Il primo conflitto arabo-israeliano: la guerra di indipendenza

Soldati dell'Haganah che evacuano un civile ferito durante il bombardamento di Tel Aviv da parte dell'aviazione egiziana. Passarono solo poche ore dalla sua indipendenza, il 14 maggio 1948, perché Israele si ritrovasse in guerra. Cinque eserciti arabi, incluse anche le truppe dell’Iraq, attaccarono contemporaneamente lo Stato ebraico attraverso tutti i suoi confini; aerei da guerra egiziani bombardarono la città di Tel Aviv.

Non fu solo Gerusalemme dunque ad essere assediata, ma anche molte altre città furono di fatto tagliate fuori dal resto del paese. Da Naharia per esempio, città fondata prima della seconda guerra Mondiale, per un periodo era possibile raggiungere Tel Aviv solo via mare. Sulla terraferma le due città erano scollegate e le forze arabe provenienti da est si avvicinarono a soli 10 km da Tel Aviv.

Yitzhak RabinUn’altra minaccia per la sopravvivenza di Israele arrivò dal nord, dove le truppe e i carri armati siriani attaccarono dalle alture del Golan diversi villaggi ebraici nei pressi del fiume Giordano, distruggendoli: riuscirono a raggiungere l’entrata del Kibbutz Deganya, dove il 20 maggio l’avanzata fu arginata. Ancora oggi uno dei carri armati siriani è all’ingresso del Kibbutz per ricordare quella battaglia.

L’Israel Defence Force era in inferiorità numerica e di armamenti: tuttavia era meglio organizzata sul territorio (che non era vasto e quindi facilmente gestibile) ed era ben addestrata (anche perché la possibilità di un attacco arabo su vasta scala era stata già considerata dai più previdenti). In aggiunta a ciò, giunsero trenta aerei militari dalla Cecoslovacchia. La loro prima azione, eseguita dai primi quattro velivoli che giunsero in Israele, avvenne il 29 maggio contro le forze egiziane stanziate a meno di 32 km a sud di Tel Aviv, che si stavano preparando all’attacco. Aerei B17 giunsero dagli Stati Uniti guidati da piloti volontari appena in tempo per bombardare le truppe arabe stanziate nei pressi di Amman e Damasco. Cinquemila volontari, molti dei quali veterani degli Stati Alleati nella seconda guerra Mondiale, giunsero a combattere dalla parte di Israele: questi formarono il Mahal, acronimo di mitnavdei hutz laharetz (“volontari dall’estero”). Inoltre, una nave precedentemente destinata al trasporto degli immigrati illegali fu trasformata in nave da guerra e attaccò le truppe egiziane a Gaza. A nord della Striscia gli egiziani conquistarono Yad Mordechai, fondata nel 1943 da immigrati polacchi.

La nave Altalena a Tel Aviv distrutta dall'esercito israeliano: a bordo vi erano armi illegali che l'Irgun voleva far entrare in Israele. Ma ben presto l’attenzione del governo israeliano, presieduto da Ben-Gurion, fu costretta ad incentrarsi, oltre che sui nemici arabi, anche sullo scontro interno tra l’Agenzia Ebraica e l’Irgun. Il leader del braccio armato, Menachem Begin, per armare il suo movimento tentò di far entrare illegalmente nel nuovo Stato delle armi sulla nave Altalena. Il 21 giugno Ben-Gurion, che vedeva con sospetto la creazione di un movimento militare indipendente in Israele, aprì il fuoco contro le truppe stanziate sulla costa per prevenire l’arrivo della Altalena, con il suo carico di armamenti (oltre che di immigrati). Le truppe dell’Irgun risposero al fuoco e gli ebrei si ritrovarono di fatto a combattere anche tra di loro nel bel mezzo della guerra per la sopravvivenza del loro Stato. Dalla nave comunque i nuovi arrivati nella regione combatterono valorosamente nel campo di battaglia, perdendo in molti casi la vita.

