondo luogo volevano riscattare l’“orgoglio arabo”, umiliato dalla dominazione europea e dal sionismo, che gli arabi consideravano creatura e conseguenza di quella dominazione.
Nel giro di tre anni, sotto la guida di Nasser, furono smantellati tutti i pilastri del vecchio sistema. Nel 1955 l’esercito egiziano assunse direttamente il compito di difendere il canale di Suez subentrando alle truppe inglesi.
Tutto questo fu fatto in nome del nazionalismo arabo e del panarabismo: cioè in nome di nuove ideologie, che non si rifacevano al “glorioso passato islamico” ma si proclamavano radicalmente laiche.
Il nazionalismo arabo diventò una vera e propria ideologia di Stato, sia in Egitto sia in Siria, Iraq e Algeria e si propose di emancipare i popoli arabi da tutte le forme di dominazione straniera, di unirli sempre più strettamente tra loro, come voleva appunto il panarabismo, attuando in ogni Stato riforme sociali ed economiche ispirate a una maggiore eguaglianza sociale e al progresso. Tanto che si parlò, a questo proposito, di una sorta di socialismo arabo.
Indipendenza della Siria
La Siria alla fine della Prima Guerra Mondiale fu affidata alla sovranità di Feisal Husseini (che divenne anche re dell’Iraq) e assegnata ad un mandato francese, durante il quale si alternarono rivolte, collaborazione e negoziati per la piena indipendenza. Durante la Seconda Guerra Mondiale e in seguito all’invasione tedesca in Francia, la Siria fu sottoposta al controllo nazista, contro cui lottarono anche gli ebrei di Palestina.
Nella seconda metà del maggio 1945 a Damasco dieci giorni di manifestazioni ininterrotte furono seguiti da un bombardamento di 36 ore, ma grazie alle pressioni della Gran Bretagna a luglio il comando delle forze armate passò in mani siriane. L’indipendenza fu riconosciuta a partire dal 1 gennaio 1946 e le ultime truppe straniere lasciarono il paese il 17 aprile dello stesso anno.
A seguito dell’indipendenza si ebbe un periodo di instabilità, costellato da numerosi cambi di governo e tredici colpi di Stato, il primo dei quali nel 1949 a seguito della sconfitta nella guerra arabo-israeliana del 1948, cui fece seguito nel 1958 l’unione con l’Egitto nella Repubblica Araba Unita (RAU), da cui si distaccherà solo tre anni dopo, nel 1961 a causa di divergenze sulla linea politica.
Indipendenza dell’Iraq
Al termine del primo conflitto mondiale l’Iraq fu sottoposto a mandato britannico dal 1920, che ebbe fine nel 1932, quando il paese ottenne una maggiore indipendenza, seppur non del tutto completa.
La monarchia fu rovesciata nel 1941 da un colpo di Stato sostenuto dalla Germania nazista e perciò represso dai britannici: i combattimenti fecero un migliaio di morti e il movente politico fu un pretesto per intraprendere, tra il 1 e il 3 giugno di quell’anno, la prima più eclatante persecuzione ebraica irachena, il Farhud (“rottura dell’ordine e della legge”).
Alla fine della Seconda Guerra Mondiale la monarchia di re Feisal II perseguì una linea filo-occidentale, ma il 14 luglio 1958 un secondo colpo di Stato, attuato dal comitato dei Liberi Ufficiali guidati dal generale Abd Al Karim Kassem, istituì la repubblica giustiziando la famiglia reale perseguendo una linea nazionalista e neutralista.
Nel 1963 un terzo colpo di Stato uccise Kassem e porta al potere il partito Baath, sostenuto dall’Egitto di Nasser, segnando l’inizio della carriera politica di Saddam Hussein. Tuttavia un quarto colpo di Stato rovesciò il partito Baath, che ritornò al potere con Ahmed Hassan Al-Bakr (parente di Saddam Hussein) solo nel 1968 a seguito di un quinto golpe.
