Più di 30 mila volontari ebrei palestinesi presero parte alla seconda guerra mondiale per combattere dalla parte degli Alleati. Sono numerosi i cimiteri che ancora oggi conservano le spoglie degli ebrei caduti in guerra in Grecia, Nord Africa, Italia ed Europa settentrionale.
L’Haganah partecipò nel 1941 alla battaglia contro i francesi di Vichy (sotto il controllo tedesco) in Libano e Siria: vi prese parte anche Moshè Dayan, che perse un occhio nel mezzo dei combattimenti. Ma all’interno della Palestina l’opposizione araba alla minoranza ebraica non diminuì. Di conseguenza l’Haganah intensificò gli addestramenti per prepararsi a difendere le comunità ebraiche da un eventuale attacco arabo su vasta scala. Nuovi centri abitati furono stabiliti sulle terre di proprietà dell’Agenzia Ebraica, tra cui quello di Kfar Blum.
Nel maggio del 1942 al Biltmore Hotel di New York Ben-Gurion organizzò una conferenza dei leader sionisti, promettendo che alla fine della guerra l’Agenzia Ebraica avrebbe chiesto la creazione di uno Stato ebraico sovrano in Palestina. La sua speranza consisteva nel portare i sopravvissuti della Shoah in Palestina, di cui si cominciavano ad avere le prime notizie proprio in quell’anno. Secondo le sue previsioni sarebbero morti circa un milione di persone a fronte di circa 5 milioni di sopravvissuti: in realtà si sarebbe scoperto che alla fine della guerra gli ebrei morti erano sei milioni e i sopravvissuti meno di 250 mila.
Il braccio armato del movimento Revisionista, l’Irgun (abbreviazione di Irgun Zvai Leumi, cioè “Organizzazione Militare Nazionale”), guidato da Menachem Begin, uno dei futuri Primi Ministri israeliani, contrapponendosi alla stessa Haganah che era un’organizzazione di difesa, sosteneva che il potere poteva essere ottenuto solo con la forza. Invocando la rivolta degli ebrei palestinesi contro gli inglesi, i membri dell’Irgun cominciarono ad uccidere soldati e poliziotti inglesi mediante azioni terroristiche. Ben-Gurion condannò queste azioni, ma l’Irgun era inamovibile nel voler perseguire i suoi obiettivi con questi metodi. Vi furono anche altri gruppi, ancor più estremisti, che intrapresero la via degli atti terroristici: si trattava della Banda Stern, dal nome del suo leader Abraham Stern, a cui successe un altro gruppo, il Lehi (da Lohamei Herut Israel, “combattenti per la libertà di Israele”), guidato da un altro futuro Primo Ministro israeliano, Yitzhak Shamir.
Nel 1944 decine di volontari ebrei palestinesi si calarono con il paracadute dietro le linee dell’esercito tedesco: scopi di questa pericolosissima missione erano fornire gli Alleati di informazioni di intelligence e alleviare le sofferenze degli ebrei europei sotto il dominio tedesco. Molti di questi paracadutisti furono scoperti dai nazisti e da loro torturati ed uccisi. Tra questi vi furono Hannah Senesz, torturata ed uccisa a Budapest il 4 novembre del 1944, e Enzo Sereni, morto nel campo di Dachau due settimane dopo.
Per aiutare gli ebrei, il figlio di Churchill, Randolph Churchill, lui stesso calatosi dietro le linee tedesche in Jugoslavia, suggerì al padre, divenuto Primo Ministro nel 1940, di utilizzare gli aerei, che solitamente servivano per i rifornimenti dei partigiani antinazisti di Tito, per condurre più ebrei possibile fuori dall’Italia verso la Jugoslavia, con l’intento di portarli in salvo. Churchill riportò il suggerimento a Tito che accettò e in questo modo furono tratte in salvo diverse centinaia di persone.
Il Primo Ministro inglese stabilì anche che le restrizioni sull’immigrazione ebraica introdotte nel maggio del 1939 non avrebbero dovuto riguardare coloro che provenivano dai paesi occupati dalla Germania. Come risultato, nel 1944 più di 6000 persone riuscirono a raggiungere la terra destinata a diventare il loro Stato. Nell’estate del 1944 gli inglesi riconobbero agli ebrei palestinesi una propria formazione militare, la Brigata Ebraica, con il simbolo della Stella di David. Questa formazione combattè con grande valore in Italia, allineandosi agli Alleati.