Il conte Folke Bernadotte Il lavoro diplomatico dell’ONU continuò anche dopo la Risoluzione del 1947: fu inviato nella regione come mediatore il conte Folke Bernadotte, che lavorò per nuovi accordi tra le parti, riuscendo ad ottenere diverse tregue momentanee. Una proposta da lui presentata prevedeva, tra le altre cose, l’istituzione di Haifa come porto libero, l’assegnazione della Galilea agli ebrei e del deserto del Negev e delle città di Lydda e Ramle (strategicamente importanti per il collegamento dello Stato ebraico con Gerusalemme) agli arabi. Inoltre, Bernadotte spinse per il ritorno degli arabi esuli dalle zone sotto il controllo ebraico o, in alternativa, per un risarcimento da parte dello Stato di Israele. Il conte definì “incidenti” gli attacchi perpetrati dagli arabi, cosa che fece indispettire la dirigenza ebraica, ma soprattutto i gruppi illegali. Accusato di essere filo-arabo, nel settembre del 1948 il conte fu assassinato dal gruppo Lehi in un attentato.

La bandiera israeliana issata ad Eilat nel 1949. Gli eserciti arabi continuarono la loro avanzata su tutti i fronti. All’inizio di luglio, gli egiziani conquistarono Kfar Darom, l’unico villaggio ebraico nella Striscia di Gaza. Nella valle del Giordano alcuni contadini ebrei furono cacciati dalla Legione Araba e i loro villaggi furono distrutti. Le truppe siriane e irachene tolsero ogni collegamento tra la zona ebraica di Gerusalemme e la costa, fino a quando non fu la brigata comandata da Yitzhak Rabin a liberarla e a ristabilire il controllo sul corridoio di Gerusalemme. Rabin aveva anche un piano per conquistare la zona est della città, ma non fu approvato dai suoi superiori e non poté procedere.

A sud la guerra tra le truppe israeliane e quelle egiziane fu feroce e prolungata. Un ufficiale dell’esercito egiziano che combatté in guerra fu Gamal Abdel Nasser, futuro rais del paese. Solo nel febbraio del 1949 fu firmato un armistizio con la mediazione delle Nazioni Unite. Stando all’accordo, l’esercito israeliano dovette abbandonare le zone del deserto del Sinai che aveva conquistato e all’Egitto fu dato il controllo della Striscia di Gaza.

Il monumento che ancora oggi commemora la conquista di Eilat avvenuta nel 1949.L’11 marzo le truppe israeliane raggiunsero Umm Rash-rash, sulla punta nord del Golfo dell’Aqaba, issando la bandiera con la Stella di David nei pressi di quella che in passato era una stazione di polizia inglese: in circa un decennio Umm Rash-rash sarebbe diventata il porto, nonchè meta turistica, di Eilat.

La guerra terminò con lo Stato di Israele che controllava un territorio decisamente più vasto di quello assegnatogli dall’ONU nel 1947, inclusi la zona ovest e il Corridoio di Gerusalemme; ma perse anche il controllo di molte zone importanti, come il quartiere ebraico, la città vecchia di Gerusalemme, la Galilea, le zone dell’Università Ebraica, dell’Hadassah Hospital e i vari villaggi ebraici nella zona della Valle del Giordano. Il costo della guerra, in termini di vite umane, fu elevato: su una popolazione totale di 650 mila persone morirono circa 4 mila soldati e 2 mila civili.

Il 3 aprile del 1949, i negoziatori israeliani, tra cui Yitzhak Rabin, raggiunsero l’isola greca di Rodi per firmare un armistizio con la Giordania (nome che assunse la Transgiordania dopo le conquiste effettuate nella guerra contro lo Stato ebraico), che avrebbe avuto il controllo del West Bank e della zona orientale di Gerusalemme. Gli ebrei che vi abitavano dovettero abbandonare l’area e tornare in Israele.

Armistizio 1949

Elenco delle parole chiave, dei luoghi e dei personaggi storici

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