Indipendenza della Giordania
La Transgiordania, che era sotto il mandato britannico dalla fine della Prima Guerra Mondiale, fu affidata a re Abdullah I Husseini e ottenne l’indipendenza nel 1946. Nel 1948 partecipò attivamente alla prima guerra arabo-israeliana, e grazie all’indispensabile apporto del generale britannico John Glubb fu l’unico paese ad uscire parzialmente vincitore dal conflitto, conquistando Gerusalemme Est e la Cisgiordania. In seguito all’annessione di questi territori la Transgiordania cambiò nome in Giordania.
Gli altri Stati, che avevano rifiutato l’accordo con Israele, accusarono re Abdullah di aver tradito la loro causa. Nel 1951 il sovrano fu assassinato a Gerusalemme e fu sostituito al potere dal figlio Talal, a cui successe dopo un solo anno (a causa di problemi di salute) suo figlio Hussein (meglio conosciuto in seguito come Hussein di Giordania), all’epoca appena diciottenne.
Il suo primo importante provvedimento fu l’unione federale con l’Iraq, all’epoca governato da re Feisal II, suo cugino. Tuttavia l’unione durò solo pochi anni, fino a quando il re iracheno non fu assassinato nel golpe del 1958. Nasser tentò di rovesciare anche la monarchia in Giordania, ma fallì. Re Hussein nei suoi primi anni di sovranità favorì l’apertura del suo Stato verso l’Occidente, ottenendo anche diversi aiuti dagli Stati Uniti.
Indipendenza del Libano
Alla fine della Prima Guerra Mondiale la Società delle Nazioni affidò la Grande Siria, comprendente anche le cinque province che oggi costituiscono il Libano, al controllo della Francia attraverso un mandato. Tuttavia a partire dal 1920 la Francia istituì come indipendente (sotto proprio mandato) lo Stato del Grande Libano, la cui popolazione era in gran maggioranza cristiana (principalmente maronita) ma con ampie componenti arabe (sciite e sunnite) e druse. La capitale del nuovo Stato era Beirut. Nel 1926 la Francia istituì la Repubblica Libanese, da quel momento in poi separata dalla Siria anche se amministrata sotto lo stesso mandato.
Il Libano ottenne l’indipendenza nel 1943, mentre la Francia era occupata dalla Germania nazista e sotto il regime di Vichy, dopo che il paese fu occupato dalle forze britanniche (aiutate anche dagli ebrei palestinesi che si schierarono a loro favore): si tennero le elezioni e il governo che ne scaturì abolì unilateralmente il mandato. I francesi inizialmente arrestarono i membri del governo, ma li rilasciarono il 22 novembre 1943 accettando l’indipendenza del Libano. Solo nel 1946 le truppe francesi abbandonarono il paese.
Nel 1947 il Libano non accettò il piano di spartizione ONU della Palestina, e quando assieme alla Lega Araba dichiarò guerra al neonato Stato ebraico il Libano non invase il paese ma si limitò a dare sostegno logistico all’esercito di liberazione arabo. Alla fine del conflitto fu stipulato un armistizio tra Israele e Libano nel 1949.
IranIn Iran, sotto l’egemonia inglese e governato dalla dinastia dei Pahlavi fondata da Reza Scià, nel 1951 assunse la presidenza Mohammed Mossadeq. Quest’ultimo tentò di liberare il suo paese dagli influssi stranieri nazionalizzando l’Anglo-Iranian Oli Company mentre il figlio e successore di Reza Scià, Mohammed Reza Pahlavi, fuggiva all’estero per non avallare i propositi “rivoluzionari” del suo primo ministro. Tuttavia in seguito a ciò, le compagnie petrolifere anglo-americane, spalleggiate dai rispettivi governi, promossero un blocco economico che ridussero l’Iran alla fame. Nell’agosto del 1953 Mossadeq venne rovesciato da un colpo di Stato militare appoggiato dalla CIA (Central Intelligence Agency), cioè dai servizi segreti americani. Lo scià rientrò quindi in Iran, e da quel momento, mentre nella politica interna tentava di ammodernare tecnicamente il paese a tappe forzate, nella politica estera si legava di stretta amicizia con gli Stati Uniti, subentrati all’Inghilterra come potenza egemone in Medio Oriente.